“So long have we tried to find you, Outcast. Too long have you hidden your light from us. Now you heed this.”
Nell’Ottobre 2013 al New York Comic Con (NYCC per gli amici) Robert Kirkman annunciava al pubblico la nascita di una nuova serie fumettistica che sarebbe poi uscita quasi 1 anno dopo nel Giugno 2014 e che tuttora è in pubblicazione sotto l’etichetta della Image Comics, la stessa in cui Kirkman ricopre il ruolo di COO (Chief Operating Officer) e che ha dato i natali alla più celebre The Walking Dead, sempre frutto della mente e della penna di Kirkman. Avendo chiarito le tempistiche e contestualizzando che la celebrità di The Walking Dead era già molto elevata nell’Ottobre 2013, nell’arco di tempo che va dall’annuncio di Outcast al NYCC alla pubblicazione del 1° numero innumerevoli network si fecero subito sotto per l’acquisto dei diritti per un’eventuale trasposizione e, tra questi, i Fox International Studios ne uscirono vincitori annunciando di lì a poco l’omonima serie che Cinemax ha ora l’onore di trasmettere e che, con largo anticipo e un po’ di supponenza, ha già rinnovato per una 2° stagione di 10 episodi.
Outcast si era quindi già posta come una giovane promessa del panorama seriale prima del debutto a fumetti, onere e onore dovuto alla celebrità del suo ideatore, una situazione anomala ma che è in parte paragonabile ai prodotti targati Ryan Murphy, ormai autentico prezzemolino del piccolo schermo, che a FOX e canali affiliati vende praticamente qualsiasi tipo di serie. A riprova di quanto la figura e la fama di uno showrunner/autore risulti fondamentale per l’acquisizione di una serie da parte di un network, Kirkman stesso figura come produttore esecutivo di Outcast, segno palese della sua ascesa dentro e fuori il piccolo schermo.
La serie è ambientata nella fittizia cittadina di Rome in West Virginia e segue la storia travagliata di Kyle Barnes, un uomo che sia nell’infanzia che nell’età adulta ha avuto esperienze traumatiche per colpa di possessioni demoniache di persone a lui care. Kyle infatti da piccolo è stato vittima degli abusi di sua madre, poi scopertasi posseduta, ed in età adulta della fidanzata, anche lei vittima in un’occasione di tale possessione. Kirkman, anche autore dello script di questo pilot, delinea quindi un personaggio che ha subito dei traumi molto importanti nell’infanzia, traumi che si è portato dietro nel corso degli anni, traumi che lo hanno segnato profondamente e che in più occasioni sono stati riesumati in maniera “indelicata”. Fortunatamente Patrick Fugit, nell’interpretare Kyle Barnes, riesce a dimostrare un senso di angoscia e disagio molto vivido caratterizzando un personaggio il cui senso di colpa (visto che si ritiene responsabile delle possessioni demoniache dei suoi cari) lo attanaglia a tal punto da isolarsi col mondo intero.
“The great merge… cannot be stopped.”
A parte la frase citata qui sopra, a grandi linee si potrebbe insinuare che non ci sia nemmeno una trama orizzontale nello show, infatti “A Darkness Surrounds Him” parte molto lentamente in un misto di flashback e persone possedute, tanto da impiegare circa 30 minuti per creare qualcosa atto a tenere in piedi lo show. È quindi un inizio lento, un po’ difficile anche da comprendere visti i continui salti di scenario e di personaggi, ma che alla fine risulta abbastanza convincente. Bisogna ammettere che la scena iniziale è di forte impatto e cattura subito l’attenzione grazie alla scorpacciata di blatte e dita in cui il piccolo attore (Gabriel Bateman) che interpreta Joshua dà il meglio di sè. Tuttavia è nell’introspettività di Kyle che la serie trova il suo motore narrativo perchè è grazie alla sua (immobile) mimica facciale e alla potente sofferenza sprigionata dal suo sguardo che Outcast prende vita.
La sola presenza di Kyle però non poteva bastare allo show per via del lato meramente taciturno del protagonista, ecco quindi che a sostegno arrivano due figure di supporto che creano subito una certa chimica sia con Barnes che con il pubblico: la sorellastra Megan Holter e l’alcolista reverendo Anderson. È anche merito loro se il pilot funziona e sarà anche merito loro se la serie continuerà a funzionare.
C’è quindi la più che confermata sensazione che Outcast debba ancora presentarsi in tutto il suo splendore a causa di un pilot più introspettivo che introduttivo. La trama orizzontale infatti è stata appena accennata e dovrà partire in maniera più forte e viscerale per poter creare un attaccamento a questo show. Solo con i prossimi episodi si potrà avere un’idea più precisa dell’andamento della serie e della vicinanza narrativa con la sua controparte cartacea.
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A Darkness Surrounds Him 1×01 | 0.15 milioni – 0.1 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.