12 Monkeys 1×13 – Arms Of MineTEMPO DI LETTURA 5 min

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If you could take it back…all of it? A reset switch? You’d hit it, right? You’d have to, even if you didn’t want to Because sometimes the choice isn’t even yours. It’s fate.

Mentre la voce stupenda di Otis Redding accompagna, sulle note di “These Arms Of Mine”, le diverse emozioni sui volti dei protagonisti, la voce fuori campo di Cole scandisce il ritmo delle immagini, assumendo il ruolo di cantastorie e introducendo l’elemento chiave su cui poggerà l’intera struttura dell’episodio: l’immutabilità del destino. Un destino che si traduce in un annichilimento dell’essere, tale da privare la persona da ogni genere di responsabilità; una sequenzialità che appare casuale, ma che invece guida gli eventi secondo un ordine immutabile. Naturalmente le cose diventano un po’ più complesse quando si ha la possibilità di intervenire sulla dimensione temporale. La consapevolezza derivante dalla conoscenza di tutto ciò che è avvenuto, e che quindi avverrà, consente a Olivia e Ramse di avere una visione ben precisa del quadro generale, escludendo a priori ogni sorta di deviazione da quella che sembrerebbe essere una catena inesorabile e immodificabile di eventi. Il ripensamento finale di Cole, tornato sui suoi passi per salvare il suo amico in fin di vita, metterà però in discussione questa sicurezza, dimostrando che il destino non è semplice casualità, ma frutto delle scelte che noi stessi compiamo in funzione del nostro essere, scelte che irrimediabilmente condizioneranno il nostro futuro e quello delle persone vicine a noi.

It took time travel to create time travel. That’s how it works. There are no straight lines, brother.

Il rapporto tra Cole e Ramse è stato il vero fiore all’occhiello dell’intera serie. Tornando indietro ai primi episodi nessuno avrebbe potuto prevedere una trasformazione così radicale del personaggio di Acevedo, passato da migliore amico a nemesi del protagonista, mosso dal cieco desiderio di salvare suo figlio a tal punto da non rendersi conto di essere diventato una pedina nelle mani di Olivia. Ramse però non è quello che si può definire un villain, non lo è mai stato. Già in “Red Forest” avevamo visto come quest’ultimo fosse buono a prescindere dalla timeline, cosa che tra l’altro Cole aveva tenuto a sottolineare a fine episodio; e anche qui, offrendo la siringa per dare una chance a Cassie, appare chiaro come le azioni da lui compiute finora fossero mosse solo ed esclusivamente dalla speranza di regalare un futuro a suo figlio.

All of this is preordained, scripted by time, unmovable. Because there is nothing more powerful than fate.

Il personaggio di Olivia si è invece rivelato una piacevole sorpresa, sia in termini di impatto narrativo, sia per quanto concerne l’interpretazione di Alisen Down, in grado di mostrarci un personaggio dai modi pacati e gentili, ma allo stesso tempo freddo e calcolatore. I 12 guidati all’interno della base da Deacon fanno dunque parte di un piano cominciato 28 anni prima, piano che però non ha nulla a che vedere con la diffusione del virus, affidata a Jennifer, mostrataci nel finale su un piccolo jet privato diretta in 12 città diverse con un bel mucchio di valigie sospette.
Come al solito il personaggio di Cassandra non esalta, stavolta non tanto per le scarse capacità recitative della Schull, ma per la sua trasformazione in bad girl, avvenuta così rapidamente da risultare fastidiosa. Comprensibile un incupimento della dottoressa dopo tutte le vicissitudini passate insieme al viaggiatore, ma arrivare a schiaffeggiare una malata mentale perché a corto di pazienza e sparare a Ramse proprio dopo che quest’ultimo aveva intimato al suo uomo di abbassare l’arma, sono sembrati gesti un po’ out of character. Senza poi parlare della totale indifferenza riguardo la (presunta) morte di Aaron, che nonostante il tradimento resta pur sempre il suo fidanzato. Ok essere un po’ delusi, ma considerato che le ragioni del suo tradimento risiedevano nel puro e semplice desiderio di proteggerla, almeno una lacrimuccia per il tuo boyfriend arso vivo sotto uno scaffale potevi sforzarti di versarla.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’intro con voce fuori campo di Cole
  • Ramse non è il testimone
  • La chiusura del cerchio per quanto riguarda le due timeline
  • L’ottima interpretazione di Alisen Down
  • La storia dei 12
  • Il recupero di Ramse da parte di Cole
  • La (pessima ma geniale) presentazione per gli azionisti fatta da Jennifer in onore di suo padre con la stessa immagine ripetuta in tutte le diapositive
  • La (presunta) morte di Aaron accettata di buon grado da Cassie
  • La trasformazione poco credibile di Cassie da ingenua dottoressa a bad girl

 

Al termine di questo season finale la sensazione è che si potesse fare meglio. Non sono mancati azione e colpi di scena, ma alcune scelte stilistiche e narrative ci hanno fatto storcere il naso in più di un’occasione. L’episodio comunque si guadagna il suo bel 4 su 5, voto calcolato anche in virtù del buon lavoro svolto finora da Matalas e Fickett. Sicuramente ci sarebbe piaciuto apprendere qualche informazione in più riguardo i 12, i piani di Jennifer Goines e l’identità del (vero) Testimone, ma giustamente, visti gli ascolti contenuti, occorre fare presa sulla curiosità degli spettatori per garantirsi un seguito anche nella prossima stagione. In altre parole, occorre applicare il cosiddetto Teorema di Abrams/Lindelof, la cui formula (empiricamente dimostrata dal team di scienziati di Recenserie) prevede un rapporto misteri/risposte pari a 10:1, nonchè un aumento esponenziale di vitupèri verso figure bibliche e congregazioni dei più disparati ordini clericali.

 

Paradox 1×12 0.58 milioni – 0.2 rating
Arms Of Mine 1×13 0.66 milioni – 0.2 rating

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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