Hanno Ucciso L’Uomo Ragno 1×01 – Episodio 1TEMPO DI LETTURA 3 min

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In quest’ultimo periodo, si sta facendo largo una certa nostalgia nei confronti degli anni ’90. Si sta quasi sovrapponendo a quella per gli anni ’80, man mano che gli anni passano. Sembra sensato, quindi, dedicare una serie tv agli 883, una delle più significative band del periodo e al loro primo, grande successo, appunto Hanno Ucciso L’Uomo Ragno.
Se ne incarica il regista Sydney Sibilia, che aggiunge questo lavoro per Sky al suo curriculum, dopo la trilogia di film Smetto Quando Voglio e Mixed by Erry. Qui Sibilia è anche sceneggiatore e produttore, in tandem col fidato socio Matteo Rovere. I protagonisti invece sono Elia Nuzzolo e Matteo Giuggioli, rispettivamente nei ruoli di Max Pezzali e di Mauro Repetto. Proprio dal loro incontro, fra i banchi di un liceo pavese, è partita l’avventura degli 883.

DA GRANDI COINCIDENZE NASCONO GRANDI BAND


La “leggendaria storia” della band è narrata con uno stile dinamico e scanzonato, attraverso una serie di coincidenze incastrate l’una nell’altra. Come fosse una ricetta di cucina. Gli ingredienti sono una bocciatura di Pezzali – dovuta alla scoperta della musica punk – da cui è nato l’incontro con una dolce fanciulla annoiata, durante un’estate in punizione. Punizione consistente nel dover lavorare nel negozio di fiori dei genitori, compreso servizio funerali, a causa della bocciatura di cui sopra.
Il non seguire un rigoroso ordine cronologico conferisce brio alla narrazione e fa quasi perdonare anche una grossa “licenza poetica”. Stando a quanto è scritto, infatti, la vicenda inizia nel 1989, con Max che deve ripetere l’ultimo anno di liceo. Max però è nato nel 1967, quindi qualcosa non quadra. I tempi però tornano quando Pezzali incontra Maria De Filippi, anche lei pavese. Era l’epoca in cui la futura pontefice della tv italiana aveva appena iniziato la sua relazione con Maurizio Costanzo e riceveva fiori in continuazione. Il fiuto che l’ha poi portata a ideare e gestire programmi come Amici ha anch’esso una parte nel successo degli 883.

DUE DISCOTECHE MA DA ALLORA HANNO CHIUSO 106 FARMACIE


La città di Pavia è coprotagonista della storia. Appare provinciale e soffocante, soprattutto agli occhi di un ragazzo innamorato perdutamente della musica punk. Non solo: viene subito introdotta la figura del giovane Einstein, il quale si trovò a Pavia da giovane, anche lui per punizione. Per fortuna, questo non gli impedì di gettare le basi della teoria della relatività. Quasi sicuramente, non è un caso se per la sigla non è stata scelta la canzone eponima, ma un’altra proveniente dallo stesso album, cioè Con Un Deca. Lì si parla proprio di sogni di gloria che si scontrano con la vita di provincia, con le sue ristrettezze fisiche e mentali.
In effetti, se il ponte coperto sul Ticino fa la sua figura, i vicoletti lastricati fanno molto Medioevo. Che non sarebbe neanche un male, se solo questo patrimonio venisse valorizzato nel modo giusto. Per i fan della band, comunque, resta il piacere di ritrovare, fra una scena e l’altra, indizi su come siano nate alcune delle più famose canzoni degli 883. Ad esempio, c’è il momento in cui Max torna a casa all’alba dopo una notte in discoteca, o il fatto che il vecchio amico si chiami Cisco.
Valore aggiunto: queste scene vengono presentate nel modo giusto, senza inutili sottolineature. Sarebbero troppo per chi già sa e troppo poco per chi non sa.

ARRIVA MAURO REPETTO


La puntata raggiunge l’ut gaudioso nel finale, con l’incontro tra Pezzali e Repetto. Mauro è estroverso tanto quanto Max è timido. Proprio quello che ci vuole per fare esplodere, per portare al pieno successo, tutto il materiale accumulato dal giovane Pezzali. Più in piccolo, la scena finale porta a degna conclusione tutto quanto costruito nei 50 minuti circa di durata dell’episodio. La figura di Mauro, però, verrà meglio approfondita nella prossima puntata.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Ritmo scanzonato
  • Il ponte coperto sul Ticino
  • Citazione di Einstein
  • La licenza poetica nella cronologia 

 

Il prodotto si rivela divertente e fruibile. L’idea di presentare tutto come una gran sequenza di coincidenze si rivela vincente. Concorda con l’immagine di una band il cui successo è dovuto in larga parte al saper rappresentare le storie di una larga parte dei giovani di quel periodo (e non solo). LLa serie deve solo continuare su questi binari.

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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