Ringraziando gli dei e le dee della serialità televisiva, il secondo episodio di The Penguin continua sulla scia dell’intensità e della qualità visti nel pilot, nonostante il cambio di sceneggiatrice, con Erika L. Johnson che prende il posto della showrunner Lauren LeFranc.
Molte cose potevano andare storte in questo secondo episodio, proprio per l’usanza di abbassare il ritmo in quasi tutte le 1×02 della storia del piccolo schermo, ed invece “Inside Man“ si conferma altrettanto avvincente, tenendo il pubblico incollato allo schermo per quasi 60 minuti che passano senza fatica. Segno di una sceneggiatura solida e un cast che continua a confermarsi come impeccabile.
L’episodio fa sbavare gli spettatori con una serie di voltafaccia e doppi giochi di Oz che si barcamena tra i clan mafiosi dei Falcone e Maroni, mantenendo alta la tensione anche in mancanza di azione pura, proprio per il pericolo che il protagonista dello show continua a provare. Il personaggio di Oz, interpretato da un Farrell in stato di grazia, si dimostra un vero e proprio maestro della manipolazione, dimostrando più volte di essere in grado di camminare sull’orlo di un precipizio senza mai cadere. Quello che si ha di fronte è chiaramente un Oswald esperto e navigato, ma anche ambizioso e frustrato, più audace e calcolatore rispetto a quanto ci si potesse attendere, ed è una piacevolissima sorpresa perché non era affatto scontata.
C’È UN NUOVO DINAMICO DUO IN CITTÀ
Sia Colin Farrell che Cristin Milioti offrono delle interpretazioni straordinarie, riuscendo a elevare la serie con due performance che si preannunciano già da Emmy e Golden Globe. Farrell, nonostante il pesante trucco e le protesi che rendono il suo Pinguino visivamente inquietante ingombrante, riesce a trasmettere un carisma oscuro, fatto di manipolazioni sottili e una minaccia costante. Milioti, invece, si rivela una sorpresa difficile da prevedere, rubando molte delle scene con la sua Sofia Falcone: il suo sguardo perennemente in bilico tra vulnerabilità e “posso ucciderti in qualsiasi momento, lo so io e lo sai anche tu” fa un buon 80% del lavoro. Grazie a una mimica facciale perfetta e uno sguardo glaciale, riesce a incarnare perfettamente una donna psicopatica, pericolosa e al tempo stesso calcolatrice. La sua alchimia con Farrell è palpabile e i loro scambi sono tra i momenti più intensi dell’episodio che valgono da soli la visione.
E a tal proposito, uno dei punti focali è proprio la dinamica sempre più intricata tra Oz e Sofia Falcone. Il loro rapporto subisce una svolta sorprendente nel finale, con un’alleanza proposta proprio da Sofia che, ormai ai margini delle decisioni del suo clan, si trova costretta a fare una mossa che potrebbe essere anche vista come disperata. Quest’alleanza segna una svolta significativa nella narrazione e sembra porre le basi per la futura scalata del Pinguino nei prossimi episodi.
C’È UN NUOVO MENTORE IN CITTÀ
Prima di chiudere, bisogna menzionare doverosamente la trama secondaria che coinvolge Oz e Victor, visto che offre un interessante spunto di riflessione.
Victor commette il suo primo errore, ma invece di reagire violentemente (si, ok, butta Victor in una fossa e lo minaccia di morte, ma Oz tutto sommato gli vuole bene), Oz mostra una sorprendente umanità nei suoi confronti. Questo atteggiamento suggerisce che Oz possa vedere in Victor una versione più giovane e inesperta di sé stesso, creando una dinamica inaspettata, e fa piacere constatare come il rapporto tra i due si stia solidificando tra alti e bassi.
Non è ancora chiara la direzione che Lauren LeFranc voglia dare a questa relazione ma per ora è un buon modo per permettere a Oswald Cobb di parlare e raccontare indirettamente al pubblico le sue intenzioni. Non è da escludere che questo sia l’unico utilizzo/scopo di Vic, ma anche se lo fosse basterebbe a giustificare la sua creazione ad hoc per la serie, visto che non esiste una sua controparte fumettistica.
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“Inside Man” mantiene alto lo standard qualitativo della serie, preparandosi a sviluppare ulteriormente il viaggio di Oswald Cobblepot verso il potere. I quasi 60 minuti di questo episodio volano, confermando che The Penguin sia una serie che sta consolidando un mondo (mafioso) piuttosto complesso, fatto di intrighi, doppi giochi e anche di una certa storia/mitologia che deve essere tenuta in conto. È difficile non amare quest’atmosfera cupa, i personaggi e i complessi giochi di potere che ci sono all’interno della famiglia Falcone, francamente superiori anche le più rosee aspettative per ora.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.