The Lord Of The Rings: The Rings Of Power 1×06 – UdûnTEMPO DI LETTURA 5 min

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Il Signore degli Anelli, Gli Anelli del Potere 1x06 recensioneDopo un deludente quinto episodio era lecito aspettarsi molto di più, visto che mancano solo due puntate al termine della stagione, e la serie in questo sesto appuntamento sicuramente non ha deluso. Il fandom però rimane molto irrequieto e questo perché principalmente ci sono tre diversi filtri interpretativi che accompagnano la visione dello spettatore:

  • la lettura e relativa conoscenza delle opere di Tolkien
  • la visione della trilogia Jacksoniana
  • chi si approccia alla serie come semplice fantasy, escludendo i primi due fattori.

Chi si trova nelle prime due macroaree troverà rivedibile gran parte di quello che propone lo show e farà paragoni con i film (ancora oggi capolavori inarrivabili), mentre il più soddisfatto non potrà che essere chi è a digiuno di Tolkien.
Sarà importante a fine stagione avere una opinione sulla serie, purché si mantenga un’obiettività di base e non si sfoci nel puro haterismo fine a se stesso, né nella celebrazione onanistica solo perché si parla del Signore degli Anelli.

LA BATTAGLIA


Dopo cinque puntate estremamente compassate, finalmente si passa all’azione con Adar che assedia Ostirith con i suoi Uruk. La puntata scorre e la narrazione ha un ottimo ritmo, anche se 70 minuti sono veramente eccessivi come minutaggio.
Lo scontro è diviso in tre diversi momenti: l’assedio alla Torre, la battaglia nel villaggio e l’arrivo dei soldati di Nùmenor. Anche se si è lontani anni luce dalle epiche battaglie della trilogia di Peter Jackson, sicuramente è un buon inizio, ma si può fare ancora molto meglio al riguardo. Le aspettative sono molte alte soprattutto nel caso di un’agognata battaglia campale o l’assedio di una grande fortezza.
La puntata è diretta da Charlotte Brandstorme che, rispetto a Wayne Yip, è autrice di una regia molto più dinamica e lo si vede subito nello splendido scontro tra Arondir e l’immenso orco, con diversi piani sequenza sulle scene di combattimento dell’elfo senza dubbio notevoli.
L’arrivo dei nùmenoreani, per quanto bello, è invece una palese forzatura narrativa visto che ovviamente arrivano nel momento giusto al posto giusto per salvare gli abitanti del villaggio, come se le Terre del Sud fossero giusto un paio di villaggi e quindi l’arrivo fosse immediato. Naturalmente si comprendono le esigenze autoriali, ma non si può non rilevare tale criticità.
Lo stesso dicasi per quanto riguarda Bronwyn, la cui sopravvivenza è inverosimile vista l’enorme quantità di sangue perso, ma anche qui la veridicità deve piegarsi alle esigenze della storia.
Da segnalare invece, ancora una volta, che la resa visiva della serie è maestosa e senza precedenti nella storia delle serie tv, così come la fotografia e la colonna sonora sono splendide, confermando l’altissimo livello del comparto tecnico e l’immenso budget che c’è alle spalle di questo prodotto televisivo.

ADAR


Il nome Udûn, titolo della puntata, significa “Inferno” in Sindarin e rappresenta la prima fortezza di Morgoth in Arda, mentre successivamente sarebbe stato utilizzato per rinominare una valle fortemente presidiata dagli orchi, considerata la principale porta d’ingresso del regno di Mordor.
Ed è nel bellissimo finale di puntata che gli Uruk invocano a gran voce tal nome dopo l’improvvisa eruzione del Monte Fato, tanto bella a livello visivo quanto di fondamentale importanza per tutto l’universo de Il Signore degli Anelli, sia nel presente narrativo che per la storia futura che già si conosce.
Certo lo scambio di armi tra l’elsa di Sauron rubata da Waldreg e una semplice ascia, di cui nessuno si accorge nonostante l’importanza dell’arma, è veramente un insulto all’intelligenza degli spettatori, ma quello che ne segue in parte redime tale forzatura narrativa.
Vi sono inoltre altre scoperte interessanti: viene rivelata infatti la provenienza di Adar, elfo corrotto dalla magia oscura di Sauron e soprattutto l’origine dei primi orchi, degli elfi corrotti dal potere oscuro, deduzioni abbastanza semplici da fare ma su cui non si aveva ancora conferma.
Ma è interessare notare come tramite le parole di Adar vi sia una prospettiva completamente nuova e diversa sugli orchi, anch’essi esseri senzienti che meritano di vivere e di esistere come tutte le altre razze, per quanto fondamentalmente crudeli.

BISOGNA CAMBIARE.


Risulta molto bello, anche se breve, il dialogo tra l’ex elfo Adar e Galadriel che mostra quanto la Comandante dell’Armata del Nord sia pericolosamente vicina all’oscurità, anche se in modo diverso rispetto ai servitori di Sauron, essendo anch’essa corrotta dalla rabbia e dall’odio; un tema che, se sfruttato a dovere, potrebbe rivelarsi molto importante per la trama.
Della miriade di character che compongono questo universo narrativo bisogna dire che nemmeno uno ha veramente lasciato il segno sino ad ora e la morte di uno qualsiasi dei personaggi principali nel breve periodo di certo non sconvolgerebbe nessuno.
Sin dal pilot, nonostante l’incredibile impatto visivo dello show, il vero problema della serie è stata la scrittura dei personaggi, bidimensionali e poco approfonditi a livello psicologico e una narrazione molto lenta e indolente, a tratti caratterizzata da una scrittura pigra e poco ispirata.
Questo episodio potrebbe essere l’inizio di un’inversione di rotta in tal senso, perché se è vero che un progetto di lungo periodo come questo richiede tempo per decollare, soprattutto nel caso di una serie corale come questa, d’altra parte quanto visto nei cinque episodi precedenti è veramente troppo poco per essere soddisfatti.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • A costo di ripetersi, ma a livello visivo la serie è maestosa
  • Regia, fotografia, colonna sonora: comparto tecnico degno di nota
  • Le origini di Adar e i primi orchi, con una nuova prospettiva
  • L’oscurità di Galadriel, se sfruttata a dovere
  • Lo scontro corpo a corpo tra Arondir e l’orco
  • Finalmente un pò di azione, non sarà un battaglia epica ma è un buon inizio
  • Il finale di puntata: qualcuno ha detto Monte Fato?

  • La tempistica dell’arrivo dei numoreani è forzata, anche se si capiscono le esigenze narrative
  • Deus ex machina come se piovesse
  • Molto inverosimile il fatto che Bronwyn sopravviva
  • 70 minuti restano tanti anche per una puntata dinamica
  • Lo scambio di armi, per quanto utile allo scopo, è veramente una grande forzatura narrativa 

 

Un ottimo episodio, qualcuno direbbe finalmente, per l’attesissima nuova serie di Amazon Prime Video che fino ad ora aveva altamente deluso le grandi aspettative degli spettatori. Nonostante qualche criticità e forzatura narrativa, la puntata è caratterizzata da una narrazione dinamica, un comparto tecnico degno di nota e una resa visiva eccezionale, con qualche rivelazione importante e un finale di puntata letteralmente esplosivo. Alle ultime due puntate spetta allora il compito di dissipare i dubbi che ancora rimangono e rendere questa prima stagione degna di essere ricordata.

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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.

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