Qui Non È Hollywood è la nuova miniserie in quattro puntate, diretta da Pippo Mezzapesa, prodotta dalla Groenlandia di Matteo Rovere e Sydney Sibilia (sì, gli stessi di Hanno Ucciso L’Uomo Ragno) e distribuita da Disney+ a partire dal 30 ottobre 2024.
La serie tratta di uno dei più importanti casi di cronaca nera degli ultimi anni: il brutale omicidio della 15enne Sarah Scazzi, ad opera di Sabrina e Cosima Misseri, rispettivamente cugina e zia della vittima. L’omicidio avvenne il 26 agosto 2010 ad Avetrana, un paesino di seimila anime in provincia di Taranto.
Inizialmente, i produttori avevano concepito la serie con il titolo Avetrana – Qui Non È Hollywood. Tuttavia, due giorni prima della messa in onda originaria (25 ottobre), il Tribunale di Taranto ha bloccato la serie a seguito di un ricorso d’urgenza del sindaco di Avetrana, Antonio Iazzi. Il sindaco, allarmato per la presunta portata diffamatoria verso gli abitanti della piccola cittadina, chiedeva di visionare in anteprima gli episodi. Dopo questo blocco iniziale, la serie è stata spostata al 30 ottobre con il nome di Avetrana omesso dal titolo.
LA SPETTACOLARIZZAZIONE DEL DOLORE
Il delitto di Avetrana rappresenta una bruttissima pagina di cronaca nera del nostro paese, sia per l’efferatezza del crimine che per i contorni psicologico-sociali legati al movente e ai protagonisti della vicenda.
Il caso, inoltre, ha avuto anche un grandissimo impatto e rilievo mediatico, basti pensare che il ritrovamento del cadavere della piccola Sarah venne annunciato in diretta televisiva, durante la trasmissione Chi l’Ha Visto, alla quale stava partecipando la madre di Sarah, Concetta Serrano Spagnolo.
Nei giorni successivi alla scomparsa, Avetrana è stata invasa da giornalisti e troupe televisive che seguivano morbosamente il caso, oltre a turisti del macabro che facevano carte false per sbirciare all’interno di casa Misseri, la villetta degli orrori.
In questo senso, Qui Non È Hollywood si impegna per criticare questa spettacolarizzazione del dolore e del lutto, distaccandosi dal mero stile da documentario true-crime. Invece, la serie racconta la storia di Sarah, Sabrina, Michele e Cosima, immersa nella campagna pugliese così cara al regista Mezzapesa (Il Bene Mio, Ti Mangio Il Cuore), che diventa a sua volta protagonista, assieme alla solitudine di una ragazzina, al rancore e alla gelosia di una giovane donna e al chiacchiericcio del paese.
SARAH
La serie è composta da quattro episodi, ognuno dei quali è dedicato ad un protagonista della vicenda, in modo da cambiare prospettiva. La prima puntata si focalizza su Sarah Scazzi e la sua quotidianità prima dell’omicidio.
All’inizio di ogni episodio, un disclaimer afferma che la storia si basa su fatti realmente accaduti e su materiale giudiziario, ma gli sceneggiatori hanno romanzato personaggi e dialoghi a fini narrativi.
Pertanto, non ci si trova di fronte ad un fac-simile de Il Caso Yara, bensì ad un racconto – comunque rispettoso – di ciò che avvenne nei giorni precedenti e successivi all’omicidio e di come il voyeurismo mediatico sia andato oltre il limite.
La sequenza d’apertura, infatti, è tanto impattante quanto disarmante: un pullman di turisti serpeggia tra le strade di Avetrana, fermandosi davanti casa Misseri e addirittura davanti al luogo del ritrovamento di Sarah.
Qui un turista si affaccia all’interno del pozzo e scatta qualche foto ricordo, come se l’ultima dimora di una ragazzina innocente valesse quanto un selfie alla Fontana di Trevi.
UN DOLOROSO RITRATTO UMANO
Sarah Scazzi (interpretata da Federica Pala) è un’adolescente sempre alla ricerca di attenzioni, dato che la madre non le dimostra affetto, mentre il padre e l’adorato fratello Claudio lavorano a Milano.
Sarah sfoga questa sua solitudine e tristezza in un diario segreto che custodisce gelosamente e nel rapporto strettissimo con la cugina, Sabrina Misseri (Giulia Perulli per l’occasione ingrassata di 22 chili), di sette anni più vecchia.
Gli abbracci e i baci che Sarah riserva a Sabrina e alla zia Cosima (un’irriconoscibile Vanessa Scalera) sono un feroce pugno nello stomaco per lo spettatore, proprio perché, di lì a poco, quelle braccia che accolgono, avrebbero cancellato per sempre il sorriso di Sarah dal suo volto.
Pippo Mezzapesa non vuole semplicemente snocciolare i fatti e ricostruire il delitto, bensì realizzare uno struggente e rispettoso ritratto umano di Sarah, anima tormentata dalla ricerca dell’amore e di come questa sofferente malinconia abbia posto fine alla sua vita.
Sebbene il comparto tecnico sia eccellente, i risvolti quasi onirici di Sarah, che sembra prevedere la sua morte, risultano non propriamente necessari, ma è l’unico difetto che si riesca a trovare.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Qui Non È Hollywood, la miniserie di Pippo Mezzapesa sul delitto di Avetrana, colpisce lo spettatore come un treno in corsa. Non servono minuziose e macabre ricostruzioni dell’omicidio, bensì un tuffo nell’abisso dell’animo umano e della violenza dell’intrattenimento del dolore.
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.