Questa coppia di episodi, che precede l’ultimo trittico finale, riflette tutta la bontà dell’operazione How I Met Your Father. In questi lidi lo si è ripetuto, non a caso, più di una volta e adesso che anche questo secondo capitolo sta volgendo al termine, portandosi dietro un bilancio più che positivo, si può dire senza indugi che la serie targata Hulu possiede tutto ciò che un buon remake dovrebbe avere.
Se i pregiudizi iniziali sono stati scongiurati ormai da tempo, ciò che più sorprende è proprio la sua altissima continuità, tanto nel suo gioco di rivisitazioni dei generi con la “serie madre” (mai definizione fu più giusta), quanto e soprattutto nella modernizzazione dei suoi temi e concetti cardini.
SYMPHONY OF ILLUMINATION
Proprio il rovesciamento di genere, che fa da punto di partenza dell’intera serie con il narratore Ted sostituito dall’altrettanta problematica ed emotivamente confusa Sophie, arriva ora a colpire anche i co-protagonisti. Fulcro di “The Jersey Connection”, specie nel finale, è l’impossibilità del rapporto tra Charlie e Valentina, per via del rifiuto di lui di avere figli. Una rottura che ricorda, all’inverso appunto, quella di Ted e Robin, dove quest’ultima impersonava la donna in carriera che non voleva mettere su famiglia per esigenze professionali.
Proprio come in How I Met Your Mother, a delle differenze sostanziali ed evidenti in termini di personalità e di carattere, la coppia “impossibile” presenta sullo schermo una chimica invidiabile, rendendo così ancor più drammatica la loro separazione. Motivazioni differenti, quelle di Charlie e Robin, pur con risultati simili, a testimoniare ancora la pluralità di soluzioni offerte da questo remake. E, anche in quest’occasione, ecco tornare le vibes dello show originale, in quel misto struggente tra drama e comedy ottimamente interpretato da Tom Ainsley e Francia Raisa, nel loro confronto conclusivo carico di occhi lucidi, per il personaggio quanto per lo spettatore. Chissà, a questo punto, se pure la loro storia avrà uno sviluppo altrettanto intenso e complesso: Robin, in fondo, per uno spietato scherzo del destino passa dal non volere avere figli all’impossibilità di poterli concepire, in uno degli episodi più toccanti dell’intera serie; per finire a fare da madre ai figli di Ted in seguito alla tragica scomparsa di Tracy, in quel series finale ancora oggi ampiamente discusso.
Il mix tra comicità e tragedia colpisce così anche altre storyline di puntata, che per ironia della sorte sono ambientate in quella regione adiacente a New York che il “franchise” ha più volte preso in giro, ovvero il New Jersey, che dà il titolo all’episodio. È infatti qui che viveva Stella, la donna che abbandonò Ted all’altare, nonostante il protagonista avesse ormai accettato, a malincuore, di andarci a vivere, per amore di lei. È in un piccolo locale del New Jersey che Jesse si esibisce segretamente, sfogandosi contro i suoi colleghi, venendo ingloriosamente beccato da uno di essi (e poi da un’incredula Sophie). Ma è soprattutto dove, in direzione contraria, Rachel sta cercando un appartamento, per sfuggire al rapporto per lei “soffocante” con Ellen. Un’altra rottura, decisamente più inaspettata, si registra sul finire di puntata, forse meno commovente della precedente ma altrettanto importante per il percorso della ragazza che, in effetti, era in un momento abbastanza “statico” rispetto agli altri.
LAST CIGARETTE EVER
Ma come detto più volte, How I Met Your Father ha soprattutto il merito di sapersi illuminare di vita propria, specie nel rapporto con la moderna attualità. Quello della dipendenza dai social network sarà pure un tema abbastanza scontato in questi tempi, eppure al tempo stesso diventa il pretesto di mostrare come il mondo è cambiato tra le due serie, dando vita a gag e trame per forza di cose diverse e nuove rispetto all’originale.
Viene da pensare, ad esempio, come Barney avrebbe sfruttato le innumerevoli potenzialità di Tinder, per dirne una. Oppure, al contrario, come tante sue trovate non avrebbero avuto la stessa efficacia, come succede a Jesse che senza il suo caro supporto tecnologico perde tutta la sicurezza con l’altro sesso (va registrata, in quest’occasiona, l’ottima new entry della collega Parker che sembra possedere la giusta dose di follia). Rinnovate opportunità, insomma, puntualmente colte dagli altrettanto nuovi autori, ad ennesima dimostrazione della “necessità” di questa operazione.
Ciò che infatti questa serie riesce a cogliere maggiormente è proprio il discorso generazionale. L’uso degli NSYNC (storica boy band nella cui formazione vantava la presenza della futura star hollywoodiana Justin Timberlake) come special guest di puntata, a far impazzire di giubilo Sophie e Val (nonché Sid, in seconda battuta), riflette infatti quel gusto per la cultura pop anni ’90 di cui la serie è impregnata (e sicuramente poco comprensibile per la Gen-Z), naturalmente a partire dalla scelta della sua protagonista, ovvero la mai dimenticata Hillary Duff aka Lizzie McGuire.
How I Met Your Father parla ai trentenni, ossia ai coetanei dei protagonisti, in maniera molto più incisiva e soprattutto reale di quanto facevano Ted & co., specie dal punto di vista professionale (anzi, più che altro, nella crisi che circonda la maggior parte dei personaggi) e soprattutto “social”, appunto. Se la sfida di gruppo, una volta, poteva essere quella dello smettere insieme di fumare, in una concezione quindi maggiormente “senza tempo”, qui diventa qualcosa di decisamente più radicato alla contemporaneità. La veste surreale e parodistica che ha sempre caratterizzato la comicità della serie è sicuramente rimasta (vedasi tutta la storyline di Charlie ed Ellen, con i suoi risvolti sempre più estremi), ma i problemi e le idiosincrasie dei personaggi sono sempre più concreti (ancora, l’ossessione di Ellen per Rachel, per cui lo smartphone diventa un mezzo vitale). “Out Of Sync” diventa così la rappresentazione di come lo show abbia trovato il proprio target di riferimento e di come, adesso, voglia solo divertirsi con esso.
A simbolizzarlo, su tutti, è il suo giocare pure con l’ovvia lezione morale del “ritrovare il contatto col prossimo”, come si vede nell'”illuminazione” raggiunta da Sophie e Val alla festa, completamente dimenticata nell’istante della restituzione dei telefoni. Alcun insegnamento viene recepito dai protagonisti da questa faticosa privazione, esattamente come è accaduto quotidianamente nella vita di tanti loro coetanei: semplicemente un finale perfetto.
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Dopo aver trovato la propria identità, How I Met Your Father trova anche il suo pubblico. E considerando che tutta l’industria dell’intrattenimento sembra voler guardare esclusivamente alle generazioni più giovani, ecco un altro motivo per dire “finalmente”.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.