Si può dire tante cose di Jessica Gao e del suo She-Hulk: Attorney At Law ma non che sia privo di sorprese, nel bene e nel male. Anche questo season (series?) finale non ne è esente ma ha sicuramente alzato il livello di elementi bizzarri che ci si sarebbe potuti aspettare. Il che non è necessariamente un qualcosa di negativo ma va anche tenuto conto che non tutti gli spettatori sono pronti ad accettare un qualcosa di così innovativo/sperimentale come la brusca rottura della 4° parete vista qui.
Un elemento già bizzarro di suo ma che qui arriva a toccare nuove vette, il tutto con il benestare di sua maestà Kevin (K.E.V.I.N.) Feige che ha approvato le scelte di Jessica Gao che per questo nono episodio ha scritto qualcosa come dieci sceneggiature diverse. Un buon numero per sottolineare quanto difficile sia stato il concepimento di quest’arco narrativo.
She-Hulk: “Yeah, that’s what Hulks do: we smash things. Bruce smashes buildings. I smash fourth walls and bad endings. And sometimes, Matt Murdock.“
MA CHE C@##O HO APPENA VISTO?!?!?
Se c’è una domanda che è lecito porsi, la domanda in questione è quella del titolo di questo paragrafo. Senza troppi fronzoli.
La showrunner ha abituato gli spettatori a rotture della 4° parete in precedenza ma la metateatralità di questo finale non ha precedenti nel piccolo schermo. Il coraggio di fare qualcosa di nuovo è sicuramente da attribuire alla showrunner e al Kevin umano ma, storicamente, quanto visto non è nuovo ai fan dei fumetti Marvel, specialmente quelli un po’ più datati o che hanno recuperato le storie della cugina di Bruce Banner, è merito di John Byrne.
Nello specifico si fa riferimento a quel Marvel Comics Presents #18 di fine 1988 in cui Jennifer Walters medita sulla sua stessa storia fumettistica e alla fine la Marvel Comics stessa le spedisce un regalo di natale in cui sono contenuti svariati numeri del suo stesso Sensational She-Hulk #1.
Con “Whose Show Is This?”, Jessica Gao pesca direttamente dal lavoro di John Byrne e lo adatta come meglio riesce per chiudere una stagione che, come si è già detto più volte (anche accusando la serie di peccare proprio in questo), non ha una trama orizzontale ma per coerenza stessa (bisogna ammettere) non ha nemmeno un villain o un finale in stile Marvel. E questo, per quanto strano, è un punto a favore di quest’ultima puntata che osa mantenere una sua coerenza che, ovviamente, dividerà tutto e tutti. E va bene così.
TARALLUCCI, VINO E SELF-REFLECTION
A posteriori è praticamente impossibile ricordarsi cosa è accaduto nella prima parte dell’episodio e non è un problema perchè la seconda parte della puntata è chiaramente troppo ingombrante per non sormontare tutto il resto.
La scelta di scegliere e discutere il finale di stagione di fronte al pubblico andando addirittura negli uffici della Marvel e anche nella stanza degli sceneggiatori, per poi finire al cospetto di K.E.V.I.N., arriva con delle conseguenze importanti dal punto di vista della coerenza narrativa che viene di fatto eliminata in funzione di un’analisi della serie stessa e di tutte le dinamiche che ci sono nel dietro le quinte.
La sceneggiatura è brillante nei dialoghi tra Jessica Walters e K.E.V.I.N. e offre la possibilità di assistere ad una breve self-reflection della Marvel stessa, fatta ovviamente con un po’ di ironia ma comunque vivida nel suo botta e risposta che si fregia addirittura di una domanda sugli X-Men e sui problemi paterni della maggior parte dei protagonisti (Star Lord, Loki, Thor, Tony Stark). Il saper ridere di sé stessi rende la Marvel molto diversa dalla DC e mette (a posteriori) She-Hulk: Attorney At Law in una posizione unica ma non invidiabile all’interno del MCU che, si spera, ha svezzato il pubblico enfatizzando ancora una volta la diversità di ogni prodotto e anche la necessità di essere aperti a sperimentare. Nel bene e nel male.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Per tutti i motivi sopra citati, dare un voto univoco a “Whose Show Is This?” è molto difficile. Da un lato è doveroso apprezzare il tentativo molto fluido ed inaspettato di osare una rottura della 4° parete in maniera così forte, dall’altro c’è molta confusione per ciò che si è visto e per ciò che deve essere considerato reale o meno. Nell’insieme la sufficienza c’è, rimane a ciascuno spettatore capire se c’è anche di più o no.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.