The Penguin 1×03 – BlissTEMPO DI LETTURA 3 min

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The Penguin 1x03 recensioneSe avete la pulsione di sbirciare il voto di una recensione prima di cominciare a leggerla, allora potreste forse essere un po’ interdetti dal Thank dato a questo episodio rispetto al magari più meritato Bless. La realtà è che “Bliss”, pur essendo un’ottima puntata che brillerebbe in qualsiasi serie mediocre, si posiziona un gradino sotto i due ottimi episodi (“After Hours“, “Inside Man“) che l’hanno preceduta.
E la “colpa” è di Victor visto che l’episodio è tutto dedicato a lui.

Johnny Viti:People keep the Penguin around as entertainment, because everyone knows you’re a goddamn joke.

L’EPISODIO VICTOR-CENTRICO


Nella scorsa recensione si era discusso di come il character di Victor fosse stato creato ad hoc per lo show (e quindi non tratto dai fumetti) con lo scopo di permettere a Oz di esprimere i propri pensieri e la sua strategia contro i Falcone; dopo la visione di questa puntata si conferma quanto detto precedentemente e si aggiunge alla lista di attività del curriculum di Victor anche quella di killer e braccio destro perchè con il finale di puntata ora la posto in gioco si è decisamente alzata.
Concedere una puntata per creare maggior background dietro il personaggio di Victor ha senso anche perchè, a questo punto della storia, è evidente che acquisterà maggior spessore nella narrazione delle prossime 5 puntate. Noelle Valdivia, sceneggiatrice dell’episodio, fa un ottimo lavora mostrando fin da subito un flashback con l’inondazione, frutto delle bombe messe dall’Enigmista, vista dal punto di vista di Victor. Non servono molte parole, anzi, basta qualche istante e si può capire ancora meglio come il ragazzo abbia perso i genitori e come sia finito a lavorare per Oz.
Però, volendo trovare un difetto (senza sforzarsi troppo), The Penguin è ambientato solo una settimana dopo gli eventi di The Batman, il che pone alcune domande circa la mancanza di sofferenza di Vic che ha letteralmente visto la sua famiglia morire annegata. Il character non sembra soffrire in alcun modo, nè in questa puntata, nè nelle precedenti e questa è una mancanza che avrebbe avuto senso a distanza di sei mesi o un anno, ma non può essere giustificata dopo una settimana.

Oz:Sixty years ago, two Sicilians jizzed all over the toe of that boot, now I’ve got three dozen Falcones breathing down my neck.

SONO GIÀ SALTATE TUTTE LE COPERTURE


Bisogna dare atto alla showrunner Lauren LeFranc: ha coraggio.
Ha coraggio perchè è riuscita a sovvertire le regole non scritte della serialità che volevano, dopo lo scorso episodio, almeno tre o quattro puntate focalizzate sulla rinnovata alleanza tra Oz e Sofia. Invece, oltre a enfatizzare più e più volte il fatto che questa non sia un’alleanza alla pari, il nuovo equilibrio viene completamente distrutto nel giro di un episodio con gli ultimi cinque minuti che danno una sferzata di adrenalina importante. Non solo i Maroni ora non credono più a Oz, ma è saltata (o salterà a brevissimo) anche la fiducia che Oz aveva faticosamente guadagnato con Sofia.
Sarà molto interessante osservare cosa LeFranc abbia preparato per i prossimi episodi perchè a questo punto ci si trova in un territorio inesplorato dove nuove alleanze e guerre tra gang possono nascere e morire in ogni istante, ed è un bellissimo e coraggioso modo di fare tv.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Ottimo flashback iniziale che aiuta a tridimensionalizzare Victor
  • La relazione tra Sofia e Oz  vale da sola il prezzo del biglietto
  • Oz che protegge Vic al ristorante
  • Tutta la scena con Viti fa bene al cuore
  • Sceneggiatura, interpretazioni e regia sempre ineccepibili
  • Totale assenza di lutto in Vic nonostante il flashback e una distanza temporale di circa una settiamana che rende tutto poco credibile
  • Prevedibile “pacco” di Vic alla stazione degli autobus

 

“Bliss” segna un leggerissimo (e trascurabile) calo in una stagione che sembra praticamente impeccabile finora. Era giusto segnalare la differenza con gli scorsi episodi ma qui si sta sempre parlando di una serie che è chiaramente di ottima fattura.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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