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Demelza: “Now I feel as if my heart is broke. Not as it was with Julia. Then my tears were like blood from a stone. I darest not let them fall. Now they fall like summer rain. And not only for Hugh. It’s for her… and me… and all that’s wasted and broken and lost in this world.”
Ross: “Save some tears for me. For I believe I’ll need them.”
Demelza: “This hurt.”
Ross: “It will mend.”
Demelza: “And this sad, sorry, broken world? Will that mend too? Who will mend it, Ross? Will you?”
Ross: “I will try.”
Ross: “Save some tears for me. For I believe I’ll need them.”
Demelza: “This hurt.”
Ross: “It will mend.”
Demelza: “And this sad, sorry, broken world? Will that mend too? Who will mend it, Ross? Will you?”
Ross: “I will try.”
Il dialogo finale tra Ross e Demelza rappresenta la ciliegina su quella splendida torta che è il secondo episodio di Poldark, che conferma (come se ce ne fosse bisogno ormai) la qualità della serie BBC. Tuttavia, sarà meglio togliersi subito il dente dicendo cosa c’è che non funziona, o meglio che funziona meno bene del resto: la vicenda di Sam e della figlia di Capitan Uncino Long John Silver il nonno di Jack Sparrow è trattata con una certa marginalità e approssimazione rispetto ad altre storylines, il loro dramma personale è freddo, tutt’al più tiepido, troppo giocato sul filo della ragione e della fede per essere realmente coinvolgente come quelli di Drake e Morwenna o del triangolo Ross-Demelza-Hugh. L’unico vero sussulto finora è stato offerto dalla sfida tra il pastore metodista e Tom Harry, che il giorno prima deve aver visto una certa puntata di Game of Thrones perché ha tentato di imitare Gregor Clegane a più riprese. Per inciso, a Tholly gli si vuole bene nonostante sia lo stereotipo del pirata in carne ed ossa, o forse proprio perché lo è.
Tornando seri, “Episode 2” è una puntata densa di avvenimenti, che però si sviluppano sostanzialmente intorno a due grandi filoni narrativi: da un lato c’è la solita rivalità tra Ross e George, che culmina nella vittoria elettorale del primo sul secondo; dall’altro c’è la malattia di Hugh, il poeta che esce di scena come ha sempre vissuto, da eroe romantico e anche un po’ (troppo) melenso di un melodramma. Di fatto si lascia morire il povero Hugh, si lascia divorare da una malattia a cui sicuramente si sarebbe potuto opporre con un po’ di forza di volontà, getta la spugna perché ormai si è reso conto che la donna che ama non potrà essere mai sua, non completamente. E uscendo di scena lascia una vera e propria voragine nel cuore di Demelza, la dolce Demelza che lo veglia fino all’ultimo e che nel piangerlo si rende conto di star piangendo per tutti coloro che ci vengono strappati prematuramente, improvvisamente dalle cieche e imperscrutabili leggi che regolano le nostre esistenze. La morte ci accomuna tutti, l’aveva capito già John Donne quando scriveva: “Therefore never send to know for whom the bell tolls; it tolls for thee”.
Non si può non apprezzare il fatto che Julia sia stata ricordata ancora una volta, come già nel precedente episodio: il suo personaggio, scomparso troppo presto, era sembrato fin troppo assente nei ricordi di Ross e Demelza, e scoprire che invece è ancora nei cuori e nelle menti di chi l’ha amata e continua a piangerla è stata una piacevole (e commovente, ovviamente) sorpresa.
Tornando seri, “Episode 2” è una puntata densa di avvenimenti, che però si sviluppano sostanzialmente intorno a due grandi filoni narrativi: da un lato c’è la solita rivalità tra Ross e George, che culmina nella vittoria elettorale del primo sul secondo; dall’altro c’è la malattia di Hugh, il poeta che esce di scena come ha sempre vissuto, da eroe romantico e anche un po’ (troppo) melenso di un melodramma. Di fatto si lascia morire il povero Hugh, si lascia divorare da una malattia a cui sicuramente si sarebbe potuto opporre con un po’ di forza di volontà, getta la spugna perché ormai si è reso conto che la donna che ama non potrà essere mai sua, non completamente. E uscendo di scena lascia una vera e propria voragine nel cuore di Demelza, la dolce Demelza che lo veglia fino all’ultimo e che nel piangerlo si rende conto di star piangendo per tutti coloro che ci vengono strappati prematuramente, improvvisamente dalle cieche e imperscrutabili leggi che regolano le nostre esistenze. La morte ci accomuna tutti, l’aveva capito già John Donne quando scriveva: “Therefore never send to know for whom the bell tolls; it tolls for thee”.
Non si può non apprezzare il fatto che Julia sia stata ricordata ancora una volta, come già nel precedente episodio: il suo personaggio, scomparso troppo presto, era sembrato fin troppo assente nei ricordi di Ross e Demelza, e scoprire che invece è ancora nei cuori e nelle menti di chi l’ha amata e continua a piangerla è stata una piacevole (e commovente, ovviamente) sorpresa.
Nella lotta per la vita ci sono vincitori e vinti, eppure a questo giro quasi tutti i personaggi di Poldark, almeno tra i principali, sono sconfitti. Il perdente più eclatante è ovviamente George Warleggan che, dopo aver accarezzato tanto il sogno (per lui certezza) di tornare a Westminster, perde per un solo voto contro Ross, tradito dal suo stesso precedente protettore, il buon lord Basset che finalmente dà ascolto alla propria coscienza piuttosto che al proprio odio per lord Falmouth; e con lui perde Elizabeth, mogliettina fedele che si industria per sostenere la fortuna del marito solo per vedere gli elettori che avrebbero dovuto essere dalla sua parte determinare la vittoria dello sfidante. Perde Sam, sconfitto con luridi inganni da Tom Harry, che a sua volta finisce per essere ingratamente licenziato da George. Perdono Drake e Morwenna, che si ritrovano in riva al mare ma solo per rendersi conto ancora una volta di quanto grande sia la distanza che li separa. Perde il viscido reverendo Whitworth, che sperava nella rielezione di George per mettere le mani sull’ennesima parrocchia e che deve pure ingoiare il rospo di essere stato brillantemente gabbato da Rowella. Paradossalmente perde persino Ross, perché il tenebroso eroe di guerra sperava di non dover andare a Londra e aveva accettato l’offerta di lord Falmouth di essere il suo candidato nella convinzione che la sconfitta fosse inevitabile; adesso, invece, gli toccherà spostarsi nella capitale, lasciando moglie e figli in Cornovaglia proprio in un momento in cui invece la sua presenza accanto a Demelza sarebbe fondamentale.
Eppure, in queste dense tenebre di morte, di sconfitta, di miseria brilla ancora qualche piccola luce: la vista di Valentine e Jeremy, inconsapevoli fratelli, che giocano ignari delle rivalità tra i loro padri ha tutto il sapore della promessa di una possibile futura pacificazione tra le due famiglie, quasi a dire che sì, George e Ross possono scannarsi a vicenda quanto vogliono, lanciarsi occhiatacce da un lato all’altro di una stanza, scambiarsi frecciatine e tentare l’uno di ammazzare i cognati dell’altro un giorno sì e l’altro pure, ma non è obbligatorio che vada così anche per la generazione successiva.
Eppure, in queste dense tenebre di morte, di sconfitta, di miseria brilla ancora qualche piccola luce: la vista di Valentine e Jeremy, inconsapevoli fratelli, che giocano ignari delle rivalità tra i loro padri ha tutto il sapore della promessa di una possibile futura pacificazione tra le due famiglie, quasi a dire che sì, George e Ross possono scannarsi a vicenda quanto vogliono, lanciarsi occhiatacce da un lato all’altro di una stanza, scambiarsi frecciatine e tentare l’uno di ammazzare i cognati dell’altro un giorno sì e l’altro pure, ma non è obbligatorio che vada così anche per la generazione successiva.
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Solitamente nelle serie televisive i primi episodi sono di preparazione e di assestamento. Poldark, invece, piazza già nella seconda puntata un paio di plot twists importanti, dimostrando che non ci si può mai rilassare e che il cambiamento, anche repentino, anche brusco, è sempre dietro l’angolo. Un cambiamento, nel caso dell’elezione di Ross, che apre le porte a nuovi potenziali scenari per il suo futuro (già solo per il fatto che dovrà interagire con politici del calibro di William Pitt il Giovane nel bel mezzo delle guerre napoleoniche) ma anche a nuove occasioni per cacciarsi nei guai. Quanto ci metterà Ross Poldark prima di combinare qualche casotto anche a Londra?
Episode 1 4×01 | ND milioni – ND rating |
Episode 2 4×02 | ND milioni – ND rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.