Peaky Blinders 4×01 – The NooseTEMPO DI LETTURA 5 min

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Tre funi da impiccagione, i rintocchi di una campana fuori campo. Nella prigione di Winson Green la famiglia Shelby sembra essere destinata alla fine, condannata dalle azioni di uno dei suoi stessi membri. E non un membro qualsiasi, il capofamiglia, Thomas Shelby, costretto a “vendere” i suoi stessi cari una volta resosi conto di essere sceso a patti con individui ancor più potenti dei suoi più feroci nemici. Nelle oscure celle del carcere gli Shelby vengono così prelevati, senza il benché minimo avvertimento, per poi essere accompagnati al patibolo fino a che morte non sopraggiunga.
Ad accompagnare questa sequenza, oltre alle urla e alle imprecazioni dei condannati a morte, troviamo come al solito una musica incalzante, anacronistica, dal suono sporco e cavernoso, ansiogena quando accostata agli sguardi impauriti e rassegnati degli Shelby, consci oramai di essere giunti al capolinea. Ma noi spettatori sappiamo bene che qualcuno giungerà presto a fermare l’esecuzione, d’altronde trucidare l’intero nucleo familiare dopo un paio di minuti di premiere sarebbe una decisione fin troppo coraggiosa, anche per uno show come Peaky Blinders, attualmente una delle produzioni più sottovalutate (quantomeno in territorio nostrano) e al contempo più interessanti dell’intero panorama televisivo contemporaneo.
E così, la stessa mano che condannò gli Shelby al termine della scorsa stagione, giunge prontamente in loro soccorso, a pochi secondi dall’esecuzione, secondo il più classico dei cliché televisivi, garantendone il rilascio in cambio della stabilità dell’intero regno e di un’onorificenza che non può far altro che suonare ironica se accostata al nome di Thomas Shelby: Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico. Schermo nero e consueto salto temporale, un anno dopo, 23 dicembre 1925. La quarta stagione di Peaky Blinders è ufficialmente iniziata e dopo appena cinque minuti e mezzo di visione ci si ritrova nuovamente catapultati nella Birmingham post-bellica, ammaliati da quello strano fascino industriale evocato grazie ai bassifondi vittoriani entro cui le nostre vicende si dipanano e definitivamente conquistati dalla consueta cura dei dettagli che da sempre caratterizza la serie, vera e propria opera d’arte visiva a tutto tondo.
Un risultato raggiunto anche, e soprattutto, per merito di una fotografia in grado di regalare un’atmosfera che difficilmente troverete replicata in altre opere televisive coeve, il tutto arricchito da una scrittura d’altissimo livello e dal solito cast stellare, all’interno del quale quest’anno fa il suo ingresso nientepopodimenoché Adrien Brody (premio Oscar al miglior attore nel 2003 per Il Pianista) nel ruolo di Luca Changretta, villain di stagione dallo sguardo gelido e tagliente che trasuda brutalità ed efferatezza da ogni dove.
L’episodio appare diviso in due parti, quantomeno dal punto di vista delle intenzioni: un primo troncone, che potremmo definire introduttivo, al quale spetta il compito di connetterci al precedente season finale reintroducendoci al contempo nell’oramai sfaldato schema familiare post-reclusione della famiglia Shelby; e un secondo troncone dedicato al graduale “ritorno” di Thomas Shelby, il capofamiglia, inteso qui non come ritorno fisico ma come risveglio dall’assopimento emotivo in cui era piombato nell’ultimo anno, lontano dalla sua famiglia e dalla violenza brutale che lo ha accompagnato nel corso della sua esistenza. Attraverso una panoramica dei vari membri della famiglia, da Zia Polly alle prese con un sempre più preoccupante scollamento dalla realtà, passando per la vita coniugale dei fratelli John e Arthur, finendo poi con Michael, l’unico membro degli Shelby ancora in contatto con il capofamiglia, gli autori decidono di costruire in questa premiere la trasformazione di Thomas, culminata nei minuti finali con il brutale trattamento della spia insinuatasi tra le sue mure domestiche, grazie al quale per un attimo torniamo ad avere a che fare con il personaggio cinico e risoluto visto nelle stagioni precedenti, disposto a sporcarsi le mani (e in questo caso non soltanto quelle) per proteggere la propria famiglia.
L’atmosfera natalizia riproposta più volte nel corso dell’episodio è funzionale alla creazione di quel senso di “quiete prima della tempesta” che sembra quasi prenderci per mano per tutta la durata della puntata, avvertendoci però che da lì a poco qualcosa ci piomberà addosso, sconvolgendo la nostra esperienza di visione. E così accade.
Con l’arrivo di Luca Changretta quel senso di pacatezza subisce il primo scossone, in particolare grazie alla presenza scenica di Brody, il quale, in una manciata di inquadrature, riesce nell’impresa di dipingere un villain oltremodo inquietante utilizzando soltanto la forza della sua espressività; in seguito al “ritorno” di Tommy alla violenza nuda e cruda sfogata sull’infiltrato avvertiamo invece la prima rottura con quella prima parte introduttiva sopracitata; ma a squarciare definitivamente quella percezione di stabilità sono senza dubbio le battute finali dell’episodio, un vero e proprio fulmine a ciel sereno che colpisce in pieno lo spettatore, lasciandolo a bocca aperta sul corpo esanime di John, crivellato di colpi a causa della sua arroganza e testardaggine, e sul corpo ferito di Michael, il quale probabilmente riuscirà a scamparla viste le dinamiche dello scontro a fuoco.
Un finale che, come al solito, testimonia la volontà da parte degli autori di restituirci uno spettacolo il più veritiero possibile, all’interno del quale tutto è possibile e nessuno è indispensabile.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Regia, fotografia, cast, musiche, in pratica tutto
  • L’ingresso di Adrien Brody all’interno del cast
  • Il “ritorno” di Thomas Shelby
  • Il finale
  • Nulla, come al solito

 

Peaky Blinders torna a fare incetta di Bless grazie alla sua consueta accuratezza formale e stilistica, alla sua qualità tecnica e al suo cast che non ha nulla da invidiare a qualsivoglia produzione hollywoodiana contemporanea. La speranza, come ogni anno, è che questa quarta stagione confermi la già ottima qualità del prodotto e che grazie alla sua naturale tendenza al miglioramento, la serie riesca ad ottenere il riconoscimento che merita.

 

Episode Six 3×06 2.27 milioni – ND rating
The Noose 4×01 2.30 milioni – ND rating

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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