“Everybody’s got a story. A beginning, a middle, an end. Of course, there’s the story people tell you and then there’s the truth.”
Marvel’s Jessica Jones arriva a quello che potrebbe essere definito il proprio “plot twist definitivo”.
La morte di Dorothy, con la conseguente messa fuori gioco (momentanea) di Salinger, dei precedenti episodi, infatti, rischiavano di mettere la parola fine a questa stagione in maniera un po’ troppo frettolosa e anticipata (mancano ancora ben 3 episodi!).
Per fortuna il cliffhanger finale del precedente episodio con la morte improvvisa dell’agente corrotto Nussbaumer (che già il nome sembra quello di un gerarca nazista!) è riuscito nel duro compito di rivitalizzare una trama che sembrava destinata a diventare fin troppo banale e prevedibile.
Invece ancora una volta Jessica si trova a dover affrontare l’ennesima accusa di omicidio da parte delle forze dell’ordine e a dover provare la sua innocenza, il che rende la storyline sempre più movimentata e interessante.
Anche perché questo innesca un meccanismo di indagini e contro-indagini nei confronti di tutti gli altri personaggi. Primo fra tutti la new entry Erik (un sempre più monolitico Benjamin Walker) di cui ancora non si è capita bene la natura e perciò diventa, fin da subito, il principale sospettato dell’omicidio.
Come ogni poliziesco che si rispetti però la soluzione non è mai quella più ovvia e, anche a questo giro, è il cliffhanger finale a ribaltare completamente la situazione e a dare la soluzione finale. Una soluzione che lancia ancora più hype per i prossimi episodi e per questo motivo non può non ritenersi uno dei migliori plot twsit interni a questa terza stagione.
Il tutto in un momento davvero particolare come quello del funerale di Dorothy Walker. Una sequenza toccante che intacca le corde emotive dello spettatore, soprattutto nei momenti di conforto tra le due sorellastre, nonché co-protagoniste dello show, Jessica e Trish. Si tratta di un momento fondamentale che viene costruito lentamente (scena dopo scena) in un crescendo di sentimentalismo ma anche di dialoghi per nulla banali (e a tratti anche comici come quello iniziale con il becchino Gene). In tutto questo a giganteggiare, come suo solito, è Krysten Ritter, capace di donare al personaggio di Jessica una gamma infinita di espressioni e umori di volta in volta sempre diversi e con la giusta intensità.
È proprio grazie alla sua sola interpretazione se lo show riesce a creare quell’atmosfera da noir/hard boiled esistenzialista che si addice perfettamente al personaggio stesso e alla trama in generale. Una tragicità che fa spesso rima con tridimensionalità del personaggio e che, finora, pochi altri eroi del Marvel/Netflix Universe sono stati in grado di riportare sullo schermo.
Diversamente purtroppo appaiono un po’ mosce le altre interpretazioni, soprattutto quella di Carrie Anne-Moss nei panni di Jeri Hogarth, la cui storyline qui sembra un mero riempitivo per far arrivare la trama ai canonici 50 minuti. Allo stesso modo appaiono anche i dilemmi amorosi di Malcolm che qui si concludono con l’accoppiata più strana e inquietante di sempre: quella con la sorella di Erik (ribattezzata per l’occasione Brianna).
Si tratta però di piccoli difetti insignificanti in un episodio che riesce a tenere incollato lo spettatore e a suggerirgli (soprattutto nell’ultima scena) di proseguire la visione.
Marvel’s Jessica Jones è una serie che si prende i suoi tempi, certamente non facile da seguire, soprattutto con 13 episodi da 50 minuti l’uno (già ribadito più volte per questo tipo di serie). E tuttavia non si può certo dire che non rilasci spunti interessanti e che, quando vuole, non sappia tenere incollati a sé i propri spettatori.
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AKA I Did Something Today 3×09 | ND milioni – ND rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!