12 Monkeys 4×01 – 4×02 – 4×03 – The End – Ouroboros – 45 RPMTEMPO DI LETTURA 4 min

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Esattamente come i suoi protagonisti, 12 Monkeys si prepara (giustamente) a spezzare il suo ciclo quadriennale e, seguendo la stessa formula dell’annata precedente, SyFy ci regala sostanzialmente una premiére di due ore spalmata su tre episodi. Ad un anno dalla messa in onda di “Witness“, episodio conclusivo della passata stagione, saranno in pochi gli spettatori in grado di ricordare ogni singolo evento accaduto nel corso del precedente arco narrativo; per tutti quelli che invece non hanno la benché minima idea di cosa stia accadendo (recensore compreso), ricordiamo che per 12 Monkeys si è spesso optato per un inizio di recensione con annesso recap, dunque se vi occorrono delucidazioni su quanto avvenuto nelle precedenti stagioni vi basterà andare a consultarle per ritrovare un po’ di orientamento in questa moltitudine di coordinate spazio-temporali.
La serie riprende da dove (o meglio quando) ci eravamo lasciati, con Katarina in fin di vita e la Testimone Olivia in possesso di Titan e alla caccia di Cole e compari. La puntata nel complesso fa un il suo lavoro, alternando momenti spiegone e sequenze action allo scopo di rendere meno traumatico l’impatto di tre anni di trame intricate e paradossi temporali sul povero spettatore normodotato. Il risultato è un episodio pienamente sufficiente, realizzato principalmente allo scopo di preparare il terreno per il sentiero narrativo che percorreranno i nostri protagonisti in questa quarta stagione.
Dopo venti minuti buoni di scontri a fuoco all’interno del complesso, si delineano così le prime svolte narrative: il Progetto Caronte, sviluppato allo scopo di dislocare l’intera struttura, o quantomeno la maggior parte, in un altro luogo; Deacon lasciato oltre il perimetro, scintilla che innescherà la sua apparente ricaduta nel suo ruolo primordiale di villain; e infine, Jennifer e gli Ouroboros, motore degli avvenimenti che, negli episodi successivi, porteranno all’introduzione della trama risultata finora più interessante, cioè quella relativa alla leggenda che lega Cole (e indirettamente anche sua madre) agli antenati dell’ispettore Bonham dell’Interpol, grazie alla quale, inoltre, ci è dato di comprendere quanto visto nei primi minuti di “The End”. Ulteriore riprova della complementarietà di queste prime tre puntate.

“I’m not alone.”

In “Ouroboros” la macchina narrativa comincia a scaldare i motori e, sfruttando a proprio favore la carta “viaggio temporale”, gli autori colgono l’opportunità per trasformare l’ennesimo dislocamento dei nostri protagonisti in una sorta di flashback in tempo reale, utile anche per rimarcare la crescita dei personaggi avvenuta in questi quattro anni. A decretare questo secondo episodio come migliore tra i tre proposti questa settimana sono due momenti in particolare, in primo luogo lo scambio di battute tra Cole (quello del 2046) e Ramse avvenuto all’interno del complesso, senza dubbio il momento più emozionante dell’episodio, e l’apparente sacrificio di Jennifer che chiude la puntata, senza dubbio d’impatto pur trattandosi, in maniera piuttosto prevedibile, di una finta morte mascherata da cliff-hanger.
Discorso diverso va fatto invece per 45 RPM (per chi non lo sapesse la sigla sta per revolutions per minute, in pratica i nostri 45 giri), puntata senza dubbio importante dal punto di vista della progressione narrativa, purtroppo focalizzata eccessivamente su due personaggi che, a discapito della loro grande importanza all’interno della trama, ancora non convincono, soprattutto a causa delle attrici che ne vestono i panni.
Non stupisce dunque che questa puntata, pur essendo il momento di maggiore avanzamento diegetico, rappresenti, nel complesso, il punto più basso di questa tripla premiére. Fatta eccezione per gli sviluppi della trama che coinvolge Cole e l’ispettore Bonham e il salvataggio di Jennifer da parte di James “Future Asshole” Cole, l’episodio appare infatti intaccato sensibilmente dalle consuete interpretazioni monocorde e monoespressiva di Alisen Down e Amanda Schull, in grado di appesantire considerevolmente la visione dello show da parte dello spettatore. Già l’anno scorso manifestammo le nostre preoccupazioni circa la scelta sciagurata di affidare ad Alisen Down il ruolo di cattivo principale, ora possiamo senza dubbio affermare che si trattasse di dubbi del tutto fondati. Il finale di puntata ci catapulta così verso la prossima tappa del viaggio dei nostri crononauti: Blackleaf, 11 maggio 1852, un luogo e una data ben precisi che probabilmente riusciranno a dirci qualcosa di più riguardo l’esito di questa quarta ed ultima stagione del telefilm.
Nel complesso, un buon inizio. Adesso bisogna soltanto tenere duro e sperare che il series finale renda onore a una serie che, nel suo piccolo, ha sempre fatto il suo lavoro più che egregiamente.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’utilizzo dei viaggi nel tempo per fare gli spiegoni
  • Ritmi abbastanza elevati in questa premiére
  • Gli Ouroboros e il legame tra Cole e Bonham
  • Il confronto tra Cole e Ramse nel complesso
  • Future Asshole is back
  • Deacon carne da macello in mano agli autori
  • Alisen Down come cattivone principale
  • Amanda Schull cagna maledetta al pari della Down
  • Notevoli difficoltà nel riprendere la visione dopo un anno di stop

 

Una tripla premiére dall’andamento piuttosto scostante, rispettivamente un Save, un Thank e uno Slap Them All. Il calo, come già detto, è dovuto quasi interamente alle performance a tratti fastidiose di Alisen Down a Amanda Schull, cagne maledette di Ferrettiana memoria e, per il momento, unico tallone d’Achille di questa quarta stagione. Esordio da Save ma sicuramente occorrerà fare meglio di così per garantire un’uscita di scena dignitosa per Cole e compagni.

 

Witness 3×10 0.23 milioni – 0.1 rating
The End 4×01 0.34 milioni – 0.1 rating
Ouroboros 4×02 0.26 milioni – 0.1 rating
45 RPM 4×03 0.21 milioni – 0.1 rating

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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