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SanPa: Luci E Tenebre Di San PatrignanoTEMPO DI LETTURA 6 min

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Sanpa recensione

La nuova docuseries di casa Netflix, prodotta e sviluppata da Gianluca Neri e scritta dallo stesso in collaborazione con Carlo Gabardini (Olmo di Camera Cafè) e Paolo Bernardelli,  è diretta da Cosima Spender e sta suscitando aspre polemiche, spaccando l’opinione pubblica in due parti.
Nonostante le accuse di faziosità, al contrario dietro l’opera vi è un immenso lavoro di ricerca durato 2 anni e mezzo: 180 ore di interviste, 51 differenti archivi consultati e numerose interviste registrate a persone con opinioni variegate sull’operato della comunità.
Certo la totale imparzialità non appartiene a questo mondo, ma  è giusto sottolineare come venga dato ampio spazio a grandi sostenitori di San Patrignano come il figlio di Muccioli, ragazzi pienamente recuperati, Red Ronnie (imbarazzante in ogni sua frase), i Moratti (finanziatori del progetto). Il tutto senza contare i numerosi filmati dell’epoca dove l’ideatore della comunità esprime le proprie opinioni, in una sorta di difesa postuma.
Allo stesso tempo vengono intervistate diverse persone tra cui giudici, giornalisti ed ex ospiti del posto, nonchè parenti degli stessi che esprimono forti perplessità sulla realtà di San Patrignano, con un bilanciamento del tempo a disposizione per tutte le opinioni in campo.
Quindi il documentario può piacere o meno, si può essere d’accordo con una visione e con un’altra, ma una cosa è certa: nei limiti del possibile, SanPa è assolutamente un prodotto equilibrato che racconta una storia senza prendere vistosamente le parti di nessuno.

IL SALVATORE DEI TOSSICODIPENDENTI


Vincenzo Muccioli, proprietario di una piccola azienda agricola a Coriano in provincia di Rimini, all’improvviso decide di iniziare ad ospitare nella sua proprietà ragazzi alle prese con problemi di tossicodipendenza (all’epoca disprezzati e abbandonati dalla società e dalle istituzioni), secondo una precisa linea di condotta: amore e lavoro, cercando di recuperarli facendoli lavorare e prendendosi cura di loro in modo assolutamente gratuito.
Personaggio fortemente carismatico e particolare, amante dell’esoterismo, della parapsicologia e autodefinitosi medium, diede vita col tempo a una comunità sempre più grande, con un atteggiamento fortemente polemico con l’approccio standard della medicina tradizionale riguardo le persone con dipendenze così gravi.
Già nelle prime puntate emerge l’efficacia del montaggio, perfetto per la fruibilità del prodotto, con un alternarsi continuo tra interviste di persone coinvolte negli eventi narrati, estratti video di filmati dell’epoca e molte interviste a Muccioli stesso dove racconta la vita all’interno della comunità.
Nel giro di pochi anni la comunità di San Patrignano crebbe enormemente ottenendo vasto consenso e ingenti somme da parte di finanziatori privati, in particolar modo dai coniugi Moratti. Tuttavia la crescita incontrollata del numero di persone ospitate, senza un’adeguata struttura di medici, psicologi ed esperti del settore, portò all’applicazione di metodi fortemente controversi. L’esempio più palese è la reclusione dei casi più difficili e diversi tossicodipendenti che vennero legati con catene per impedirne la fuga, una situazione che portò un ospite della comunità a denunciare Muccioli che finì in arresto e sotto processo.

IL PRIMO PROCESSO E LA SVOLTA MEDIATICA


Il primo processo che lo vide condannato per sequestro di persona in primo grado ma assolto in appello, diede a Muccioli una popolarità enorme in tutto il Paese, per un procedimento legale che, al di là dell’esito, lo vide vincitore morale presso l’opinione pubblica, divenendo una delle persone più osannate di tutta l’Italia.
In un contesto di grave crisi della società italiana, l’idea di recuperare e reinserire gli ultimi non solo era vincente e moralmente apprezzabile, ma gli diede un credito enorme presso la popolazione.
Il documentario invita lo spettatore a riflettere, specialmente dopo il primo processo, con delle domande ricorrenti: fin dove ci si può spingere per salvare una vita? Quali sono i limiti? Si può aggirare la legge e ignorare la libertà individuale di una persona per salvarla? Muccioli con quale titolo si era autonominato, senza nessuna competenza specifica, terapeuta di questi ragazzi?
Le risposte a questi quesiti sono molto diverse a seconda degli intervistati ed il lavoro di Gianluca Neri e soci scava a fondo nella pieghe della realtà di questa immensa comunità di recupero, offrendo diverse interpretazioni allo spettatore che, a seconda della propria opinione, comincia ad avere un’idea sulla realtà di San Patrignano.

LA STAR DELLA COMUNITA’


Vincenzo Muccioli in breve tempo divenne uno dei personaggi pubblici più importanti del Paese, corteggiato dai partiti politici e ospite fisso dei più importanti programmi televisivi nazionali, ispirando addirittura la “Legge Iervolino- Vassalli” del 1990, che equiparava le droghe leggere a quelle pesanti, ma permetteva agli arrestati di scegliere se essere reclusi o andare in una comunità di recupero.
Le entrate della comunità, ormai una vera e propria azienda articolata in diversi settori, divennero enormi con la produzione di innumerevoli prodotti e una scuderia di cavalli tra le più importanti al mondo, per un centro di recupero ormai immenso che veniva gestito attraverso gruppi di lavoro chiusi tra loro, con un capo settore a controllare i ragazzi, dove ogni gruppo rappresentava una piccola comunità all’interno della comunità stessa
È nel corso della terza puntata che la docuserie decolla definitivamente, calcando la mano sulle numerose contraddizioni presenti all’interno, visto che nei primi due episodi Muccioli sembrava avere un consenso quasi unanime: emergono i primi dissapori tra i suoi collaboratori storici, inizia l’epidemia di AIDS che dilaga all’interno della comunità, vi sono 2 suicidi in 2 giorni, senza dimenticare il famoso omicidio Maranzano, focus narrativo della quarta puntata.

IL SECONDO PROCESSO ED IL DECLINO


Le numerose giravolte su quanto sapesse o meno dell’omicidio Maranzano, la celebre cassetta registrata di Delogu, le violenze nascoste che emergono in numero sempre maggiore e i mass-media che iniziano a osteggiarlo apertamente: il secondo processo rappresenta per Muccioli l’inizio del declino, per uno di uno dei personaggi più affascinnati, discussi e divisivi dell’Italia contemporanea. Anche dopo la sua misteriosa morte raccontata nell’ultimo episodio.
La docuserie di casa Netflix ha l’innegabile merito di raccontare una storia così complessa e articolata sotto molteplici punti di vista, non annoiando mai lo spettatore e senza forzare la narrazione verso un determinato giudizio sull’operato della comunità di San Patrignano. Si sottolineano le enormi mancanze dello Stato e delle istituzioni a cui la comunità, nel bene e nel male, ha sopperito riuscendo ad aiutare migliaia di tossicodipendenti, compiendo gravi errori ma salvando anche innumerevoli vite.
Un lavoro di grande importanza di cui si possono o meno condividere i messaggi trasmessi ma non si può negare l’egregia qualità del racconto, l’ottimo comparto tecnico e una volontà, quasi impossibile, di rimanere neutrali facendo parlare i protagonisti della storia, senza intrusioni.

… THEM ALL!


Nascita 1×01
Crescita 1×02
Fama 1×03
Declino 1×04
Caduta 1×05

 

Una docuseries splendida che ha il merito di far riflettere lo spettatore su uno dei temi più importanti della società e allo stesso tempo racconta una storia veramente interessante, mostrando una spaccato della società italiana dell’epoca. La valutazione non può che essere il massimo dei voti, per un prodotto originale che sicuramente spicca nell’immenso catalogo di casa Netflix.

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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.

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