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Vikings 5×15 – HellTEMPO DI LETTURA 5 min

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Vikings raggiunge la metà della seconda parte di questa quinta stagione e, finalmente, raccoglie le preghiere dei fan che richiedevano a gran voce il ritorno del movimento vero e proprio.
Questo quindicesimo episodio rappresenta, dunque, una puntata leggermente diversa rispetto a quanto presentato dallo show targato History in quest’ultimo periodo, ma questo non significa di certo che la serie appare sulla via della guarigione, anzi.
“Hell” può essere banalmente suddiviso in due parti; la prima, composta dagli iniziali 20 minuti, ripercorre pericolosamente la stessa matassa che ci ha accompagnato fin qui. Partendo con un nuovo capitolo della storyline amorosa degna delle migliori soap opere tra Lagertha e Heahmund, che giunge alla conclusione ma, almeno fino a questo punto iniziale dell’episodio, viene proposta in due modi abbastanza differenti. Se da un lato, infatti, appare adeguatamente positivo il re-inserimento di elementi mistici attraverso il sogno del vescovo, dall’altro è apparsa abbastanza preoccupante la rottura della coppia nel bel mezzo della puntata, lasciando temere per un attimo la possibile apertura di un tira e molla tra i due destinato ad andare avanti a lungo. Un pensiero, questo, durato fino agli ultimi momenti dell’episodio.
Tra gli altri elementi che stavano iniziando a contraddistinguere in maniera negativa questo nuovo appuntamento, non può mancare il pessimo ruolo assegnato ultimamente ad Ivar, sempre più soggiogato dalla figura della moglie e da un connubio tra potere e doloroso passato per la sua condizione, che uniti stanno portando fuori dai binari il suo personaggio: la pazzia, la rabbia e la crudeltà che lo hanno da sempre contraddistinto erano il suo marchio di fabbrica che lo rendevano a suo modo coerente e funzionale, mentre adesso rischia di perdere l’essenza stessa della sua caratterizzazione per trasformarsi in mera caricatura del personaggio che fu.
Tornando in Wessex poi, lascia abbastanza perplessi il ruolo che si sta ritagliando Judith; la donna ha già mostrato la sua personalità nel corso delle passate stagioni, risvegliandosi soprattutto attraverso l’allegro rapporto costruito con il suocero, tuttavia, adesso che il figlio prediletto è diventato Re, inizia ad assumere comportamenti discutibili, alquanto pretenziosi per la costruzione del personaggio, che la portano anche a vestire i panni di improbabile torturatrice, oltre che giocare un ruolo decisamente opinabile come intermezzo tra i due figli.
Terminata la visione della prima parte , però, è con i venti minuti finali che Vikings prova a rimettersi in carreggiata dato che, appare scontato sottolinearlo, i momenti con più alto pathos vengono ritrovati solo sul campo di battaglia. Non si tratterà di certo della battaglia dell’anno, ma la parte visiva con lo svolgimento dell’azione vera e propria, inframmezzata dal discorso di Alfred che ne raccontava gli avvenimenti, ha ben reso la rappresentazione di quanto accaduto e gli schieramenti, da una parte e dall’altra, sono stati all’altezza della situazione. Certo, mettere a confronto l’energico ed esplosivo re Harald con il più inesperto e soprattutto meno incisivo da un punto di vista carismatico re Alfred, non rappresenta un bel paragone, tuttavia, continua ad incuriosire l’alleanza sempre più in crescendo tra quest’ultimo e Ubbe.
Magari gli autori stanno solo cercando di riportare in auge la vena nostalgica, continuando a rimescolare fatti e situazioni di questi due personaggi provando a far riemergere il ricordo dei loro padri, per un rapporto, quello tra Ragnar e Athelstan, che rimarrà in ogni caso una delle colonne portanti dell’intera serie. Tuttavia, senza mischiare sacro e profano, il rapporto che si sta sviluppando tra Alfred e Ubbe continua ad incuriosire e soprattutto potrebbe far bene ad entrambi i personaggi, con il Re del Wessex che ha bisogno ardentemente dell’ aiuto di una guida più propositiva, oltre che un’insegnante nell’arte del combattimento, e Ubbe invece che, come mostrato durante la preparazione e poi lo svolgimento della battaglia, ha la possibilità di fare finalmente quel passo in più che gli è sempre mancato, sovrastato spesso e volentieri dalle figure di Bjorn e Ivar.
Ma battaglia a parte, “Hell” si merita un punto a favore anche per il destino riservato al vescovo Heahmund. Un personaggio arrivato con grandi aspettative, che invece si è rivelato una grandissima delusione tra il passare di schieramento in schieramento, per giungere alla liaison con Lagertha. La sua morte arriva comunque al momento opportuno, in quanto era ormai inutile aspettarsi un progressivo miglioramento della sua trama e, al contempo, in questa circostanza risulta almeno utile per dare maggiore pesantezza emotiva alla battaglia. In più, la sparizione di Lagertha, dispersa e sicuramente ancora più sconvolta emotivamente da quanto accaduto, è un qualcosa che attira maggiore curiosità rispetto al vederla correre di nascosto nei boschi per limonare con il vescovo.
Infine, va sottolineata l’assenza dall’episodio di Floki e della trama a lui collegata ma, dati i recenti non sviluppi, non si può certo dire che se ne è sentita la mancanza.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Finalmente ritorna l’azione
  • Morte del vescovo Heahmund utile all’economia della battaglia, per un personaggio che non ha mai davvero inciso
  • Potenzialità del rapporto Alfred-Ubbe 
  • Presenza di elementi mistici sempre ben accetti 
  • Inizio di puntata sulla scia dei precedenti
  • Ivar sempre più sul baratro dell’interesse narrativo
  • Il personaggio di Magnus

 

Forse raggiunta dall’eco delle lamentele dei fan, Vikings finalmente riaccende il tasto dell’azione, dedicando metà episodio alla battaglia. Non sarà di certo una puntata da ricordare e neanche la svolta della stagione, ma se questo è l’andazzo, ringraziamo almeno per quei venti minuti di pausa lontani da complotti, sotterfugi e liaison amorose.

 

The Last Moment 5×14 1.07 milioni – 0.4 rating
Hell 5×15  1.05 milioni – 0.4 rating

 

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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