Norma Jean al secolo Marilyn Monroe è una donna fragile, cresciuta come una bambina che non è stata mai amata e al contempo è una diva di Hollywood nell’epoca d’oro degli Studios, amatissima dal suo pubblico che nutre una vera ossessione per lei. Dai primi passi sulla terra, tragici e tumultuosi, alla sua affermazione come star del cinema, vengono raccontati i momenti più intensi della vita di Norma Jean, la donna dietro il mito. |
Blonde uscito su Netflix il 28 settembre, è stato presentato l’8 settembre alla 79ª edizione della Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Prodotto dalla Plan B la casa di produzione di Brad Pitt (ai più attenti non sarà sfuggita la presenza a sorpresa di quest’ultimo al Lido di Venezia durante la proiezione del film), è stato scritto e diretto con un budget di 22 milioni dal regista australiano Andrew Dominik (Killing Them Softly, Mindhunter) che ha tratto il suo lungometraggio dal libro omonimo del 1999 di Joyce Carol Oates.
Il libro come il film nasce con l’intenzione di raccontare le varie vite della diva Marilyn Monroe incentrandosi in particolare sull’identità di Norma Jean – vero nome dell’attrice – come se fosse una persona non solo diversa, ma completamente separata dalla star che il pubblico ha conosciuto e acclamato.
Discostandosi totalmente dal genere del biopic, Dominik gioca su una linea sottile di realtà e finzione, di maschera e persona dando allo spettatore la possibilità di avere una visuale privilegiata sui dettagli di alcuni momenti significativi e noti della vita di Marilyn Monroe, come se chi guardasse dovesse dimenticare di conoscerli già, azzerare tutto e incontrare per la prima volta Norma, che a sua volta è una donna complessa e istrionica.
I just wanna begin again from zero, I wanna live in another world, Away from Hollywood.
Non si può parlare di Blonde senza parlare dell’incredibile interpretazione di Ana de Armas, che sembra attraversare il periodo d’oro della sua giovanissima carriera hollywoodiana. Ana de Armas (Knives Out, No Time To Die) è un’attrice cubana e in più di un’intervista ha dichiarato quanto fosse stato difficile per lei all’inizio recitare in inglese. Se si pensa ai risultati a cui è approdata in questo film, si può soltanto rimanere estasiati, soprattutto perché si resta colpiti dal lavoro esemplare fatto sull’iconfondibile voce della Monroe che de Armas eguaglia senza mai imitare.
La prova richiesta all’attrice partiva già con tutte le difficoltà di andare a toccare un’icona del cinema – già Michelle Williams ci aveva provato regalando una buona interpretazione della diva nel film del 2011 Marilyn – ma qui Ana de Armas raggiunge livelli altissimi, con una interpretazione piena di grazia, bellezza e soprattutto misurata.
Senza mai cadere nello stereotipo della bionda svampita o della diva intrattabile, riesce a portare sullo schermo tutte le identità di Norma, compresa Marilyn. Si passa infatti dalla bambina disperata in cerca di amore, alla donna colta che legge Dostoevsky, alla bomba sexy amata dagli uomini fino alla donna con fragilità mentali. Il tutto con grande maestria e naturalezza e questo risultato si ottiene solo grazie al grande lavoro fatto da Ana de Armas sul personaggio proposto prima dal libro e poi dalla sceneggiatura. Facendo sua la regola less is more, la Monroe di Ana de Armas è iconica e fa brillare un film che lo spettatore potrebbe trovare difficile da digerire.
What does Marilyn want? Or is it a movie scene?
Se Andrew Dominik avesse seguito gli stilemi classici del biopic per scrivere e dirigere Blonde il risultato sarebbe stato un successo assicurato, ma il rischio che ne venisse fuori un film didascalico e retorico era altissimo. Invece tutto si può dire di questo film tranne che sia didascalico, lo stile registico è sempre al confine tra il metacinema e l’introspezione, come se il regista volesse traghettare lo spettatore dentro la vita hollywoodiana di Marilyn – quindi uno spazio aperto e pieno di volti – e poi di colpo catapultarlo dentro la testa di Norma Jean – uno spazio chiuso e soffocante.
È la stessa Marilyn/Norma a non riconoscersi in molti momenti della sua vita, a confondersi tra cinema e realtà, a non capire quale delle due identità stia giocando e quale stia in panchina. La sfida di portare in scena questa complessità emotiva e visiva era ardua, e Dominik prova a farlo con diversi mezzi, come il passare instancabilmente dalla visione in 4:3 a quella in 16:9, oppure dal bianco e nero ai colori, oppure osando raccordi tra le scene che attingono all’onirico.
Dominik si fa quindi psicologo, prova ad entrare nella testa della sua protagonista e lo spettatore lo deve seguire in questo viaggio pieno di ricordi, pensieri e suggestioni. Chi ama i film con un intreccio regolare, con i tre atti ben differenziati tra loro, con dei personaggi che evolvono, potrebbe non apprezzare Blonde che di canonico non ha nulla.
Vedere Blonde è come conoscere per la prima volta Norma Jean, la donna che ha creato Marilyn Monroe. Conoscerla è un viaggio appassionante, ma difficile. Con due ore e quaranta minuti di girato, Blonde ha dei cali di ritmo che si sentono e che lo spettatore fatica a superare, compensati però da frame di grande intensità e da un’attrice fenomenale senza il quale questo film sarebbe imploso su sé stesso.
Il tentativo di regalare al cinema un film carico di significati è riuscito, ma Blonde resta là come un bellissimo quadro davanti al quale le persone si soffermano godendone, senza poi ricordarsene il giorno dopo.
TITOLO ORIGINALE: Blonde REGIA: Andrew Dominik SCENEGGIATURA: Andrew Dominik INTERPRETI: Ana De Armas, Adrien Brody, Bobby Cannavale, Xavier Samuel, Julianne Nicholson, Lily Fisher DISTRIBUZIONE: Netflix DURATA: 167′ ORIGINE: USA, 2022 DATA DI USCITA: 28/09/2022, 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia |