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Waco 1×01 – Visions And OmensTEMPO DI LETTURA 5 min

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Riuscire ad amalgamare storia e serialità, cercando di mantenere una narrazione distaccata, inflessibile ed attinente ai fatti è la cosa forse più difficile per sceneggiatori, registi e produttori: portare in scena fatti controversi e oggetto di discussione espone sia il contenuto sia i suoi creatori ad aspre critiche dagli onnipresenti detrattori, ma soprattutto apre la strada ad un becero revisionismo storico che il più delle volte rischia di essere preso più in considerazione rispetto all’oggetto centrale tema della serie tv stessa. Waco, oltre a tutti questi elementi aveva l’aggravante di poggiare le proprie basi su di uno dei fatti (se non il fatto) più controversi della recente storia americana: l’assedio di Waco fu una operazione di polizia condotta nel 1993 per espugnare un ranch usato come sede da una setta di Davidiani e durata cinquanta giorni. Operazione che vedrà la propria conclusione con la messa a fuoco dell’intera struttura, con un conseguente alto numero di morti e feriti. Una macchia indelebile nella mente di ogni singolo cittadino della nazione, una dimostrazione di forza e potere messa in atto da ATF e FBI che non si risparmiarono in quanto a dispiegamento di forze: anche un carro armato venne mobilitato e portato sul campo, venendo usato per sparare al ranch, i cui materiali di fabbricazione altro non erano che legno, compensato e cemento. Nulla che richiedesse l’utilizzo di un carro armato.
Il punto di forza di questa puntata, nonché della serie stessa, dal momento che è evidente l’impronta che viene data alla narrazione, è il suo essere distaccata da ogni fazione in campo, dal suo desiderio di non essere capziosa e dalla capacità di presentare un fatto storico controverso non semplicemente mettendo in mostra cosa avvenne, ma perché. Cosa avvenne è reperibile da chiunque abbia interesse e volesse spendere cinque-dieci minuti del suo tempo approfondendo tramite Wikipedia ed articoli di giornale, ma il perché è la vera domanda da analizzare e da porre al centro della storia: ecco quindi che Waco preferisce fare una fermata precedente quel fatidico 28 febbraio, presentando la storia di Randy Waever. Questa decisione è utile per due motivi. Il primo è che tramite questa narrazione con flashback/flashforward lo spettatore viene calato nel contesto storico per cui ATF ed FBI si ritrovano a rimbalzarsi le colpe di controversi e discutibilissimi fatti (la morte di figlio e moglie di Randy, per l’appunto); il secondo motivo è che prendendo così tempo, lo spettatore riesce ad assaporare meglio la narrazione, i personaggi e soprattutto può percepire e comprendere pensieri e contesto sociale all’interno della comune di Koresh.

 

 

Proprio Koresh (Taylor Kitsch, già apparso in True Detective) viene portato in scena nella maniera forse più corretta e ben interpretata possibile: se fosse stato rappresentato come un pazzo, la sua caratterizzazione avrebbe rasentato l’esasperazione totale; se fosse stato rappresentato come semplice ed innocuo santone, la sua posizione sarebbe stata eccessivamente rimpicciolita. Kitsch porta in scena, invece, il giusto mix dei due mettendo in mostra sia l’animo sia i buoni intenti, da un certo punto di vista, sia le contraddizioni sociali/spirituali di una persona profondamente turbata: è storicamente vero e risaputo il fatto che Koresh imponesse la castità ad ogni uomo della comune dal momento che lui solo aveva ricevuto da Dio il compito di ripopolare la collina dove il ranch si trovava. Pazzia o semplice e sottile doppiogiochismo? David Koresh è da sempre un soggetto controverso e questa serie non perde occasione di sottolinearlo, scena dopo scena.
Se il verosimile è imperante dal lato dei davidiani, ATF e FBI portano in scena due personaggi per i quali già la caratterizzazione mostrata porta lo spettatore in autonomia a vederli ed interpretarli come antieroi: Shea Whigham e Michael Shannon riescono in poche scene a far trasparire la loro vicinanza sotto determinati punti di vista e la loro lontananza di vedute relativamente ad altre, riuscendo a portare in maniera ancora più tangibile la dicotomia tra ATF ed FBI. Per quanto riguarda la recitazione non c’è nulla da aggiungere: a questo punto si sono già citati tre attori per i quali le referenze dovrebbero più che bastare. Fotografia, riprese e regia semplicemente ineccepibili, a cornice di una narrazione spedita e congeniale relativamente al taglio che si è deciso di dare alla controversa vicenda storica.
Non è mai semplice amalgamare serialità e storia, come si menzionava ad inizio recensione. Ma quando vi si riesce non resta che togliersi il cappello di fronte all’opera perché il lavoro portato in campo trasuda impegno nel reperire informazioni e nel ricostruire ogni singola vicenda collegata a quel fatidico giorno, quel lontano 28 febbraio del 1993 in cui l’America si risvegliò un po’ meno libera di prima. O meglio: si risvegliò libera di fare ciò che loro dicevano di fare.

 

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • David Koresh
  • Rappresentazione ATF ed FBI
  • Scelta attori/ruoli
  • Michael Shannon
  • Narrazione a ritroso
  • Rappresentazione storica, anche relativamente ai fatto controversi
  • Randy Weaver
  • Narrazione che non si sofferma su buoni o cattivi, ma predilige la storia e la sua esposizione
  • Buona fortuna nel trovarli

 

Dopo un semplice pilot è sempre complicato dare un giudizio definitivo relativamente ad un prodotto, ma è anche difficile non esporsi per Waco, produzione Paramount Network che mette in mostra i muscoli ed una narrazione accattivante, unitamente ad un cast che definire d’alto livello sarebbe un banale eufemismo. Provare per credere, difficile rimanere insoddisfatti.

 

Visions and Omens 1×01 ND milioni – ND rating

 

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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