“I’ll be honest with you. All those years working for my family, I never gave much thought to Oz’s childhood. I know the, uh, highlights, of course. He loves making a meal out of those. “I’m an Eastside kid. I got a bum leg. No father.” But those things don’t make you a monster, do they? Someone shaped him.”
Oswald Chesterfield Cobblepot è un mostro. Questa rivelazione non sorprenderà nessuno dei lettori ma permette di sottolineare un aspetto che è fondamentale per analizzare lo show: non solo si tratta di un mostro, ma anche di una persona che non ha carisma e che tutti sanno essere un bugiardo di cui non ci si può fidare. Non è, dunque, uno di quei villain che pur essendo criminali finiscono per affascinare lo spettatore. Al contrario, è un personaggio che si macchia spesso e volentieri di azioni alquanto spregevoli e meschine.
Nel corso del dialogo con Francis Cobb, Sofia menziona spesso il fatto che sia stata la madre a contribuire a renderlo un mostro. Ciò può essere parzialmente vero, ma bisogna sottolineare un aspetto: la prima vera azione da mostro di Oswald è l’omicidio dei suoi due fratelli. Non si trattava di un gesto premeditato, ma è stato eseguito con freddezza e spietatezza. Per di più, i flashback di questo episodio mostrano una famiglia disfunzionale, ma sua madre non lo ha incoraggiato a far fuori Jack e Benny.
Senza dubbio, dopo la morte dei fratelli il rapporto tra madre e figlio è diventato morboso, e Francis ha contribuito a rendere Oz quello che è. Tuttavia, il punto che occorre sottolineare è che, come mostrato dalla cold opening iniziale, Oswald era già un mostro prima che sua madre cominciasse a plasmarlo.
RAPIMENTI
“Oh, yeah, that’s right. You’re a What? A Gigante now. Yeah, yeah. Oswald told me. What are you gonna do next? Dye your hair pink? Get an ass tattoo? That’ll teach your daddy a lesson.”
Il rapimento di Francis Cobb è ovviamente uno degli aspetti chiave di questo episodio, peraltro ripartendo da dove si era concluso il precedente. Oswald non è solo nel mondo, c’è una persona a cui tiene e a cui vuole bene. Si tratta quindi di un punto debole che deve essere sfruttato.
Nel mare di imprecazioni, battute e vuoti di memoria che hanno caratterizzato il dialogo tra Francis e Sofia, un elemento deve essere estrapolato ed è quello in cui Francis spiega che aver cambiato il nome del clan non ha apportato nessuna modifica sostanziale. In altre parole, è cambiata l’etichetta, ma non è cambiata la sostanza.
Questa realizzazione colpisce profondamente Sofia che si rende conto di star perpetuando le stesse azioni che compieva suo padre. In primis la violenza psicologica e la manipolazione, ossia proprio quello che Sofia sta facendo nei confronti di sua cugina Gia. Colta in un momento di rimorso, Sofia prova ad alleviare il dolore – e il rimorso del sopravvissuto – che attanaglia la cugina spiegandole che tutte le vittime erano persone orribili, inclusi i suoi genitori. Grazie al gesto di Sofia, dunque, la bambina potrà avere una vita migliore. O, almeno, questa è la razionalizzazione che Sofia ha provato a trasmetterle.
PLAYBOOK
Inoltre, il discorso di Francis ha fatto aprire gli occhi a Sofia anche dal punto di vista delle azioni criminali. Lei stava seguendo lo stesso playbook di tutte le altre famiglie criminali e di conseguenza, stava finendo nella trappola di Oswald. Proprio grazie a una componente della famiglia Cobblepot, invece, Sofia ha cambiato le carte in tavola ed è riuscita a spiazzare il Pinguino, distruggendo il suo centro di produzione della droga.
Per l’ennesima volta, dunque, Oswald Cobb si trova con le spalle al muro, in una situazione che – almeno all’apparenza – non presenta via di uscita. Sua madre è nelle mani di Sofia, il suo laboratorio sotterraneo è stato detonato e Victor è sparito senza un apparente motivo (per l’ennesima volta).
Per di più, quest’episodio rappresenta forse la prima volta in cui Oswald ha sempre inseguito le mosse dei suoi avversari, senza anticiparle o riuscire a sorprenderli. Dopo il rapimento di sua madre, la scelta di aspettare l’arrivo di Salvatore consente al clan Gigante-Maroni di scoprire la location del suo laboratorio. Dopodiché, Oz ha la meglio su Maroni solo grazie a un improvviso arresto cardiaco che ne comporta la morte. A tal proposito, occorre sottolineare che si tratta di un Deus-Ex-Machina fin troppo evidente. La situazione poteva essere gestita ben diversamente e in modo meno forzato.
LA RESA DEI CONTI
Considerando che Colin Farrell ha confermato già da settimane che riprenderà il ruolo di Oswald Cobblepot nel film The Batman 2, è lecito attendersi che il personaggio uscirà vincitore da questo scontro frontale con Sofia Gigante. Quello che determinerà la riuscita del finale, dunque, sarà il modo in cui questa vittoria avverrà e sarà rappresentata.
I migliori momenti dello show, infatti, sono quelli in cui Oz viene mostrato nella sua natura più pura: una persona altamente spregevole e meschina, che pensa solo a se stesso e a sua madre, con la quale ha un rapporto alquanto morboso.
Al tempo stesso, Oswald Cobblepot si è fatto strada nel mondo per due motivi. In primis, le persone lo sottovalutano per via del suo aspetto fisico (ma Sofia non fa questo errore dato che lo ha già commesso e oramai conosce benissimo il suo ex autista). In secondo luogo, si tratta di una persona molto intelligente e con una propensione per il pensiero strategico. Un finale di successo, dunque, non potrà che fare leva su quest’ultimo aspetto, al fine di dare una degna conclusione allo show dedicato al Pinguino.
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Non l’episodio migliore della stagione ma comunque un ottimo traino verso il finale. Nella speranza che l’ultima puntata non vanifichi tutto il lavoro svolto finora.
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.