“J’ai jamais été un homme violent. J’ai jamais voulu tuer personne. Des coups de colère par-ci par-la, comme tout le monde, mais à ce point-la! Quand j’ai compris à quel point j’etais en colère, j’ai pris peur. Mais c’était trop tard. Je m’appelle Alain Delambre.”
Dopo essere passata sulla piattaforma ARTE.tv, arriva finalmente su Netflix anche per il pubblico non francofono Inhuman Resources (Deràpages sarebbe il titolo originale, ma per una volta l’adattamento internazionale si dimostra più adatto al contesto), serie francese tratta dal romanzo Cadres Noirs (“Lavoro a mano armata” nell’edizione italiana, ndR) dello scrittore e sceneggiatore Pierre Lemaitre.
La storia ha per protagonista Alain Delambre, ex-impiegato delle risorse umane interpretato da un’incredibile Eric Cantona che sembra adattarsi perfettamente nel ruolo di personaggio che si lascia andare troppo spesso agli scatti d’ira (e forse non è solo questione di metodo Stanislavskij). Nonostante i difetti, però, Alain è un personaggio molto sfaccettato e complesso con cui è veramente difficile non empatizzare. Disoccupato da ormai sei anni e con molti debiti arretrati, vive insieme alla moglie Nicole (Suzanne Clément, attrice-feticcio del regista Xavier Dolan) e cerca, come può, di tirare avanti con lavoretti saltuari e precari, consapevole però che non ci sono molte opportunità di re-inserimento per una persona di cinquant’anni. Per questo motivo è sempre in preda a una profonda frustrazione, soprattutto perché vede che le altre persone della sua famiglia (le figlie, il cognato, ecc.) stanno invece avendo ottime carriere lavorative e per questo si sente, nei loro confronti, perennemente in soggezione.
L’occasione della vita però è dietro l’angolo: una nota multinazionale del settore aeronautico, la Exxya-France, sta cercando un manager che gestisca una loro fabbrica a Beauvais. L’incaricato dovrà fare lo sporco lavoro del “tagliatore di teste”, licenziando buona parte degli operai in quanto l’azienda è in crisi e vuole liberarsi degli esuberi. Un compito non facile poiché il “fortunato” dovrà confrontarsi con un clima di tensione perenne, minacce e ritorsioni continue. Uno dei dirigenti quindi propone una sorta di “esperimento sociale” per capire chi dei candidati ha la maggior capacità di resistenza sotto pressione: inscenare un finto sequestro in azienda, durante la riunione dei candidati manager. Questi dovranno così dimostrare di avere il sangue freddo non cedendo ai ricatti che i selezionatori delle risorse umane (travestiti da sequestratori) faranno loro. In pratica a vincere sarà chi dimostrerà di tenere all’azienda più della propria vita.
Un piano del genere necessita però di un selezionatore esperto che sappia immedesimarsi nel ruolo e interagire con i “sequestrati”. Da qui l’idea geniale: fare una doppia selezione con manager e selezionatori insieme per vedere chi se la cava nel rispettivo ruolo. E fra i selezionatori scelti c’è anche Alain, proprio per il suo passato nelle risorse umane. Ma come se la caverà in questo contesto? E fino a che punto sarà disposto a spingersi per dimostrare di essere “il migliore” nel suo campo? Riuscirà a gestire la tensione e i suoi noti scatti d’ira?
A metà fra Severance e The Experiment, Inhuman Resources possiede un’ottima premessa narrativa unita a tematiche d’attualità molto forti (la crisi economica, il capitalismo selvaggio) e ad una critica non troppo velata alle disparità sociali presenti un po’ ovunque nelle società occidentali. Nonostante le premesse siano molto esagerate (anche se indubbiamente ispirate a fatti reali come il celebre esperimento carcerario di Stanford) c’è un’attenzione spasmodica al realismo e alla “fattibilità” del piano. Allo stesso tempo, il ritmo e la suspense presenti nell’episodio si rifanno senz’altro a stilemi tipici del genere heist-movie e a quella tradizione di noir francese che, da Simenon in poi, si è sempre basata sul rapporto tra fiction e tematiche sociali.
Ed è un peccato che tutto questo venga solo suggerito in questo episodio pilota. La puntata, infatti, s’interrompe in medias res, dopo aver lungamente introdotto il personaggio principale. Un’introduzione necessaria, senza dubbio, ma che risulta fin troppo lenta, mentre il grosso dell’azione verrà lasciato alle prossime puntate, anche se quanto mostrato è abbastanza almeno per incuriosire e procedere alla visione. Anche a livello di plot twist interni non c’è granché, tutto viene rivelato nei primi venti minuti di puntata, il resto avviene di conseguenza. Rimane comunque da vedere come si evolverà questa situazione, ma si può facilmente prevedere che questa degenererà e che l’esperimento diventerà ben presto molto più che una semplice “selezione del personale”.
Inhuman Resources possiede un impianto narrativo simile a La Casa De Papel (il genere heist-movie, la critica al capitalismo selvaggio) ma, a differenza della ben nota soap-opera serie tv spagnola, dimostra molta più attenzione alla costruzione dei personaggi principali (non solo il già citato Cantona ma anche la figura eterea e luciferina del capo del personale di Exxya), e all’intreccio narrativo, risultando così di gran lunga migliore di molte altre serie più mainstream e inserendosi nel fortunato ciclo di serie tv francofone (Into The Night, The Eddy) che ultimamente stanno passando un periodo veramente favorevole, oltre ad essere ormai le uniche veramente di qualità all’interno del catalogo della piattaforma (e nel panorama seriale in generale).
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!