Who Is America? 1×01 – 101TEMPO DI LETTURA 5 min

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A partire dall’8 novembre 2016, ossia dal giorno in cui Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali, diventando così il quarantacinquesimo Presidente degli Stati Uniti, molti prodotti televisivi e cinematografici hanno iniziato a mostrare un risvolto politico sempre più spiccato; un esempio lampante è, a questo proposito, The Good Fight, che utilizza, come titoli degli episodi, i giorni passati dall’insediamento alla Casa Bianca del tycoon newyorkese. Oltre allo show dei coniugi King, molte altre serie hanno inserito, anche solo per un episodio, questa tematica all’interno della narrazione (basti pensare all’episodio “Lemon” di Black-ish, durante il quale si affrontano le reazioni al risultato elettorale). Infine, ci sono stati autori che, anche se non hanno dedicato intere puntate alla vicenda, hanno comunque dedicato qualche scambio di battute all’attualità politica statunitense (nella puntata 8×08 di Shameless, Frank Gallagher parla di “Twitterer-in-Chief”). Tutti questi esempi, però, sono riferimenti fatti da show che, al di là di tutto, parlano anche di altro. Who Is America?, il nuovo prodotto di Showtime, decide di compiere un ulteriore step, e di dedicarsi esclusivamente a mostrare gli Stati Uniti del 2018, ossia un Paese più diviso che mai.

 

“I want to confront the mainstream media, and I want to take them down, one by one. Hi. I’m Billy Wayne Ruddock, uh, from truthlibrary.org.”

Leggendo l’introduzione si potrebbe pensare ad un documentario di grande spessore, condotto con metodo e in grado di far riflettere. Questa impressione, però, cambia non appena si legge che il creatore è Sacha Baron Cohen, attore e comico britannico noto per il mockumentary Borat! Cultural Learnings of America for Make Benefit Glorious Nation of Kazakhstan, per la black comedy The Dictator e per il suo ruolo in Les Misérables. In questo nuovo prodotto, Baron Cohen unisce lo stile mockumentary di Borat con la satira politica di The Dicator. L’idea è molto semplice: in ogni episodio il protagonista impersona vari personaggi che si incontrano con varie figure politiche, più o meno di rilievo, le quali sono ovviamente ignare della vera identità del loro ospite. In questo pilot lo spettatore fa la conoscenza di quattro false identità di Baron Cohen, tutte molto diversificate tra loro, ma unite dall’essere irrimediabilmente sopra le righe.
Nei primi due spezzoni, la tecnica è quella di contrapporre alle ignare vittime dei character dall’orientamento politico totalmente opposto al loro. Ecco che, quindi, nel primo spezzone troviamo Bernie Sanders, elemento di spicco della sinistra americana (sconfitto da Hillary Clinton nelle primarie democratiche del 2016), intervistato da Billy Wayne Ruddock, un membro dell’estrema destra, cospirazionista e amante della bandiera confederata (che viene messa anche accanto al nome di Sanders, creando un effetto alquanto bizzarro, conoscendo le opinioni del senatore del Vermont). Nel secondo spezzone, invece, c’è il dottor Nira Cain-N’Degeocello, un uomo che rispecchia la versione più stereotipata del liberal statunitense, che va a cena da una coppia fermamente repubblicana.
In entrambi i casi, le vicende sono abbastanza brevi e hanno come effetto quello di sconvolgere gli interlocutori dei personaggi di Baron Cohen. Sebbene le scelte comiche siano senza dubbio azzeccate (la tematica della sanità pubblica per Sanders, il rispetto della bandiera per la coppia repubblicana), la sensazione è quella di un’occasione persa, anche perché la durata di entrambi gli sketch è molto contenuta (circa tre minuti) e non permette di sfruttare pienamente il potenziale della vicenda.

“You were taking all the bad stuff, all the stuff you didn’t need, everything built up inside your body that would otherwise cause you to become septic, you’re releasing it, and then you’re turning it into something beautiful.”

Uno degli indubbi pregi del pilot è quello di mostrare una certa varietà, per evitare di fossilizzarsi sullo stesso schema (ossia, persone politicamente lontanissime che si incontrano); il terzo spezzone è sicuramente un esempio abbastanza chiaro di tutto ciò. Il bersaglio, in questo caso, è l’arte contemporanea, dove qualunque cosa può diventare un capolavoro, e gli esperti della suddetta arte, che cercano di dare un significato artistico ponderato anche ad un disegno fatto con delle feci umane (la frase riportata in corsivo qui sopra è l’emblema di quanto detto finora). Anche in questo caso, l’idea di partenza non è certamente rivoluzionaria (quante volte si sono sentite critiche simili all’arte dei giorni nostri?), ma è una scrittura solida e divertente (che è, tra l’altro, il frutto del lavoro di ben 10 sceneggiatori, tra cui lo stesso Baron Cohen e molti produttori esecutivi dello show, tra cui Adam Lowitt, Dan Mazer e Anthony Hines) a permettere a questo pilot di mettersi in mostra.

“Aim at the head, shoulders Not the toes Not the toes – Fire! Head, shoulders, not the toes Not the toes – Fire! Eyes, ears, and belly and nose Head, shoulders, not the toes Not the toes – Fire!”

La vera punta di diamante dell’episodio, però, è senza dubbio il suo mini-episodio finale, quello dedicato alla circolazione delle armi negli Stati Uniti. Se, negli spezzoni precedenti, era facile ridere a cuor leggero, in questo caso le risate sono molto più amare e vengono affiancate da un diffuso senso di incredulità. Pensare che ci siano persone disposte ad armare bambini dai 4 ai 12 anni è raggelante, anche se non del tutto sorprendente. La parte più sconvolgente è probabilmente quella del montaggio video, dove parlamentari provenienti da varie parti del Paese (non tutti dalle zone più redneck del Missouri, per intenderci) appoggiano senza esitazione il progetto kinder-guardian. Va sottolineato, inoltre, come Baron Cohen faccia luce su un attore molto spesso dimenticato nel dibattito politico americano, ossia la Gun Owners of America, una lobby ben peggiore dell’NRA (che è, di solito, l’obiettivo delle protesta da parte di chi vuole un controllo più rigido sulle armi da fuoco).
Si nota, inoltre, un tentativo, da parte di Baron Cohen di mantenere un atteggiamento bipartisan, prendendo in giro entrambi gli schieramenti politici e, nel finale, mostrando come un parlamentare repubblicano, a differenza di altri suoi colleghi di partito, si sia rifiutato di supportare il folle programma di Erran Morad.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Concept
  • Sacha Baron Cohen
  • Comicità di buon livello
  • Il quarto spezzone, in tutto e per tutto
  • I primi due spezzoni un po’ deludenti 

 

Who Is America? è un prodotto innovativo e dissacrante, in pieno stile Sacha Baron Cohen. Al di là delle querele di Sarah Palin e Roy Moore (che appariranno nei prossimi episodi), l’unica criticità è rappresentata da un paio di situazioni non pienamente sfruttate. Per il resto non si può che ringraziare sentitamente.

 

101 1×01 0.33 milioni – 0.1 rating

 

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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.

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