In parole povere, per giudicare una persona colpevole vi è necessità di un alto grado di probabilità di colpevolezza e non si può ritenere sufficiente un minimo dubbio per poter arrivare al pronunciamento di una sentenza di condanna.
Diretta da Gianluca Neri (lo stesso di SanPa: Luci e Tenebre di San Patrignano) e scritta da Carlo Gabardini, Gianluca Neri ed Elena Grillone, la docuserie sembra voler smontare la condanna di Massimo Bossetti per l’omicidio di Yara, facendo leva su presunti errori giudiziari commessi durante il processo.
26 NOVEMBRE 2010: YARA GAMBIRASIO
Yara Gambirasio è una ragazzina di 13 anni che vive con i genitori e altri 3 fratelli a Brembate di Sopra (Bergamo). Studentessa modello e dal carattere solare, Yara è appassionata di ginnastica ritmica e frequenta gli allenamenti alla Polisportiva di Brembate, due volte alla settimana.
Quel venerdì di fine novembre, Yara si era recata in palestra per portare uno stereo alle insegnanti e da quel momento scompare nel nulla. Le ricerche spasmodiche sono durate mesi, brancolando nel buio, fino al 26 febbraio 2011 quando il corpicino di Yara viene ritrovato in un campo a Chignolo d’Isola, a circa 10 km da Brembate.
Sul corpo vengono trovate ferite da taglio e presenza di un trauma cranico: l’anatomopatologo Cristina Cattaneo (intervistata per la docuserie) racconta del ritrovamento e delle analisi compiute su Yara e l’ambiente circostante.
Il regista e gli autori raccontano la vicenda di Yara attraverso foto, video di repertorio, interviste a giornalisti, ma soprattutto attraverso gli audio di Maura Panarese e Fulvio Gambirasio, genitori della ragazzina, intercettati durante quei mesi angoscianti.
C’è da chiedersi se Maura e Fulvio, sempre dediti al riserbo, sappiano che la loro sofferenza è stata spiattellata in tv, alla mercé dei complottisti.
Sentire Maura mandare messaggi in segreteria alla figlia, credendola ancora viva, non aggiunge nulla alle dinamiche del processo e serve solo per fare audience su un dolore inimmaginabile.
16 GIUGNO 2014: MASSIMO BOSSETTI
Il 16 giugno 2014, Massimo Bossetti, un muratore incensurato quarantenne di Mapello (Bergamo) viene arrestato per l’omicidio di Yara Gambirasio.
La docuserie intervista anche Marita Comi, moglie di Bossetti, che descrive gli anni del processo, le visite al marito in carcere e di come ha scoperto – in televisione – che il marito era stato arrestato.
La vita della donna è stata scandagliata da cima a fondo (le ricerche pornografiche che faceva con Massimo, i tradimenti) ed è normale provare empatia per Marita, sebbene la donna abbia sempre difeso il marito e non l’abbia mai abbandonato.
Ma come si è arrivati all’arresto dell’uomo? La prova regina per incastrare Bossetti è la presenza di un DNA nucleare sui leggings e gli slip indossati da Yara e analizzati da laboratori competenti.
Durante i tre anni dal ritrovamento del corpo all’arresto di Bossetti, viene effettuata una ricerca a tappeto su 25.700 abitanti di quelle zone che si sottopongono, volontariamente, a test di DNA.
Si scopre così una somiglianza tra il DNA di Ignoto 1 e Damiano Guerinoni, un giovane frequentatore della discoteca vicino al campo di Chignolo. Scavando nell’albero geneaologico e prelevando campioni di altro DNA, viene fuori che Massimo Bossetti è figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni e di Ester Arzuffi.
Con un finto posto di blocco, viene prelevato DNA da Bossetti che risulta un match perfetto ed Ignoto 1 ha finalmente un nome ed un volto.
Ovviamente Bossetti si professa innocente e continua tutt’ora; gli autori lo intervistano all’interno del carcere dove sta scontando l’ergastolo e, tra un pianto e l’altro, Massimo racconta la sua storia.
I PRESUNTI ERRORI GIUDIZIARI
Certamente il Pubblico Ministero Letizia Ruggeri ed i suoi collaboratori avrebbero potuto gestire meglio la situazione, evitando di cedere alle pressioni dei media (vedasi il video confezionato ad hoc, seppure basato su immagini e fotogrammi reali), ma il test del DNA è prova inconfutabile.
I kit scaduti, utilizzati per prelevare e analizzare il DNA, vengono usati come arma dalla difesa, non sapendo che un kit scaduto non può dare risposta sbagliata, bensì o la risposta corretta o nessuna risposta.
Nella docuserie, inoltre, vengono volutamente omessi altri punti a favore dell’accusa, come l’alibi falso fornito da Bossetti.
Il taglio proposto dagli autori è fortemente innocentista e cerca di sgretolare il castello di accuse mosse dal PM, appellandosi a lati oscuri ed altre piste alternative.
Naturalmente, chi è sempre stato innocentista continuerà ad esserlo, gli amanti dei complotti troveranno pane per i loro denti, senza fare lo sforzo di leggere tutti gli atti del processo (accessibili a tutti).
Inutile negare che ci siano stati dei passaggi macchinosi e non proprio chiari; rimane il fatto che il DNA di Massimo Bossetti è presente in maniera abbondante sugli slip di Yara Gambirasio e, questo, va oltre ogni ragionevole dubbio.
…THEM ALL!
Primo Episodio 1×01 | |
Secondo Episodio 1×02 | |
Terzo Episodio 1×03 | |
Quarto episodio 1×04 | |
Quinto Episodio 1×05 |
La valutazione positiva degli episodi e della docuserie in generale si basa su una qualità oggettiva della narrazione, delle interviste e del montaggio fluido ed incalzante. Il voto alto, dunque, non rispecchia in alcun modo l’accettazione, da parte dell’autrice della recensione, del taglio innocentista dato alla serie.
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.