Dopo i primi cinque episodi usati per raccontare i fatti del delitto di Perugia dal punto di vista di Amanda, con un focus particolare sull’incompetenza di chi ha svolto le indagini, sulla pressione esercitata dai poliziotti e dallo stesso Mignini e – soprattutto – sul carattere della Knox, la miniserie ora affronta il periodo dopo il processo.
Amanda Knox e Raffaele Sollecito vengono ritenuti colpevoli e condannati rispettivamente a 26 e 25 anni di carcere nel 2009; i due giovani riescono a vincere il processo di appello due anni dopo e tornano in libertĂ .
La Cassazione, però, decide di annullare questa sentenza, gettando nello sconforto più totale sia Amanda che Raffaele, ora in pericolo di tornare in prigione. Nel marzo del 2015, infine, si avrà la sentenza di assoluzione definitiva.
LA CONDANNA E LA RINASCITA
Il sesto episodio di The Twisted Tale of Amanda Knox si apre con la scena piĂą potente della serie: Amanda Knox ascolta la sentenza che la condanna a 26 anni di carcere. La sua reazione fisica – la vista che si annebbia, le gambe che cedono – è resa con un’intensitĂ viscerale che cattura perfettamente l’orrore di vedersi strappare via la vita a soli 23 anni.
Gli attori che interpretano la famiglia Knox offrono performance toccanti in questo episodio. Particolarmente memorabile è la scena con il padre Curt, dove entrambi si lasciano finalmente andare alle lacrime. Questi momenti dimostrano che The Twisted Tale of Amanda Knox ha tutte le carte in regola per essere uno studio psicologico potente sulla giustizia e l’innocenza.
La crescita personale di Amanda Knox (Grace Van Patten) da giovane donna distrutta a prigioniera consapevole rappresenta il cuore tematico dell’episodio. Il suo apprendimento dell’italiano, lo studio ossessivo del caso, le relazioni con le altre detenute: elementi narrativi potenti che donano profonditĂ emotiva. Quando Amanda tiene il discorso finale durante il processo d’appello, le parole sono intense e riflettono completamente il viaggio emotivo mostrato.
Amanda – forse per la prima volta – si mostra davvero se stessa, con le sue fragilitĂ ma anche con la sua determinazione di far prevalere la veritĂ sul castello di bugie costruite dall’accusa.
IL GRIDO DI RISCATTO DI AMANDA KNOX
La miniserie si concentra su questa “trasformazione” di Amanda anche per un motivo di riscatto personale della stessa Knox. Questo progetto, infatti, rappresenta la sua versione dei fatti, un suo grido liberatorio verso l’opinione pubblica (soprattutto quella italiana) che la considera, ancora ora, colpevole almeno di complicitĂ in omicidio.
Amanda sembra voler dire a tutti: “ecco come sono andate realmente le cose, ecco quello che mi avete fatto, quello che ho passato, quello che ho dovuto sopportare per colpa di un sistema giudiziario marcio e per un PM troppo pregiudizioso”.
Anche la condanna di Mignini per abuso di ufficio è funzionale a smantellare il lavoro dell’accusa, come se il modus operandi di Mignini fosse quello di focalizzarsi troppo su un colpevole ed accusarlo a tutti i costi, con tutti i mezzi – legali e non – del caso.
Nonostante il ruolo eccessivamente salvifico dato ad Amanda, la miniserie snocciola tutti gli errori giudiziari commessi durante le indagini e gli interrogatori; errori che sono realmente accaduti e confermati proprio dalla vittoria del processo d’appello.
IL RITORNO A CASA
Il settimo episodio, invece, si focalizza sugli anni successivi alla vittoria dell’appello. Sia Amanda che Raffaele – tenuto ancora sullo sfondo – tornano alle loro vite, anche se il trauma degli anni in prigione è difficile da superare.
Tornata a Seattle, Amanda deve fare i conti con una popolaritĂ estrema, che catalizza e attrae sia giornalisti, che minacce. La ragazza si sente spaesata e fatica a concentrarsi sul presente, essendo ancora traumatizzata da quanto accaduto.
La narrazione si concentra sulla fragilitĂ della Knox e sul modo in cui l’opinione pubblica continua a tartassare la ragazza, senza lasciarle la possibilitĂ di mettere una pietra sopra al passato.
L’ultima sequenza è emblematica in questo senso: Amanda ascolta la sentenza che la assolve in via definitiva – siamo a marzo 2015 – ma la Corte di Cassazione afferma che la Knox, in realtĂ , si trovava in Via della Pergola, la notte dell’omicidio.
Queste tre parole – “tu eri lì” – marchiano a fuoco la mente di Amanda che, nonostante si possa definire innocente e libera, indossa ancora le vesti di complice, di colpevole.
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Questi ultimi due episodi alzano decisamente l’asticella dello show, sia dal punto di vista del ritmo e della tensione narrativa, sia dal punto di vista della recitazione dei personaggi. Rimane un’ultima puntata per chiudere il cerchio con il fatidico incontro tra Amanda e Mignini.
