La seconda parte della seconda stagione di Mercoledì, disponibile su Netflix dal 3 settembre, rappresenta un’occasione mancata per la serie di Alfred Gough e Miles Millar. Dopo un avvio promettente con la prima metà della stagione, questi ultimi episodi mostrano chiaramente i limiti strutturali di un prodotto che, pur mantenendo un’estetica impeccabile, sacrifica la coerenza narrativa sull’altare dello spettacolo e del richiamo social.
Il fatto di dividere la stagione in due parti ha, purtroppo, spezzato il ritmo e la fluidità della narrazione, sottolineando ancora di più il divario tra i due capitoli. La prima parte della stagione, infatti, si dimostra più solida e meno raffazzonata rispetto a quest’ultimo slot di puntate.
UNA TRAMA CHE SI PERDE NEI PROPRI LABIRINTI
Il principale difetto di questa seconda parte risiede nella sua struttura narrativa confusa e sovraccarica. Gli sceneggiatori sembrano aver ceduto alla tentazione di moltiplicare i colpi di scena e le rivelazioni sul passato degli Addams, creando una rete di connessioni che risulta più artificiosa che organica. La rivelazione dell’identità di Slurp come Isaac Night, migliore amico di Gomez e fratello di Francoise Galpin, la madre di Tyler, rappresentano esempi di questa tendenza a forzare collegamenti che dovrebbero emergere naturalmente dalla storia.
Il ritmo narrativo oscilla tra accelerazioni improvvise e rallentamenti esasperanti, privando la serie di quella coesione che aveva caratterizzato i momenti migliori della prima stagione. Ogni episodio introduce nuove sottotrame che raramente trovano una conclusione soddisfacente, creando un effetto accumulativo che appesantisce invece di arricchire la narrazione.
Anche il cliff-hanger finale riguardante Ophelia Frump – mistero centrale della futura terza stagione – ingigantisce ancora di più questo senso di “matrioska” della trama, che continua a stupire ma in modo caotico e raffazzonato.
PERSONAGGI ALLA RICERCA DI IDENTITÀ
Uno degli aspetti più deludenti riguarda, inoltre, lo sviluppo dei personaggi. Mercoledì, interpretata con la consueta bravura da Jenna Ortega, mantiene il suo fascino iconico ma appare intrappolata in una struttura episodica che la riduce a detective di turno, costretta a risolvere un nuovo mistero a ogni puntata. Questo approccio verticale impedisce un reale approfondimento psicologico del personaggio.
Il rapporto tra Mercoledì ed Enid attraversa momenti delicati che avrebbero potuto essere esplorati con maggiore profondità, ma vengono sacrificati per fare spazio a nuovi characters. Agnes, la studentessa invisibile ossessionata dall’accettazione, rappresenta un’intuizione interessante ma rimane abbozzata, senza mai acquisire reale spessore.
La stessa coreografia preparata da Enid e Agnes, invece di conquistare lo spettatore, ha quasi un effetto fastidioso e cringe nel pubblico, così come l’assurdo ed evitabile story arch dello scambio dei corpi tra Buffy e Faith Mercoledì ed Enid.
IL CAST: PROFESSIONISMO SENZA SLANCI
Dal punto di vista interpretativo, il cast mantiene un livello professionale accettabile, ma raramente raggiunge picchi di eccellenza. Jenna Ortega conferma la sua capacità di incarnare perfettamente l’iconico personaggio, ma il materiale a disposizione non le permette di esprimere appieno le sue potenzialità. Emma Myers nei panni di Enid offre momenti convincenti, specialmente nelle scene che esplorano la sua trasformazione in Alpha.
L’unica vera eccezione è rappresentata da Steve Buscemi, che riesce a conferire al suo personaggio sfumature e intensità che spiccano nel panorama generale. La sua interpretazione dimostra come, con il giusto materiale, anche i ruoli secondari possano acquisire profondità e memorabilità.
Fa piacere, inoltre, rivedere la giunonica e algida Gwendoline Christie (Game Of Thrones) nei panni della defunta Preside Weems, ora diventata un sarcastico spirito guida per Mercoledì.
Il cameo di Lady Gaga come Rosaline Rootwood si rivela puramente ornamentale, una scelta di casting più orientata al richiamo mediatico che alle esigenze narrative. Nonostante l’indubbia presenza scenica, il suo ruolo rimane marginale e la nuova canzone “The Dead Dance” appare come un tentativo forzato di replicare il successo virale del ballo della prima stagione.
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Questa seconda parte della nuova stagione di Mercoledì rappresenta l’emblema di una serie che, pur avendo tutti gli elementi per brillare, preferisce disperdere le proprie energie in artifici narrativi e scelte poco convincenti. L’evidente orientamento verso un pubblico giovane e la ricerca del momento “virale” per i social media hanno finito per compromettere l’integrità narrativa dell’opera.
