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The Underground Railroad 1×06 – Chapter Six: Tennessee – ProverbsTEMPO DI LETTURA 3 min

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The Underground Railroad 1x06 recensioneLa serie creata da Barry Jenkins continua a raccontare il viaggio di Ridgeway, Homer e Cora che stavolta arrivano in Tennessee, dove Arnold sembra stare malvolentieri, a causa di una travagliata storia famigliare viste le passate divergenze con la figura paterna.
Nonostante l’ottima resa visiva, qualche debolezza narrativa di troppo (come la fuga abbastanza forzata di Cora) e diversi problemi presenti sin dal pilot, non permettono a questo prodotto televisivo di convincere a pieno.

ARNOLD RIDGEWAY


Il cacciatore di schiavi negli ultimi episodi ha guadagnato screen time divenendo uno dei protagonisti della serie insieme a Cora: infatti da “Chapter Four” la serie di casa Amazon ha iniziato ad approfondire il personaggio, fornendo allo spettatore un background psicologico più ampio.
Ed è in questo “Chapter Six”, con il ritorno a casa di Arnold, che lo show continua il focus narrativo mettendo in mostra la vera anima di Ridgeway in tutto il suo malessere interiore, ben presto trasformatosi in crudeltà e assoluta mancanza di pietà.
Da segnalare inoltre l’ottima prova attoriale di Joel Edgerton che riesce ad esprimere grazie alla sua bravura tutto il tormento che accompagna il personaggio durante il suo viaggio, per un character complesso e non facile da interpretare sullo schermo. Chapeau.

DESTINO MANIFESTO


Spiegare in poche righe cosa sia la teoria del destino manifesto e le enormi implicazioni che ha avuto in passato è impresa ardua, ma si può affermare senza dubbio che  questa convinzione della superiorità della razza bianca anglosassone, destinata inevitabilmente e giustamente ad espandersi e conquistare nuove terre, fornendo una giustificazione politica e religiosa al riguardo, ha caratterizzato la società statunitense per diversi secoli, alimentandone gli aspetti peggiori.
Prima usata per giustificare il genocidio degli indigeni nordamericani e in seguito la schiavitù dei neri, ha fornito poi la base ideologica per giustificare il colonialismo americano fuori dagli Stati Uniti.
Seppur breve, la spiegazione di Ridgeway è molto d’impatto e utile a capire determinati meccanismi dell’epoca. Il fatto che la serie abbia deciso di menzionare tale fenomeno è sicuramente positivo, anche se qualche approfondimento al riguardo non avrebbe certo guastato.

IL “VIZIETTO” DI AMAZON PRIME VIDEO


Non si parla certo dei celebri film con Ugo Tognazzi e Michel Serrault (tra l’altro in catalogo proprio sulla piattaforma) ma di una caratteristica che contraddistingue diverse serie del catalogo Amazon: infatti da The Romanoffs a Too Old To Die Young, The Underground Railroad conferma un certo masochismo per quanto riguarda la durata biblica degli episodi.
Lo show creato da Barry Jenkins, come le altre serie citate d’altronde, gode di un ottimo comparto tecnico, soprattutto per quanto riguarda la regia e la fotografia, arricchito ulteriormente da un singolare misticismo che permea gli episodi e rende il prodotto televisivo di altà qualità.
Tuttavia non basta la sola qualità per rendere una serie godibile, visto che il minutaggio eccessivo e la lentezza generale della narrazione, caratterizzata da un ritmo molto molto basso, finiscono inevitabilmente per compromettere la generale riuscita della serie.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Finalmente un episodio più dinamico…
  • Finalmente notizie sulla sorte di Caesar…
  • L’ottima interpretazione tormentata di Joel Edgerton
  • A livello tecnico la serie è senza dubbio di alta qualità
  • Destino Manifesto
  • Il misticismo che permea l’intera narrazione
  • …ma il minutaggio continua a essere veramente eccessivo rendendo oltremodo pesante la visione
  • …ma tutto avviene off screen
  • La fuga di Cora appare abbastanza forzata

 

Un buon episodio per lo show di casa Amazon anche se parzialmente affossato da un minutaggio eccessivo che rende la visione veramente ardua. L’ottimo comparto tecnico e il misticismo si confermano elementi caratterizzanti della serie, sicuramente imperfetta ma al tempo stesso oggettivamente valida. Peccato che ogni episodio sia lungo quanto un film, un vizio che Prime Video non riesce proprio ad abbandonare.

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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.

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