Ogni tanto Netflix si pregia di proporre anche prodotti ambiziosi, molto ambiziosi.
Uno di questi è One Hundred Years of Solitude, trasposizione del romanzo Cent’anni di Solitudine, considerato il capolavoro dello scrittore colombiano Gabriel Garcia Marquez. Appunto in Colombia si sono svolte tutte le riprese, per la regia di Alex Garcia Lopez e Laura Mora.
In questi giorni, è arrivata sulla piattaforma la prima stagione, di otto episodi. Ne è già stata annunciata una seconda, prevista per l’anno prossimo, con cui completare la narrazione di tutte le vicende narrate nel libro.
In effetti, la storia abbraccia diversi decenni e più generazioni della famiglia Buendia, fondatrice del villaggio di Macondo, sito in un imprecisato punto del Sud America. Tante figure, spesso con lo stesso nome, le quali compongono un arazzo estremamente variegato e complesso.
LA LEGGE DEL DESIDERIO
Tutto comincia quando José Arcadio Buendia si innamora di Ursula Iguaran, sua prima cugina. La troppa consanguineità significa rischio di figli deformi, anzi mostruosi. Si aggiunge poi un omicidio e questo porta i due a fuggire dal loro paese, a capo di una carovana che desidera arrivare al mare, mai visto.
L’oceano verrà raggiunto solo molto tempo dopo, non prima di avere fondato e fatto prosperare la già citata Macondo (nome apparso in sogno a José Arcadio).
Da questo si comprende l’altra grande sfida di questa trasposizione, ritenuta per decenni impossibile: essere all’altezza dell’opera a cui si deve la definizione stessa di realismo magico. Sfida vinta, almeno nei primi due episodi.
L’inizio, infatti, non è particolarmente accogliente per lo spettatore, con la visione del villaggio abbandonato ormai da tempo. Anche il clima del paese d’origine dei due innamorati è molto cupo. L’ambiente si rasserena quando viene fondato il nuovo villaggio.
Ci sono però momenti, come ad esempio il galeone arenatosi nella foresta, o il gitano che si versa in testa la pozione per scomparire, degni del miglior Lost.
DA UNA GENERAZIONE ALL’ALTRA
La narrazione prosegue, avvincente e coinvolgente. Si arriva ai figli, ormai diventati grandi, di José Arcadio e Ursula, cioè José Arcadio II e Aureliano.
Il più grande dei due scappa col circo. I gitani, infatti, sono una presenza importante nelle vicende mostrate, con il loro andare e venire da Macondo. Soprattutto il loro capo, il carismatico Melquiades, ben interpretato da Moreno Borja.
Quest’ultimo ha grande parte nello stuzzicare gli umani desideri di José Arcadio padre, spingendolo a dedicarsi all’alchimia. Ursula invece, più pragmatica, persegue la prosperità mediante un commercio di animaletti di caramello.
A proposito di desiderio, il titolo dell’episodio 1×02 è bellissimo. José Arcadio II risponde “è come un terremoto” al fratello minore, che gli chiede come sia fare l’amore con una donna.
Aureliano, dal canto suo, ha sin da piccolo visioni inquietanti e sogni premonitori.
TONI MAGNILOQUENTI PER UN MESSAGGIO UNIVERSALE
L’ambientazione sudamericana, il realismo magico e l’importanza data ai moti dell’animo umano rendono abbastanza spontaneo un confronto fra questa serie e Como Agua Para Chocolate.
One Hundred Years of Solitude viaggia su tutt’altro livello di complessità. Non solo, come si diceva, perché la trama coinvolge molti più personaggi in un arco temporale molto più lungo. Nello show colombiano, il clima è più cupo, ma riesce misteriosamente ad attrarre lo spettatore. Il discorso proposto si rivela magniloquente e universale, pur senza eccessiva enfasi, facendo sentire il pubblico coinvolto. Giova anche la compattezza stilistica di scenografia e fotografia.
Se perciò, la serie messicana è consigliata per momenti di svago, questa richiede un animo disposto a seguire bene la vicenda in tutti i suoi sorprendenti dettagli.
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Aver spostato l’economia colombiana, con il suo budget da 225 milioni di pesos, pari a 52 milioni di dollari, rischia di essere il minore dei meriti di questa serie.
L’adattamento di un romanzo venerato da milioni di persone, ormai considerato un grande classico, parte con il piede giusto. Porta con sé lo spettatore in un viaggio che parla della vita umana in tutte le sue sfaccettature, senza essere didatticamente pesante. Per la benedizione conviene aspettare almeno la fine della prima stagione, intanto un caloroso ringraziamento ci sta tutto.
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).