Uno degli eventi più attesi della stagione è arrivato, travolgendo tutti gli spettatori e smuovendo emozioni forti nel cuore e nello stomaco di chi guarda, neofiti o meno dei racconti di Martin.
Il duello tra il Principe Oberyn Martell e Sir Gregor Clegane, chiarisce ancora una volta che nel mondo di Game Of Thrones, il concetto di giustizia, non esiste: sia se cercato combattendo con onore, come nel caso del compianto Eddard Stark e poi di suo figlio Robb, sia se bramato attraverso la vendetta.
La Vipera Rossa, soprannominata in questo modo a causa del veleno presente sulla sua lancia, arriva ad Approdo del Re con uno scopo ben preciso: in pochissime puntate abbiamo imparato ad amare Oberyn, i suoi eccessi ma anche e soprattutto la profondità dei suoi valori, di quella moralità totalmente assente nei Lannister che lo ha portato ad essere vicino a Tyrion, a comprendere il senso di solitudine che lo accompagna da tutta la vita e a cogliere poi l’opportunità di eliminare l’uomo che ha ucciso e umiliato l’amatissima sorella.
In “Mockingbird” si era paragonato il Principe al fuoco, al vento del deserto e proprio come questo elemento, Oberyn scende nell’arena: sfacciato, agilissimo e affascinante, cambia direzione come l’aria, non lascia il tempo a Clegane di fare nulla, perchè lui è lì, sicuro e potente delle sue motivazioni. Ad ogni affondo, nomina Elia, ciò che ha dovuto subire: “You raped her! You murdered her! You killed her children. You raped her! You murdered her! You killed her children!” e ad ogni affondo vuole una confessione. Quando Tyrion, Jaime e tutti noi, tiriamo quasi un sospiro di sollievo, la situazione si ribalta: Gregor mostra a Oberyn ciò che ha fatto a sua sorella, uccidendolo con la stessa ferocia, lasciandoci completamente sconvolti. Nello stesso istante, ci rendiamo conto che però la morte del Principe significa anche la fine per Tyrion.
Dopo gli avvenimenti delle Nozze Rosse, il duello tra la Montagna e la Vipera è il più devastante e crudo di tutta la serie, non solo per le modalità ma proprio perchè il personaggio che ci lascia per sempre è uno di quelli meglio caratterizzati, magistralmente interpretato da Pedro Pascal che ha dato ad Oberyn una tridimensionalità molto difficile da rendere in così poco tempo. Un uomo pieno di sfaccettature, assetato di passione, orgoglio e lealtà: nei Sette Regni non c’è posto per qualcosa di “giusto”, la speranza, la fede, sono valori assenti, sostituiti dall’inganno e dalla violenza.
Cersei sorride compiaciuta, Tywin elimina due nemici in una sola volta: il trionfo della parte più becera dei Leoni sembra stia per compiersi. Di nuovo.
L’altro interessante momento riguarda Sansa Stark e la sua trasformazione: la ragazzina illusa ed infantile partita da Grande Inverno tempo fa, non esiste più. Non è Ditocorto ad averla plasmata, non è stata Cersei, nemmeno Joffrey; Sansa è una ragazza che ha imparato il Gioco del Trono vivendo nel costante terrore della morte, perdendo poco a poco tutte le persone che amava e ogni possibilità di essere felice. Nella morte di zia Lysa e nello sguardo di Petyr vede l’appiglio per uscire dalla condizione di preda ed essere predatrice: il modo in cui manipola il consiglio, il cambiamento d’abito che sottolinea la consapevolezza della sua femminilità e del fascino che esercita su colui che ha scelto come alleato, denotano il suo cambiamento. La maturazione di Sansa, legittima erede del Nord, ricordiamolo, è stata ben gestita, giustificata dal vissuto doloroso della ragazza e ben diverso dai testi. Visivamente Sophie Turner è riuscita a rendere molto bene questo passaggio e l’alleanza tra lei e Baelish riserverà delle sorprese.
Da un punto all’altro del continente, scopriamo il tradimento ai danni di Daenerys del suo più grande amico, Sir Jorah, ma nonostante il bel dialogo che li vede protagonisti e l’allontanamento da Meeren di quest’ultimo, duole dire che le vicende ai confini del mondo sono, al momento, quelle trattate peggio. Stesso discorso vale per la Barriera: l’arrivo dei Bruti a Città della Talpa è priva di qualsivoglia tensione narrativa, i Guardiani della Notte, così ben descritti nelle Cronache, sono troppo poco approfonditi e su di loro aleggia una grande superficialità. Gli sceneggiatori stanno posticipando l’incontro tra Jon ed Ygritte, ma dov’è il dolore, dove sono i sentimenti ambivalenti che prova Jon, la paura di essere travolti dalla terribile invasione, la voglia di reagire? Non è facile trasporre queste sensazioni, eppure per altri personaggi la riuscita è perfetta mentre per questi si fatica nella descrizione, che a tratti risulta soporifera.
La storia di Theon e Ramsay continua sulla strada dell’involuzione di Greyjoy: Snow diventa un vero Bolton grazie al suo cagnolino Reek e chissà cosa sarà capace di fare a tutto il Nord ora che è legittimo erede di questo territorio. Lode ad Alfie Allen, bravissimo nella sua parte ed esempio lampante di come si può rendere efficace un personaggio, con la corretta trattazione, anche allontanandosi dalla linea guida dei libri.
PRO:
- Oberyn Martell: questo personaggio mancherà tantissimo e Pedro Pascal, con la sua interpretazione, ha incarnato fino alla fine ogni aspetto della Vipera Rossa
- Il duello tanto atteso, non ha deluso le aspettative
- La maturazione e la nuova consapevolezza di Sansa
- Theon e Ramsay, nuova coppia compagnona
- La risata di Arya alla notizia della morte di Lady Lysa
- La fretta e la superficialità con cui sono gestite le storie di Danerys e di Jon: basterebbe poca attenzione in più per creare la giusta tensione che le due vicende meritano
Mockingbird 4×07 | 7.2 milioni – 3.9 rating |
The Mountain And The Viper 4×08 | 7.1 milioni – 3.9 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.