“I think we should take out every piece of shit that helped Sal. We should take out every other piece of shit that thought about screwing us in anyway. I think we clear out anyone we can’t see that is with us. I think we should clear the whole goddamn board. Kill ‘em all. No one left but us.”
Ogni impero, grande o piccolo che sia, presto o tardi crolla, anche gli imperi del crimine. Soprattutto gli imperi del crimine, costantemente esposti alla duplice minaccia degli altri criminali e della legge. L’impero dei Rizzuto non fa eccezione e Bad Blood continua a raccontare la storia di questo declino, a cui il boss Vito può opporsi quanto vuole senza però riuscire a modificare il corso della Storia. Gli sforzi del padrino italo-canadese di rimanere a galla assomigliano alle contorsioni e ai divincolamenti di un condannato a morte portato al patibolo: costringerà le guardie e il boia a faticare un po’ di più per immobilizzarlo, otterrà qualche altro secondo di vita, ma alla fine l’ascia calerà inesorabilmente sul suo collo.
Vito Rizzuto e il fedele (ma fino a un certo punto, come si dirà più avanti) braccio destro Declan Gardiner devono combattere su tre fronti: contro Sal Montagna, neo-boss dei Bonanno di New York spalleggiato a Montréal da Toto Bianchi e dalla ‘Ndrangheta; contro la commissione guidata dal giudice France Charbonneau, che investiga sui casi di corruzione nel settore edile; contro i loro stessi sottoposti, topi pronti a lasciare la nave che affonda schierandosi col clan mafioso più potente o semplicemente stanchi di quella faida. Nel giro di due puntate Bruno e Gio, due pilastri dell’organizzazione dei Rizzuto, si rivelano dei traditori da togliere di mezzo, brutalmente, senza esitazione, accantonando amicizie e cameratismi in nome della preservazione della cosca. L’esecuzione di Bruno, in particolare, è piuttosto scioccante: l’uomo è ucciso nella sua stessa casa, durante il suo stesso compleanno, dagli stessi uomini con cui fino a pochi secondi prima rideva e scherzava. Con i mafiosi non puoi mai stare tranquillo, sono peggio di certe famiglie di Westeros ai matrimoni.
Ma le vittime di questa lotta mafiosa sono molte di più e il sangue, che nell’opening scorreva e zampillava fin dal primo episodio, adesso riempie davvero le strade di Montréal: i bersagli sono vittime di vere e proprie esecuzioni compiute persino per strada, la sera, come se nulla fosse e con un’inquietante naturalezza. Cade anche l’anziano capofamiglia dei Rizzuto, freddato da un cecchino con un proiettile dritto in fronte mentre si dedicava al suo hobby, la coltivazione dei pomodori; la scena può richiamare molto, molto vagamente la morte di Vito Corleone ne Il padrino, anche quella in mezzo alle piante del giardino. Dopo il futuro della famiglia, anche il suo passato è brutalmente assassinato. Resta solo il presente, Vito Rizzuto. E Declan, ovviamente.
Il rapporto tra Vito e Declan non è dei più facili e gli eventi successivi la morte di Nico Jr. lo mettono a dura prova. Da un lato, Declan è un sottoposto, un ingranaggio della macchina mafiosa privo di legami con la vera famiglia di Vito, quella fondata sul sangue: nel momento in cui sbaglia è punito come si farebbe con un qualsiasi subalterno che ha commesso un grave errore, anzi gli va bene che non venga mandato a dormire con i pesci ma solo allontanato dal boss e costretto a una sorta di esilio nella sua grande villa fuori città. Poco importa che Nico fosse una testa di cazzo un povero incosciente e che Declan abbia fatto tutto quanto era in suo potere per proteggerlo: il rampollo dei Rizzuto gli era stato affidato, è morto e dunque la colpa è dell’irlandese, indipendentemente da qualsiasi attenuante. Dall’altro lato, Declan è l’unica persona di cui Vito non può fare a meno, non a lungo, e infatti finisce per richiamarlo a sé, cercando in lui non solo quanto di più simile ci sia a un amico ma soprattutto un braccio destro che possa consigliarlo al meglio sul da farsi: e il consiglio di Declan, l’uomo che finora si era sempre distinto per la propria diplomazia e il proprio controllo, è un “Kill ‘em all”. La fedeltà di Declan a Vito appare ancora più forte proprio perché lui continua a rimanergli fedele, anche dopo essere stato ingiustamente allontanato ed emarginato, e questo rende ancora più sorprendente vederlo, proprio alla fine di “When You Got Nothin’…”, prendere accordi con Sal Montagna, il nemico che invece dovrebbe distruggere.
L’unica altra persona che sembra al momento abbastanza vicina a Vito è Michelle, la sua amante, e qui diventa doveroso aprire una piccola parentesi sull’utilità, ai fini della trama, di questa figura. Finora Michelle è servita solo a due cose: far capire che Vito, come tutti i boss mafiosi che si rispettino, ha un’amante e dare alla miniserie quel pizzico di trash che ormai non può mancare in nessuna produzione televisiva, azzuffandosi con un’altra amante dell’uomo nel bel mezzo di un negozio. In questo episodio si cerca di darle una ragione di esistere più concreta e convincente, ma il risultato è una scena che poteva benissimo essere girata con Declan e che, anzi, con l’irlandese come interlocutore della confessione del boss su un tenero ricordo del figlio defunto avrebbe acquisito probabilmente una maggiore tensione drammatica. Probabilmente con un formato più ampio, con dieci episodi a disposizione come avviene ad esempio per Narcos, si sarebbe potuta esplorare meglio questa relazione e trovare per Michelle un ruolo più ampio; qui, però, vista la ristrettezza dei tempi, la donna si ritrova ad essere un personaggio secondario inserito solo per offrire al pubblico un elemento pseudo-sentimentale.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Feast Or Famine 1×03 | ND milioni – ND rating |
Home Is Where The Gun Is 1×04 | ND milioni – ND rating |
When You Got Nothin’… 1×05 | ND milioni – ND rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.