Tra le vittime dei leak dell’anno scorso erano figurati i pilot di The Flash e di Constantine, quest’anno è toccato a Supergirl e Crowded. Se per le prime tre serie c’era un hype molto alto che “giustificava” il rilascio della puntata, con Crowded il discorso è completamente diverso perché molti di voi, anche giustamente, si staranno chiedendo che diavolo è (specialmente se non hanno letto la guida agli Upfronts del Pavone).
Crowded è una nuova sit-com della NBC, programmata per andare in onda in midseason, che non ha assolutamente niente di speciale, non possiede alcun valore aggiunto rispetto a tutte le sit-com che sono andate in onda nel corso degli anni e pertanto è stata leakata solamente perché se n’è avuta l’opportunità, niente di più, niente di meno.
Chi vi scrive ha personalmente scritto la recensione di Crowded negli Upfronts quando ancora non era comparso online il trailer della serie (che tuttora non è ancora online per la precisione) e pertanto si era trovato a dover esprimere un giudizio sulla serie basandosi meramente sul plot pubblicato da NBC. Di per sé basare una sit-com sul ritorno a casa delle proprie figlie dopo che si aveva assaggiato la libertà di riavere un’abitazione tutta per sé non è malvagia, sicuramente adatta ai tempi che corrono e sicuramente dal potenziale infinito vista e considerata l’enorme mole di battibecchi/incomprensioni che possono nascere da una situazione simile. Poi ovviamente si va a vedere il “Pilot” e si capisce che, in realtà, non c’è veramente nulla di speciale nonostante le premesse.
La serie creata da Suzanne Martin, già nelle vesti di sceneggiatrice in Frasier, appare piatta, ridondante nei modus operandi dei personaggi, delle location stesse e negli scambi di battute. Si sorride ma non si ride mai e questo è male. In un’epoca in cui le sit-com sopravvivono solamente perché diventano virali (The Big Bang Theory) o si impongono con una narrazione diversa (How I Met Your Mother), le nuove leve come Crowded devono ergersi sopra le altre accattivandosi simpatie e dando al pubblico un valido motivo per essere viste e soprattutto seguite di settimana in settimana. Sfortunatamente la nuova sit-com della NBC non brilla per alcuna ragione specifica e questa è purtroppo una valida ragione per non affezionarsi, non aspettare il 2016 e risparmiarsi 20 minuti di vita.
Il cast, di per sé, è anche un valore aggiunto perché nei pochi protagonisti figurano Carrie Preston (Person Of Interest, True Blood, The Good Wife), vincitrice anche di un Emmy, Stacy Keach, vincitore di un Golden Globe per Hemingway, la beniamina dei fan di iCarly Miranda Cosgrovve ed infine il simpatico Patrick Warburton. Insomma, un cast variegato che dovrebbe offrire un’ampia diversità oltre che un certo tenore nella recitazione, cosa che effettivamente fa ma che non basta per farsi notare. Il problema è però dettato dalla necessità di far dire cose insensate a determinati character senza porsi tante domande, con il risultato che poi l’intero “Pilot” ne esce svilito. Veder tornare a casa le proprie figlie dopo 4 anni che avevano finito l’università è l’equivalente di un fallimento da parte di un genitore, quello che si vuole mettere in mostra qui è però la necessità di avere i propri spazi, specialmente raggiunta una certa età e dopo esserseli visti ridurre per colpa/merito dei propri figli. Una volta “ritornati a vivere” liberi in giro per casa, un ritorno alle origini viene visto come un intoppo nel sistema che deve essere sistemato ma che, invece, qui serve a dar vita al plot che si basa interamente su tutta quelle difficoltà che possono incorrere in un ritorno alla vita quotidiana con la propria progenie ormai adulta e con determinate necessità. Non mancano le occasioni per far ridere ma la forzatura è sempre dietro l’angolo e risulta più ingombrante man mano che l’episodio si dipana.
Poteva essere tranquillamente usata come trama per una commedia americana da 1 ora e 30 ma per una sit-com è decisamente poco congeniale, specialmente ora che, come dicevamo, c’è sempre più bisogno di distinguersi in forma o contenuti.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.