The Lord Of The Rings: The Rings of Power 2×01 – Elven Kings Under The SkyTEMPO DI LETTURA 5 min

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The Lord of the Rings The Rings of Power 1x01Due anni fa usciva la prima stagione di The Lord Of The Rings: The Rings Of Power, la serie che è riuscita nell’incredibile impresa di far rivalutare in positivo la trilogia cinematografica dello Hobbit (e ce ne voleva per riuscirci!).
Erano tante le criticità di un prodotto confezionato per cavalcare le mode del momento più che per rendere onore all’universo nato dalla mente geniale di Tolkien. Da dove cominciare? Dalla scrittura più zoppicante di Morgoth dopo che Fingolfin gli tagliò un piede (citazione per veri tolkieniani)? Dai dialoghi scemi scritti dai tre cervelloni degli Occhi del cuore? Dai buchi di sceneggiatura più grandi di un olifante? Dalla recitazione spesso sottotono? Dalla mancanza di azione per interi episodi? In confronto a tutto ciò, il rispetto del materiale di partenza diventava quasi ininfluente e paradossalmente l’elemento più chiacchierato prima della serie prima della sua uscita, l’Elfo di colore, era l’unica cosa davvero salvabile (insieme forse ai Nani).
Di fronte alla mole di critiche negative gli autori avevano assicurato che la seconda stagione sarebbe stata più fedele all’opera di Tolkien e sarebbe tornata sui giusti binari. Ci saranno riusciti?

LO STUPRO DI TOLKIEN


Risposta breve: manco per il ca…
Risposta lunga: a giudicare dal primo episodio, l’obiettivo di accontentare i fan tolkieniani è stato miseramente fallito e anche se ci fossero degli aggiustamenti in corso d’opera i danni sarebbero già grossi. Il sipario si apre su quella che dovrebbe essere la risposta a uno dei più grandi interrogativi lasciti dalla prima stagione: come ha fatto Sauron a morire? Semplice: è stato accoltellato con la corona di Morgoth dopo aver cercato di conquistare gli Orchi con qualche promessa elettorale, come se fosse un qualsiasi politicante di Westeros e non un’intelligenza angelica di straordinaria potenza.
Quello che segue è ancora peggio: il sangue di Sauron cola in una spaccatura della roccia, dopo un tempo indefinito si coagula e si trasforma nel simbionte di Spiderman, mangia un topo, mangia una persona, si trasforma in Halbrand, Halbrand va in giro a piedi, incontra dei profughi in fuga dagli Orchi che stanno emigrando a Valinor e capisce che il suo vero sogno è fare l’immigrato umano. Da lì la narrazione si ricollega all’incipit della prima stagione e all’incontro con Galadriel, che, ricordiamo, non è mai andata a Numenor secondo Tolkien. Un barlume del “vero” Sauron si vede solo nelle interazioni di Adar, quando finge di essere quello che non è e si lascia umiliare pur di far abbassare la guardia all’altro e conquistarne la fiducia; ma è ancora troppo presto per sbilanciarsi e dire che gli sceneggiatori siano riusciti a catturare l’essenza del personaggio.
Ma lasciamo da parte la fedeltà all’opera originale, come se non contasse. La serie ha comunque un grosso problema di incoerenza, perché Sauron viene costantemente nominato come minaccia per la Terra di Mezzo, viene detto che è il nuovo Oscuro Signore dopo Morgoth, Gil-Galad vuole addirittura rimandare la partenza per Valinor perché se andasse via tutto il mondo cadrebbe sotto il suo dominio… e poi viene ucciso dagli Orchi come l’ultimo degli stronzi (perdonate la scurrilità ma qui ci sta).
Ancor meno giustificabile è il comportamento di Galadriel, che come una ragazzina di dieci anni tiene nascosto a Elrond e a Celebrimbor che Halbrand è Sauron e lo rivela solo a Gil-Galad, quando ormai la frittata è fatta e con essa molti danni che si potevano limitare. Non c’è spiegazione che regga, nemmeno il solito adagio che questa è una Galadriel più giovane di quella vista nei film di Peter Jackson e quindi una testa calda, perché qui non si tratta di orgoglio o di avventatezza ma di deliberata stupidità.

IL SIGNORE DEI RUFFIANI


L’altro problema che affligge la serie è il citazionismo per il puro gusto di farlo. Quando Elrond rifiuta di dare i tre anelli elfici a Gil-Galad e propone di distruggerli si creano le stesse dinamiche della scena cinematografica in cui il suo corrispettivo più maturo invitava Isildur a gettare l’Unico Anello nel Monte Fato. E l’intera sequenza non ha senso, ma è stata fatta solo per far urlare allo spettatore: “Oh, guarda, è come nel film!”. Stesso discorso quando, pochi istanti dopo, il futuro sire di Rivendell si getta dalla scogliera per sfuggire alla cattura, copiando spudoratamente il tuffo di Galadriel dalla nave nel primo episodio della scorsa stagione. E qualche scena dopo, quando Nori e lo stregone che al 90% è Gandalf vagano per il deserto e si rendono conto di aver girato in tondo, rimanda a una delle prime scene de Le due torri, mentre Poppy che non ce la fa a stare lontana dall’amica e la pedina rimanda a Samwise Gamgee… ma il gioco delle citazioni sarebbe lunghissimo e, dopo un po’, diventa persino fine a sé stesso.
A un certo punto, viene anche giocata la carta dei personaggi del legendarium espunti dai film di Peter Jackson ma amati dai tolkieniani duri e puri. La speranza degli showrunner doveva essere che bastasse inserire un Cirdan o un Tom Bombadil a caso per farsi perdonare dai fan delusi, ma non è così facile. Sia chiaro, Cirdan per quel poco che si vede funziona bene e ha pure il dettaglio della barba, come nei libri, ma la remissione dei dei crimini contro l’umanità commessi due anni fa richiederà molto di più.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Si vede qualche barlume del “vero” Sauron ingannatore
  • Cirdan per ora funziona sullo schermo
  • La morte e la rinascita di Sauron
  • Galadriel come al solito è una bambina capricciosa
  • Troppo citazionismo inutile

 

“Elven Kings Under The Sky” mostra qualche timido potenziale e suggerisce che gli sceneggiatori abbiamo almeno letto di sfuggita qualche pagina di Tolkien, ma non bastano Cirdan e un Sauron più manipolatore a confezionare un episodio passabile. Anzi, molto di quello che si è visto in un’ora di visione lascia presagire un disastro annunciato, di proporzioni forse anche maggiori di quello della scorsa stagione. Chi scrive spera caldamente di essere smentito dai fatti, perché sarebbe l’ennesima occasione sprecata.

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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.

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