Dopo la morte del figlio, il falegname Geppetto si rifugia nei sogni costruendo una marionetta dalla sembianze di un bambino a cui dà il nome Pinocchio, desiderando che questo diventi reale. Durante la notte, la Fata Turchina esaudisce il desiderio di Geppetto dando vita a Pinocchio che adesso dovrà imparare a farsi largo nel mondo e distinguere tra bene e male per riuscire a diventare a tutti gli effetti un bambino vero. |
Nell’epoca dei revival e in piena moda dei live action, i classici Disney sono diventati uno dei prodotti più trasposti degli ultimi tempi. Tra La Bella e La Bestia e Dumbo o Il Re Leone e Aladdin (solo per citarne alcuni) e in attesa dell’arrivo di molti altri (tra cui il già chiacchierato film su La Sirenetta), mancava ancora all’appello Pinocchio. Una rivisitazione in chiave moderna che non ha tardato ad arrivare e che, anzi, si presenta raddoppiata. Oltre questo live action targato Disney+ e Robert Zemeckis, infatti, è atteso nei prossimi mesi un nuovo Pinocchio, questa volta ad opera di Netflix, firmato Guillermo del Toro e realizzato in stop motion.
Distribuito in esclusiva sulla piattaforma Disney+ saltando interamente l’approdo al cinema, questa nuova trasposizione del classico di Carlo Collodi oltre a Robert Zemeckis alla regia conta anche Chris Weitz come sceneggiatore. Un film che indubbiamente si presenta come figlio del suo tempo, con alcune differenze sostanziali rispetto al romanzo del 1883 (Geppetto vedovo e in lutto anche per la morte del figlio) e scelte stilistiche che lasciano ampio spazio di analisi. Si è a lungo parlato, infatti, della nuova versione della Fata Turchina scelta per l’occasione e interpretata dall’attrice Cynthia Erivo. Una figura lontana da quella conosciuta nelle fiabe di un tempo che apre sempre un forte dibattito sulla questione dell’inclusività e sul suo giusto o forzato utilizzo (dibattito tra l’altro affrontato anche in uno dei nostri recenti podcast).
Ma che questo Pinocchio non vuole mantenere uno strettissimo legame con il romanzo classico appare chiaro sin da subito. Sono diverse le licenze poetiche mostrate nel corso del racconto, a partire da una singolare autocelebrazione di Disney che “intromette” diversi dei suoi personaggi storici come componenti degli orologi di Geppetto. Intromissioni a cui Disney non è certo nuova nella sua storia ma che, forse per la forte componente classica che il racconto dovrebbe trasudare, appaiono quasi estranei al contesto. O almeno così risulta per chi con Pinocchio ci è cresciuto, conoscendolo, oltre che dal racconto, con la prima rivisitazione cinematografica e animata del 1940.
LA SOLITUDINE DI TOM HANKS
Pinocchio si basa dunque sul romanzo di Carlo Collodi che esordì nel 1883 con il titolo Le Avventure Di Pinocchio. Storia Di Un Burattino. Al centro della narrazione vi è sempre stato Pinocchio stesso e le mille disavventure che il burattino affronta mentre cerca di venire a patti con il mondo reale.
In quest’attuale versione, però, uno spazio un po’ più corposo lo acquista anche Geppetto. Ed è facile capirne il motivo, data la presenza di un attore del calibro di Tom Hanks. Il tempo dedicato ad inizio film al falegname si dimostra molto utile per conoscere il nuovo background che è stato affidato al personaggio ma, allo stesso tempo, risulta estremamente diluito. Tutta la prima fase di presentazione appare infatti estremamente lenta e pedante, con i sogni e desideri di Geppetto che si ripetono in maniera ridondante e monotona. Una modalità che non riesce a segnare nel profondo lo spettatore per avvicinarlo a livello emotivo alla storia che sta per iniziare.
A funzionare, in questo frangente, è la figura di Tom Hanks, sempre capace di attirare l’attenzione su sé stesso e abituato ad interpretare personaggi in piena solitudine. A parte queste fasi iniziali, l’attore ha poi poche chance di tornare al centro della narrazione, almeno fino alla parte finale del film, rendendo la sua partecipazione abbastanza marginale.
LE AVVENTURE DI PINOCCHIO
Il fulcro della narrazione si concentra ovviamente sulle avventure che Pinocchio inizia ad affrontare una volta varcata la porta di casa. Anche qui non mancano le fasi salienti del romanzo: dall’incontro con il Gatto e la Volpe al teatro di burattini di Mangiafuoco (interpretato da Giuseppe Battiston), dalla presentazione di Lucignolo all’arrivo nel Paese dei Balocchi. Luoghi e personaggi primari per il racconto che, in quest’occasione, risultano gli unici elementi narrativi utilizzati. Il film, infatti, nonostante le quasi due ore di visione, si presenta in maniera quasi striminzita nella sua rappresentazione, saltando eventi e situazioni più considerevoli e allungando invece alcune parti più inutili.
Quello che ne emerge è un racconto che si trascina perché obbligato a seguire uno script già definito, che prova ad implementare la storia con una ironia fiacca, fatta di rime buttate a caso e conversazioni ridondanti poco incisive.
A tal proposito, deludente risulta la figura del Grillo Parlante, da sempre un’istituzione in ogni racconto di Pinocchio e che qui viene meno in carisma. Sempre impegnato nel ruolo di coscienza, il Grillo mostrato in questa rappresentazione appare spento e meno spigliato dell’originale. Un cambiamento che di conseguenza abbassa ancora di più la verve della narrazione che perde un ulteriore picco di mordente.
PERDITA DELLA MAGIA
Con un racconto che si trascina e dialoghi non brillantissimi, a farne le spese è sicuramente la parte più emozionale. Seppur presentandosi visivamente al meglio, con una buona CGI che riesce a colpire l’occhio dello spettatore, Pinocchio non sembra in grado di stabilire una vera connessione con chi guarda dato che a venir meno sono le emozioni. La poca empatia che trasuda dai personaggi porta anche il pubblico più affezionato al racconto a non provare coinvolgimento per le disavventure del burattino, e questo non ha niente a che fare con un finale ampiamente conosciuto.
L’elemento principale che questo Pinocchio non riesce a portare in scena è quella magia propria di tali racconti che per generazioni hanno emozionato, lasciando dietro di loro insegnamenti immortali. E neanche il solito adattamento ai tempi, con una morale tutta nuova che viene lanciata sul finire del film, riesce nell’intento.
Il Pinocchio di Robert Zemeckis è un racconto che si lascia guardare colpendo a livello visivo ma che non riesce a fare breccia nel cuore dello spettatore così come vi erano riusciti alcuni precedenti live action del genere. Con una storia che appare abbastanza “legnosa” e che regala ben poche emozioni, l’opera non riesce a trasmettere quella magia che film del genere dovrebbero avere intrisa nella propria narrazione.
TITOLO ORIGINALE: Pinocchio REGIA: Robert Zemeckis SCENEGGIATURA: Chris Weitz, Robert Zemeckis INTERPRETI: Tom Hanks, Cynthia Erivo, Giuseppe Battiston, Luke Evans DISTRIBUZIONE: Walt Disney Studios DURATA: 105′ ORIGINE: USA, 2022 DATA DI USCITA: 08/09/2022 |