Alzi la mano chi, a questo punto della stagione, si sarebbe mai aspettato di assistere ad un episodio con una trama orizzontale un po’ più delineata. Ok, c’è qualche mano alzata ma non è una maggioranza, il che vuol dire che una buona parte del pubblico non rimarrà così delusa dopo questo “The Retreat” ma, probabilmente, nemmeno così entusiasta.
Il motivo è presto detto: i co-protagonisti dell’episodio non sono esattamente ciò che ci si sarebbe aspettato di vedere. Il che non è necessariamente un male visto che She-Hulk è chiaramente un prodotto che non voleva e non vuole prendersi sul serio in alcun modo, però, ecco, magari dei nomi più altisonanti non avrebbero guastato. Il che cozza in gran parte con tutta quella serie di aspettative e quella lunga lista di predecessori che, pur nei loro alti (Loki, WandaVision), bassi (Ms. Marvel) e medi (Hawkeye, The Falcon & The Winter Soldier, Moon Knight), avevano comunque messo l’asticella delle aspettative ad un certo livello. Ora decisamente più basso.
“This was Zeb’s episode and we had pitched out this whole story of basically what Blonsky’s retreat would be like and how it was kind of a rehabilitation center, like a retreat and therapy circle for a lot of these guys who were former villains, but not like well known. Kind of just street-level wannabe villains who, even in this world, we’re kind of being pulled from the depths of obscurity.” Jessica Gao
WANNABE VILLAINS DI SERIE D
Chi scrive non è nuovo all’universo Marvel popolato da personaggi assurdi, supereroi e villain che nascono e muoiono in quel grande dimenticatoio che sono le serie a fumetti di personaggi surreali e/o che si prestano alla commedia come possono essere Deadpool, Spider-Man, Howard Il Papero e, ovviamente, She-Hulk. Da questo punto di vista, e constatando il tono della serie di Jessica Gao, era quindi lecito aspettarsi altre apparizioni inconsuete dopo quella di Mr. Immortal nella scorsa “Just Jen” o Man-Frog in “Mean, Green, And Straight Poured Into These Jeans“.
Tuttavia, la selezione dei character strambi di questo episodio si può definire un po’ too much:
- Man-Bull, un ibrido mezzo toro e mezzo uomo che ricorda molto un minotauro;
- El Águila, un messicano(?) che ha una bromance con Man-Bull e che può generare scosse elettriche con il suo fioretto;
- Saracen, un tizio che sembra convinto di essere un vampiro ma che sta serenamente alla luce del sole;
- Porcupine, un tizio vestito da porcospino che non si lava da un po’ di tempo.
Un’accozzaglia di personaggi assurdi che hanno trovato in Emil Blonsky e nella sua villa gigantesca un terapista ed un posto dove poter scorrazzare serenamente. Guardando al tutto, la surrealtà dell’evento se la gioca pari-pari con l’ennesimo potenziale sprecato visto che, oltre a perdere l’ennesima possibilità di vedere Blonsky trasformarsi in Abominio (probabilmente per risparmiare soldi sulla CGI), questo strano gruppo di personaggi poteva offrire qualcosa di più invece che essere uno sparuto gruppo di schizzati che fa colore e nient’altro.
PREVEDIBILISSIMO
Nota a parte merita la trama orizzontale che continua ad essere propinata sempre sul finire dell’episodio in circa 30 secondi che dovrebbero giustificare l’attesa di una settimana fino al prossimo episodio. Una trama orizzontale che qui appare clamorosamente scontata se si guarda alle vere motivazioni che hanno portato la nuova cotta di Jennifer Walters a svariati appuntamenti ed una botta e via solamente per rubarle un campione di sangue da portare ai laboratori di Intelligencia. Il tutto, collegando i puntini e le informazioni che arrivano off-screen dal casting di Captain America: New World Order, per andare a giustificare il “ritorno” di Tim Blake Nelson nel ruolo di Samuel Sterns / Leader.
Quindi anche dal lato non verticale della trama non c’è gioia immaginando un’evoluzione da questo lato solamente sul finale della prossima puntata (verosimilmente incentrata finalmente su Daredevil) per poi sfociare in qualcosa nel season series finale. Il tutto in sole nove puntate: un’incredibile occasione sprecata.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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She-Hulk: Attorney At Law continua a scavarsi la fossa in un episodio che avrebbe potuto essere accettabile in una stagione da 20-22 episodi ma che nell’insieme di questa serie rappresenta tutt’altra valenza. Diverse occasioni perse (leggasi Emil Blonski) ed una trama orizzontale centellinata continuano ad essere delle decisioni difficilmente giustificabili dallo scibile umano.
“The Retreat” è la classica puntata da guardare in sottofondo mentre si cucina, si passa l’aspirapolvere o si parla al telefono con gli amici.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.