The Penguin 1×04 – Cent’AnniTEMPO DI LETTURA 5 min

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The Penguin 1x04 Recensione“Look at everyone. I believe the last time we were all together was my father’s birthday 10 years ago. I’m sure you all remember that night. I know I do. As you all know, I was stuffed in Arkham State Hospital for a decade convicted of murdering seven women. […] I’ve had a lot of time to reflect. And I have to say I was genuinely surprised at how many of you wrote letters telling the judge that I was mentally ill, like my mother. Not that the judge needed much convincing. My father saw to that. Still, I trusted you. I loved you. And yet, not one of you tried to help me. Except for my brother, the man you all flew in to mourn. And you know, the real thorn in my side is that, unlike everyone here I was innocent. I mean Jesus Christ, Milos has a higher body count than I do. I know you’re all anxious for me to leave. No one has been shy about that. I’d really hoped that it would be different. But I understand. I don’t fit into this family anymore. So, tomorrow, I’m starting a new life. For the first time, I have hope. To new beginnings. Cent’anni.”

Fino al terzo episodio, The Penguin poteva essere considerato come uno show di alta qualità, senza dubbio uno dei migliori del 2024. Dopo la quarta puntata, il giudizio deve essere leggermente rivisto. Oltre alla qualità, infatti, si rende necessario inserire un altro attributo fondamentale: l’ambizione.
Quante serie tv avrebbero deciso di far fuori – dopo soli quattro episodi – un buon numero dei personaggi mostrati finora? Considerando anche, per di più, che non si tratta di semplici personaggi secondari, bensì del 90% della famiglia Falcone. Ovviamente, la distanza tra scelta coraggiosa e salto nel vuoto è sottile, ma finora The Penguin ha mostrato di saper rispettare le attese.

THE HANGMAN


Al netto della scena iniziale e di quella finale, l’intero episodio si compone di una lunga sequenza di flashback che mostrano il passaggio di Sofia Falcone da figlia prediletta del boss a prigioniera rinchiusa 10 anni ad Arkham per dei crimini che ha commesso suo padre.
All’interno dell’universo narrativo di Batman, sono esistite delle saghe in cui Sofia era effettivamente The Hangman (in quel caso, le vittime erano agenti della Gotham P.D.). In questo caso, invece, lei era il più classico dei capri espiatori, incastrata da suo padre per farle pagare il prezzo di 7 omicidi da lui commessi, tra cui quello della moglie.
In questo contesto, quello che emerge è in primis la totale fabbricazione delle passate vicende di salute mentale di Sofia e di sua madre. Inoltre, il racconto della vicenda getta una luce diversa anche sul personaggio di Alberto. Durante la lunga sequenza iniziale del pilot, infatti, l’altro figlio di Carmine aveva mostrato il suo lato peggiore nel dialogo con Oswald. Nel momento in cui Sofia era stata arrestata, invece, Alberto è stato l’unico a rimanere al fianco della sorella e a non corroborare le menzogne di suo padre.

IL TRADITORE


Seppur il minutaggio a lui dedicato sia stato limitato, la figura di Oswald Cobblepot è stata presente per gran parte dell’episodio. Il motore che ha innescato l’arresto di Sofia e la sua successiva detenzione, infatti, è rappresentato da Oz che informa Carmine Falcone dei dialoghi tra sua figlia e la giornalista del Gotham Gazette.
In merito a questo primo tradimento, l’aspetto da sottolineare è che probabilmente Oswald si sia rivolto a Carmine perché, dopo aver parlato con Summer Gleeson, Sofia gli aveva detto che lui era solo un autista e nessuno aveva interesse ad ascoltare le sue opinioni. Per una persona profondamente insicura e meschina come Oz, ciò è quanto basta per tradire una persona con cui si lavora.
Il secondo tradimento, quello più recente, è invece la miccia che fa escogitare a Sofia il piano per uccidere tutta la sua famiglia, ad eccezione di Johnny Viti. Oswald si era ri-presentato da lei spacciandosi per un amico dell’unica persona a cui lei tiene davvero, ossia Alberto. Grazie alla sua innata capacità di mentire, era riuscito a convincerla che il suo unico scopo fosse quello di aiutarla a realizzare il sogno di suo fratello. Le bugie, però, non durano per sempre, ed era inevitabile che si scoprisse il castello di menzogne costruito dall’ex autista. Anche in questo caso, inoltre, occorre sottolineare il coraggio dello show, che ha deciso di smascherare l’intero piano di Oz dopo pochi episodi. Sono passate quattro puntate, ma sostanzialmente è come se sia già finita una stagione.

CENT’ANNI


La protagonista assoluta è senza dubbio Sofia Falcone, grazie anche all’ottima interpretazione di Cristin Milioti. Senza un’adeguata performance attoriale, infatti, sarebbe stato molto più complesso rappresentare il passaggio da ragazza entusiasta e affezionata alla famiglia a spietata mente criminale che mette in atto lo sterminio dei suoi parenti senza battere ciglio.
Al termine della – molto ben realizzata – scena finale, quello che si presenta agli spettatori è uno scenario completamente diverso rispetto all’inizio dell’episodio. Sofia sa che è stato Oswald a far fuori suo fratello. L’unica persona a non essere stata uccisa è Johnny Viti, che di certo non è stato risparmiato da Sofia perché gli vuole bene. Probabilmente, la strategia di Sofia è mantenere Johnny come suo vice, al fine di garantirsi legittimità con i vari capi della famiglia e mantenere la continuità operativa delle varie attività criminali.
D’altro canto, Oswald Cobblepot è solo e chiuso all’angolo. Sofia ha preso il comando della famiglia e vorrà ucciderlo come vendetta per Alberto. Di conseguenza, anche l’affare con la Triade è ora fuori dal suo controllo. Per di più, anche la famiglia Maroni ha scoperto il suo doppio gioco. L’unico rimasto al suo fianco, dunque, è Victor.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’intera sequenza di flashback
  • Un’ottima interpretazione di Cristin Milioti
  • Il passaggio di Sofia da figlia preferita a capro espiatorio
  • Carmine Falcone è The Hangman
  • La vendetta finale di Sofia
  • Lo smascheramento delle bugie di Oswald
  • Il personaggio del dottor Julian viene usato in maniera un po’ troppo strumentale quando c’è bisogno di incanalare la trama in una certa direzione

 

Un altro episodio di altissimo livello per The Penguin. Poco altro da aggiungere.

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