Senna 1×01 – 1×02 – Calling – BelongingTEMPO DI LETTURA 5 min

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recensione Senna 1x01

Ci sono alcune biografie che, per la loro importanza a livello mediatico, trascendono i confini che possono esserci fra i vari fandom sportivi o artistici che siano. È il caso, ad esempio, di quei personaggi storici come Napoleone, o di musicisti come Freddie Mercury o Michael Jackson, vere e proprie icone mondiali tanto da essere riconosciute da appassionati e non.
In questa categoria rientrano anche gli sportivi, basti pensare alla fama tuttora vigente di Michael Jordan che rimane un’icona anche al di fuori della pallacanestro. E uno di questi è sicuramente Ayrton Senna, uno dei più famosi e vincenti piloti nella storia della Formula 1, per ben tre volte campione mondiale con la McLaren.
Personaggio estremamente carismatico e affascinante, è stato di fatto considerato un mito non solo all’interno del mondo automobilistico ma anche un vero e proprio simbolo generazionale della sua epoca. Ad accrescere ulteriormente la sua fama, come in molti altri casi, c’è sicuramente la morte improvvisa in giovane età, a causa di un incidente avvenuto durante una gara nel circuito di Imola durante il Gran Premio di San Marino del 1994.
A distanza dunque di trent’anni dall’evento, non è un caso che Netflix abbia deciso di omaggiare (con tanto di intro “tudum” realizzato ad hoc) la figura di Senna con una miniserie in sei episodi che ha come obiettivo palese quello di far conoscere al pubblico contemporaneo mainstream il mito di Beco – com’era soprannominato fra amici e familiari – in tutta la sua grandezza ed epicità.

LE ORIGINI DEL MITO


In questo senso, questi primi due episodi di Senna rivelano già molte cose di quello che lo spettatore può aspettarsi da questo show. Gli autori non si fanno scrupoli di iniziare subito dalla fine “spoilerando” di fatto il main event della storia, ossia il già citato incidente di Imola. Da qui parte un lungo flashback che presenta l’infanzia del pilota brasiliano, per cui da questo momento in poi gli episodi della miniserie seguiranno le tappe importanti della vita di Senna fino (presumibilmente) a questo momento. Una scelta sicuramente pensata per introdurre al meglio il mito del personaggio in questione, in particolare con l’interesse con cui la sua ultima impresa sportiva viene seguita dal pubblico brasiliano.
Da qui in poi però il tono della serie si smorza per un bel po’, rischiando di far sembrare questa scelta estremamente retorica. Anche perché da qui incomincia una lunga, ed estremamente prolissa, sequenza in cui viene descritta l’infanzia di Ayrton come una specie di predestinato al mondo dell’automobilismo e della velocità, in particolare evidenziando il suo carattere ribelle ed estroverso. Una rappresentazione sicuramente documentata e verosimile, che però fa molto “il giovane Ratzinger” di borisiana memoria.
C’è un senso di didascalismo che purtroppo segue tutte le vicende presentate, soprattutto nei momenti in cui il giovane Ayrton (comunque interpretato da un ottimo Gabriel Leone, ormai habitué delle biografie automobilistiche finite male) incontra personaggi che saranno fondamentali nella propria carriera, come il fotografo Keith Sutton o il futuro rivale Alain Prost. i quali sembrano sempre apparire un po’ a caso, in momenti studiati per l’occasione e abbastanza romanzati.

SENNA “L’UMANO”


recensione Senna 1x02Senna: “You see, there is a famous saying in Brasil. The shrimp that sleep, the wave take away.”
Sutton: “What’s your point?”
Senna: “I believe that nobody take South Americans seriously. Not the media, not the teams. And all of us, South Americans drivers, know this. We know that if we don’t win, we go home.”

Va detto comunque che tale espediente narrativo fa sì che il ritmo narrativo della storia non si perda mai. Anzi, tutto questo aiuta la descrizione di un giovane Ayrton Senna ancora imberbe e quindi ancora “umano”, lontano dal mito che diventerà successivamente.
La trama orizzontale della serie finora procede mostrando più le sconfitte che non le vittorie del pilota brasiliano nella sua “gavetta” che lo porta velocemente dalle go-kart fino alla Formula 3, per poi nel finale arrivare alla tanto agognata F1 con la Lotus. Nel mentre, però, Ayrton deve passare per numerose sconfitte e delusioni, compreso lo scetticismo della propria famiglia che lo vorrebbe meccanico in Brasile piuttosto che pilota automobilistico.
Questi momenti contribuiscono a creare nello spettatore la giusta empatia alle vicende del protagonista, complice anche l’ottima interpretazione di Gabriel Leone che si dimostra un Senna quasi più vero dell’originale, e non solo per quanto riguarda la somiglianza fisica. Lo show dunque, fa leva su un certo impianto soap-operistico che, comunque, in questo contesto non stona affatto e si attiene all’obiettivo di far conoscere la storia di Senna ad un pubblico potenziale di neofiti con un eroe-mito mostrato soprattutto nella sua umanità.

CONCLUSIONI


Tutto questo, unito alla regia estremamente vintage e la ricostruzione storica annessa (con l’uso di una colonna sonora più che azzeccata che contempla hit come Highway Star dei Deep Purple) contribuiscono a creare un buon prodotto di genere biopic anche con un budget tutto sommato risicato visto l’internazionalità del prodotto. Viste le diverse ambientazioni necessarie e la ricostruzione storica necessaria, infatti, il cast non è decisamente dei più rinomati, anche se ben azzeccato e incredibilmente realistico rispetto ai personaggi mostrati anche grazie ad un buon lavoro di make-up.
Praticamente l’unica star dello show finora è Kaya Scodelario (vista recentemente in The Gentlemen), interprete peraltro dell’unico character interamente inventato per l’occasione. E di cui peraltro si sarebbe potuto fare tranquillamente a meno visto la marginalità in questi primi due episodi. Ma, al netto di tali difetti, per il momento la miniserie funziona e riesce a restituire un quadro a 360 gradi di Ayrton Senna senza annoiare o risultare troppo celebrativo. Bisogna vedere come si evolverà da qui in poi lo show dopo aver mostrato i primi successi del protagonista.

 

 THUMBS UP 👍  THUMBS DOWN 👎
  • Introduzione e primo spoiler del finale
  • Gabriel Leone, un incredibile sosia di Senna
  • Regia e soundtrack
  • Primi due episodi abbastanza didascalici e introduttivi
  • Sequenza dell’infanzia di Senna un po’ melensa (da tipica fiction RAI)
  • Personaggio di Kaya Scodelario un po’ inserito forzatamente

 

I primi due episodi di Senna servono soprattutto allo spettatore neofita per capire di cosa si sta parlando e di mostrare la grandezza di un Ayrton Senna ancora acerbo all’inizio della sua carriera (quindi in un momento decisamente negativo per lui). Il tutto rende questa introduzione un po’ forzata e didascalica, ma l’obiettivo di incuriosire lo spettatore per la vicenda narrata è certamente raggiunto.

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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