“The loops in time out of time, this war, it’s all a disease created by the cure. The end was the beginning, the serpent eating its tail. And now, that beginning is finally here.”
Dopo quattro anni passati tra scenari post-apocalittici, intricati loop temporali e continui paradossi, finalmente anche 12 Monkeys raggiunge il tanto agognato traguardo conclusivo e lo fa con un doppio series finale a tratti un po’ deludente. Deludente non tanto nel suo svolgimento, obiettivamente caratterizzato da sequenze adrenaliniche molto ben girate ed emozionanti scambi di battute in grado di toccare le giuste corde finanche nello spettatore più imperturbabile, ma più che altro nella sua ricerca di linearità, caratteristica che, diciamolo, non è mai stata una delle prerogative preponderanti di questo show.
Dopo l’ottimo trittico di episodi che ha spianato la strada a questo finale di stagione, era auspicabile il mantenimento di un certo standard qualitativo – nulla da dire in quanto al comparto tecnico, sempre ottimo nonostante la natura evidentemente cheap dello show SyFy, ciò che si vuole sottolineare in questo caso è l’aspetto prettamente narrativo della serie – uno standard che purtroppo ha dovuto fare i conti con il palese – e inspiegabile – desiderio autoriale di chiudere la storia con un oltremodo deludente, e a tratti quasi fastidioso, happy ending. Una decisione che non può far altro che causare stupore nello spettatore, abituato a quattro anni di colpi di scena continui e svolte narrative inaspettate che mai avrebbero fatto pensare ad un finale di serie la cui linearità cozza un po’ con la natura intricata mostrata fin qui dallo show. Ad ogni modo, tra innumerevoli “tamarrie” registiche, una sceneggiatura talvolta fin troppo intricata ed evidenti limiti contenutistici direttamente riconducibili alla suddetta natura low budget che da sempre zavorra lo show, chiudendo un occhio sull’ultimo quarto d’ora, il risultato finale risulta pienamente sufficiente, in particolar modo alla luce di alcuni scambi di battute – uno su tutti l’addio tra Cole e Katarina – oggettivamente ben scritti ed emotivamente molto impattanti.
“You can’t get back to a place you’ve never been. Can’t travel through time, except second by second. And if there is a future, it’s because of you. Because of them. The family I loved, but never knew. In this future, most never met, but some were meant to. Brilliant minds, passing the day with simple routines. And if you believe in fate, you might believe that sons are fated to their fathers, and brothers to their brothers. We change some, and some not at all. Some just live for each other, for their children. Once, in another lifetime, we saved 7 billion, but in this time, this life, I’m happy saving one at a time. And at the end of each night, for a reason I still can’t quite remember, there’s a thing that I say to the sunset, a hope, that I speak out loud. See you soon…”
L’avvio di questo doppio finale di stagione lasciava presagire il meglio: il ritorno di Athan, l’adrenalinico assalto a Titan, l’ultima follia di Cole e Ramse, moderni Thelma e Louise armati di esplosivo, insomma, tutto ciò che occorreva per rendere questo ultimo atto spettacolare senza comunque abbandonare una certa coerenza di fondo. In realtà, rimanendo in tema di coerenza, anche alcune decisioni autoriali un po’ infelici, quali ad esempio l’ennesimo ritorno di Deacon – che si guadagna così l’appellativo di immortale – terminano col vanificare in parte il risultato complessivo, fino a portare, come già detto, al suddetto lieto fine. Dando un’occhiata sul web, inoltre, emerge una teoria secondo cui il ritorno di Cole, “graziato” dal tempo, sia in realtà una sorta di dimensione alternativa, potremmo dire una Foresta Rossa purificata. Il nostro personalissimo parere ci porta invece ad escludere la possibilità che gli autori abbiano voluto optare per un finale a interpretazione; la realtà dei fatti, per quanto possa essere dura da digerire, è che in questo doppio finale il sipario sarebbe dovuto calare un quarto d’ora prima, magari proprio sull’addio tra Cole e Katarina, perfetta chiusura del ciclo avviato quattro anni fa, una conclusione che senza dubbio avremmo apprezzato maggiormente. La decisione di terminare questa quarta stagione a tarallucci e vino, “sistemando” ogni character nella sua piccola nicchia di serenità, produce invece l’effetto contrario, quasi gli autori avessero inserito un’ulteriore pagina (del tutto trascurabile) dopo l’epilogo.
Molto apprezzabile, invece, la spiegazione all’origine del corpo mutilato recuperato sull’Himalaya contenente il ceppo del virus, rivelatosi in realtà il cadavere di Olivia, tranciato in due parti al termine dello scontro tra attrici cagne che, manco a dirlo, termina con la sconfitta della Dawn (così cagna che in uno scontro tra cagne è pure arrivata seconda). Una piccola finezza che ci fa dispiacere ancor di più in merito alla sciagurata decisione finale, sulla quale, però, è possibile spezzare una lancia a favore in quanto, nonostante tutto, pare costruita allo scopo di veicolare un messaggio forse banale ma coerente con quanto visto finora, soprattutto in questa ultima stagione di 12 Monkeys: l’unico modo di vivere la vita è dedicarsi al presente, senza pensare troppo al futuro, incerto e imprevedibile, e tenendo bene a mente gli errori compiuti in passato, ma senza che questi condizionino in maniera eccessiva la nostra esistenza. Insegnamento che sembra trarre ispirazione dalle celeberrime parole di Albert Einstein, forse prese ad esempio nella scrittura di questo monologo conclusivo: “Impara dal passato, vivi nel presente, spera nel futuro. L’importante è non smettere mai di porsi domande”.
“Where are you right now? Somewhere safe? Warm? Next to someone you love? Someday all that will be gone. Time passes how it’s meant to. All that matters is now. Happily ever… now.”
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Avremmo potuto optare per un Thanks, più che altro per una questione di attaccamento allo show e al fatto che, nonostante tutto, la serie abbia chiuso il suo ciclo in maniera dignitosa, ma avendo dato questa valutazione al precedente tris di episodi, oggettivamente migliori sotto ogni punto di vista, per questo series finale optiamo per un Save. Probabilmente da imputare ad un nostro capriccio personale e al nostro desiderio di essere stupiti costantemente al termine di ogni storia. Si tratta comunque di una valutazione che risente della scontatezza del finale sopracitata, ma che non vuole assolutamente togliere nulla ad una serie che, pur non disponendo di grandi risorse o attori dal nome altisonante, ha sicuramente lasciato, seppur in punta di piedi, il suo modesto segno all’interno del panorama televisivo contemporaneo.
One Minute More 4×09 | 0.25 milioni – 0.1 rating |
The Beginning (1) 4×10 | 0.39 milioni – 0.1 rating |
The Beginning (2) 4×11 | 0.33 milioni – 0.1 rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.