Dopo venti minuti buoni di scontri a fuoco all’interno del complesso, si delineano così le prime svolte narrative: il Progetto Caronte, sviluppato allo scopo di dislocare l’intera struttura, o quantomeno la maggior parte, in un altro luogo; Deacon lasciato oltre il perimetro, scintilla che innescherà la sua apparente ricaduta nel suo ruolo primordiale di villain; e infine, Jennifer e gli Ouroboros, motore degli avvenimenti che, negli episodi successivi, porteranno all’introduzione della trama risultata finora più interessante, cioè quella relativa alla leggenda che lega Cole (e indirettamente anche sua madre) agli antenati dell’ispettore Bonham dell’Interpol, grazie alla quale, inoltre, ci è dato di comprendere quanto visto nei primi minuti di “The End”. Ulteriore riprova della complementarietà di queste prime tre puntate.
“I’m not alone.”
In “Ouroboros” la macchina narrativa comincia a scaldare i motori e, sfruttando a proprio favore la carta “viaggio temporale”, gli autori colgono l’opportunità per trasformare l’ennesimo dislocamento dei nostri protagonisti in una sorta di flashback in tempo reale, utile anche per rimarcare la crescita dei personaggi avvenuta in questi quattro anni. A decretare questo secondo episodio come migliore tra i tre proposti questa settimana sono due momenti in particolare, in primo luogo lo scambio di battute tra Cole (quello del 2046) e Ramse avvenuto all’interno del complesso, senza dubbio il momento più emozionante dell’episodio, e l’apparente sacrificio di Jennifer che chiude la puntata, senza dubbio d’impatto pur trattandosi, in maniera piuttosto prevedibile, di una finta morte mascherata da cliff-hanger.
Discorso diverso va fatto invece per 45 RPM (per chi non lo sapesse la sigla sta per revolutions per minute, in pratica i nostri 45 giri), puntata senza dubbio importante dal punto di vista della progressione narrativa, purtroppo focalizzata eccessivamente su due personaggi che, a discapito della loro grande importanza all’interno della trama, ancora non convincono, soprattutto a causa delle attrici che ne vestono i panni.
Non stupisce dunque che questa puntata, pur essendo il momento di maggiore avanzamento diegetico, rappresenti, nel complesso, il punto più basso di questa tripla premiére. Fatta eccezione per gli sviluppi della trama che coinvolge Cole e l’ispettore Bonham e il salvataggio di Jennifer da parte di James “Future Asshole” Cole, l’episodio appare infatti intaccato sensibilmente dalle consuete interpretazioni monocorde e monoespressiva di Alisen Down e Amanda Schull, in grado di appesantire considerevolmente la visione dello show da parte dello spettatore. Già l’anno scorso manifestammo le nostre preoccupazioni circa la scelta sciagurata di affidare ad Alisen Down il ruolo di cattivo principale, ora possiamo senza dubbio affermare che si trattasse di dubbi del tutto fondati. Il finale di puntata ci catapulta così verso la prossima tappa del viaggio dei nostri crononauti: Blackleaf, 11 maggio 1852, un luogo e una data ben precisi che probabilmente riusciranno a dirci qualcosa di più riguardo l’esito di questa quarta ed ultima stagione del telefilm.
Nel complesso, un buon inizio. Adesso bisogna soltanto tenere duro e sperare che il series finale renda onore a una serie che, nel suo piccolo, ha sempre fatto il suo lavoro più che egregiamente.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Witness 3×10 | 0.23 milioni – 0.1 rating |
The End 4×01 | 0.34 milioni – 0.1 rating |
Ouroboros 4×02 | 0.26 milioni – 0.1 rating |
45 RPM 4×03 | 0.21 milioni – 0.1 rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.