The Office (Australia) 1×01 – IRLTEMPO DI LETTURA 3 min

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The Office Australia 1x01 Recensione PilotProbabilmente tutti oggi conoscono The Office. Quel fenomeno culturale che ha fornito vagonate di meme all’internet, riesploso sull’onda lunga durante la pandemia in maniera molto simile a quanto accaduto per Boris. Non è un caso allora che per entrambe, terminata la pandemia, si è ricominciato a parlare di sequel/reboot/spin-off. E nello specifico si parla di The Paper, spin-off autentico del The Office made in USA con Steve Carell.
Sì, perché probabilmente molti saranno a conoscenza del fatto che The Office è in realtà un remake di un omonimo show televisivo britannico con e di Ricky Gervais. Forse quasi nessuno sa, invece, che di The Office, nel mondo, ne sono stati prodotti ben tredici. The Office è infatti divenuto un format e la versione statunitense non è stata nemmeno il primo remake (viene cronologicamente prima la versione tedesca: Stromberg). Ed oggi, ben ventitré anni dopo, arriva anche la versione australiana, con Felicity Ward nelle vesti di una nuova simil-Michael Scott.

UN REMAKE PEDISSEQUO…


Si può partire subito analizzando gli aspetti negativi di un prodotto che sta raccogliendo parecchie recensioni contrarie sul web. È vero, è praticamente una brutta copia del The Office americano. I personaggi protagonisti sono uguali ai famosi Michael, Jim, Dwight, Pam. La visione del pilot per lo spettatore è un’esperienza che si riassume in un continuo meme di DiCaprio in C’era Una Volta a… Hollywood, indicando lo schermo ogni volta che si rivede la versione australiana di un personaggio noto.
Sono state un po’ rimescolate le carte in tavola, la nuova Pam non sta alla reception ma è già venditrice, mentre la nuova Dwight (che ora è una lei) è alla reception al posto della nuova Pam. Ma il succo non cambia, sembra di vedere le stesse dinamiche e le stesse gag condotte da personaggi con volti diversi, e a cui lo spettatore non si è mai affezionato. Anzi, si ottiene quasi l’effetto opposto, in cui i nuovi personaggi sembrano quasi quei genitori adottivi che cercano in ogni modo di sostituire il vero papà o la vera mamma, sforzandosi di essere divertenti in ogni modo.

… RIMODERNIZZATO


Allo stesso tempo, però, bisogna dare qualche merito a Julie De Fina e Jackie van Beek, le due showrunner, che sono riuscite a teletrasportare in maniera efficace l’impianto narrativo creato vent’anni fa da Ricky Gervais ai giorni nostri. L’azienda cartiera è divenuta molto più credibilmente un’azienda di packaging, ci sono le Zoom con gli sfondi per nascondere la reale ubicazione della persona, così come lo smart working, il tema del momento.
Hannah, la manager della Flinley Craddick, riceve dalla sede centrale la notizia che l’ufficio sarà a breve smantellato, costringendo tutti a lavorare da casa. Una minaccia per la moderna Michael Scott, ma anche per l’esistenza dello show, ed è da questo incipit – anche piuttosto azzeccato – che parte The Office Australia. Un segnale che indica che le idee ci sono anche, basterebbe avere più coraggio per staccarsi dal “fratello maggiore”, senza cercare di scimmiottarlo.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Le battute strappano comunque qualche sorriso
  • La modernizzazione delle vicende d’ufficio, come lo smart working
  • Il Quiz a premi via Zoom
  • Personaggi fotocopia della versione USA
  • Attori meno carismatici della versione USA che cercano di scimmiottarli

 

Non è un tonfo enorme come si legge un po’ ovunque, ma sembra quasi essere un’operazione fan-made in cui ci si interessa più nel ricreare e ricercare quelle dinamiche Jim-Pam-Dwight piuttosto che nel creare nuovi characters. Quel coraggio che aveva, ad esempio How I Met Your Father – sempre apprezzato su questi lidi – in The Office Australia sembra mancare. Il voto non scende sotto l’insufficienza per la capacità di riuscire a strappare qualche sorriso, ma così non si va da nessuna parte.

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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.

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