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The Handmaid’s Tale 5×04 – Dear OffredTEMPO DI LETTURA 4 min

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The Handmaid's Tale 5x04 recensioneGuardare una partita di calcio quando la propria squadra del cuore continua solo a prendere pali e traverse può essere molto frustrante. Particolarmente sullo 0-0, perché c’è sempre il timore che agli avversari scappi un tiro strano che li porti a segnare.
Questa è l’esatta sensazione che si prova nell’assistere all’ennesimo scontro tra June e Serena, risoltosi in un nulla di fatto.
Certo, la contrapposizione fra le due donne è il tema portante di questa stagione, in attesa della prossima e ultima (poi ci sarà uno spin-off tratto da I Testamenti, sempre scritto da Margaret Atwood), ma gli sceneggiatori devono stare attenti a non abusarne.
Per fortuna, sullo sfondo del duello principale si registrano alcuni significativi spostamenti di altri personaggi, soprattutto a livello interiore, da cui potrebbero nascere sviluppi molto interessanti.

LUKE


Nell’episodio, innanzitutto, Luke si ritaglia uno spazio di tutto rispetto. Praticamente per la prima volta dall’inizio della serie, è dalla parte della moglie senza se e senza ma. Lo guidano la rabbia contro Gilead e il desiderio di recuperare la figlia. Ogni atteggiamento protettivo nei confronti di June, considerata fragile, da sorvegliare, non pienamente padrona di sé, è abbandonato. Meglio ancora, è forse l’unico, nell’episodio, ad ottenere un risultato concreto, impedendo l’apertura del centro culturale – ovvero ambasciata di Gilead, col pretesto di difetti di costruzione nell’edificio destinato ad ospitarla. Mossa quanto mai necessaria, perché, come ha dimostrato la scena iniziale dell’episodio, c’è gente che ama sopra ogni cosa i treni che arrivano in orario.
Sarebbe bello vedere cosa può fare la forza di una coppia quando uomo e donna collaborano nel reciproco rispetto, mettendo in scena una magnifica contrapposizione con il clima generale della serie, fatto di prevaricazione maschile e di mania del controllo.

JANINE E AUNT LYDIA


Janine è sopravvissuta al tentato avvelenamento. Questo non sarà risultato una sorpresa per molti, perché in fondo è proprio quello il ruolo del personaggio nello show: sopravvivere, mantenendo un certo candore, alle prove più tremende. Peccato solo sprecare un grande potenziale con queste ripetizioni.
Maggiore trepidazione causa la sorte di Esther: McKenna Grace sa trasmettere, nelle scene in cui recita, il vero senso della perversione dell’ambiente in cui la giovanissima moglie, diventata Ancella, è costretta a vivere.
In tutto questo, Aunt Lydia ha avvertito un terremoto interiore: ora vorrebbe aiutare le Ancelle a “vivere meglio” e a non subire tanti abusi. Probabilmente non raggiungerà mai una meta così ambiziosa e ne sono prova la richiesta a Janine di aiutarla (tipico metodo psicologico da usarsi col bimbo umiliato, quando la situazione non può cambiare) e ancor di più il dialogo col Cmdr. Lawrence.
Tra gente che cambia, lui è proprio il ragno immobile al centro della ragnatela, anche quando è costretto a fare delle modifiche ai suoi piani originari.
I buoni propositi di Aunt Lydia, comunque, potrebbero permettere a qualcun altro di compiere azioni decisive.

IL PROBLEMA SERENA JOY


La gestione della vedova Waterford è un problema sia per gli sceneggiatori (se devono tenere vivo e possibile il faccia a faccia fra lei e June), sia per il governo di Gilead.
Scartata, almeno per il momento, la prospettiva di un nuovo matrimonio nell’élite di Gilead, si prospetta per lei un tour promozionale in Venezuela.
In attesa degli sviluppi futuri, si noti come la signora non abbia perso un grammo della sua combattività. Anzi, forse si sente le mani più libere ora che non c’è più il marito. Per il momento, si gode le attenzioni della sua ospite, pronta, come è nello stile del regime, a prostrarsi davanti ad una donna incinta recitando versi della Bibbia.
Probabilmente gli sceneggiatori hanno optato per una soluzione stile Dragon Ball, o qualsiasi altro cartone animato in cui invece di stroncare il nemico sul nascere, si aspetta che sia arrivato all’apice della sua potenza prima di affrontarlo. Così c’è più soddisfazione a sconfiggerlo, almeno in teoria. Oggettivamente, potrebbe essere interessante e bello vedere cosa saprà escogitare Serena nel momento in cui avrà tra le braccia suo figlio.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Anche stavolta la soluzione del duello Serena – June è rimandata al prossimo appuntamento
  • Problemi nella gestione di Serena
  • Ritmo lento

 

Un ritmo molto lento e tanti dialoghi appesantiscono un po’ la narrazione. In concreto, non è successo nulla. La speranza, come si diceva sopra, è riposta nei mutamenti psicologici dei personaggi, da cui potrebbero nascere sviluppi sorprendenti. Questo e la solita cura nei dettagli producono una sufficienza piena e spingono a proseguire nella visione.

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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