Recensione Film Licorice Pizza
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Licorice Pizza

Recensione di Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson, una celebrazione gioviale e romantica degli ambienti che hanno formato il regista in gioventù, ma anche uno spensierato romanzo di formazione che parla d'amore adolescenziale

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Nella San Fernando Valley degli anni Settanta, Gary Valentine (Cooper Offman), un giovane liceale ed aspirante attore si innamora a prima vista di Alana Kane (Alana Haim), ragazza in cerca di un posto nel mondo e fotografa improvvisata che fa foto agli adolescenti nelle scuole insieme a suo padre. Nonostante la differenza d’età, i due giovani sviluppano fin da subito una strana alchimia che li porterà a passare sempre più tempo insieme. Un’intesa e una complicità che però, negli anni, tra litigi, allontanamenti e riavvicinamenti, dovrà fare i conti con i bizzarri percorsi di vita intrapresi dai due ragazzi, sempre al centro di situazioni al limite del grottesco in compagnia di personaggi altrettanto improbabili. 

Giunto nelle sale italiane in estremo ritardo rispetto all’uscita negli Stati Uniti, Licorice Pizza è l’ultima fatica del regista Paul Thomas Anderson, nominato in ben tre categorie agli ormai prossimi Academy Award (miglior film, miglior regia e migliore sceneggiatura originale), che porta ad undici il totale delle nomination ottenute dal regista (purtroppo senza mai ricevere l’agognata statuetta) nel corso della sua carriera.
Il film si configura come un racconto di formazione sentimentale che segue, nel tempo, l’inseguimento amoroso di due ragazzi, Gary Valentine (interpretato da Cooper Hoffman, figlio del compianto Philip Seymour Hoffman, attore prediletto del regista), aspirante attore ancora minorenne che vive insieme alla madre che gli fa da manager, e Alana Kane (interpretata da Alana Haim, membro del gruppo musicale Haim) fotografa improvvisata che cerca di sbarcare il lunario facendo foto agli adolescenti nelle scuole insieme al padre.
I due diventano amici, litigano spesso e Alana sembra, in più di un’occasione, cercare Gary come se fosse la sua fidanzata ma alla fine finiscono sempre col separarsi, naturalmente soltanto fino al prossimo momento in cui le loro strade si incroceranno nuovamente. E tra collaborazioni lavorative nel settore dei materassi ad acqua e incontri con improbabili “pretendenti” di Alana,  le vite dei due ragazzi continueranno ad intrecciarsi nel corso degli anni costringendoli a confrontarsi con ciò che provano l’uno per l’altra. Il tutto sullo sfondo della periferia di Los Angeles degli anni Settanta, quella lontana dalla Città degli Angeli, fatta di edifici tutti identici, piccole attività commerciali, sogni di gloria e ardenti speranze.

I met the girl I’m going to marry one day.

QUANDO L’ASSENZA DI TRAMA DIVENTA LA TRAMA STESSA


Accolto in maniera piuttosto positiva da gran parte della critica, Licorice Pizza – nome che fa riferimento ad una catena di negozi di dischi della California meridionale, molto popolare negli anni Settanta – sembra aver guadagnato i suoi pochi giudizi negativi a causa dell’assenza di una trama vera e propria alla base del film. Tenendo presente che pellicole di questo genere tendenzialmente danno origine ad esperienze di visione diametralmente opposte, proprio a causa della loro natura molto “personale”, non c’è da stupirsi se la critica più diffusa sia proprio quella relativa alla mancanza di una narrazione, per così dire, convenzionale.
A conti fatti, si può tranquillamente affermare che Licorice Pizza non è un film per tutti. Se si va alla ricerca di trame intricate, colpi di scena improvvisi o, più semplicemente, di un racconto romantico tradizionale, allora questo probabilmente non sarà tra i film preferiti del 2022. Licorice Pizza è un racconto fatto di momenti autentici, estemporanei, tenuti insieme dal legame di dipendenza che intercorre tra i due protagonisti. È un film che ha l’aspetto da piccola produzione ma il carattere del grande affresco storico hollywoodiano. È un intervallo di 133 minuti che lo spettatore si prende dalla propria vita per lasciarsi trasportare in una storia che ha l’intento di lasciare qualcosa nel cuore di chi guarda, ma senza ricorrere alle usuali modalità di storytelling.
E naturalmente il gradimento del film non potrà che dipendere da quanto lo spettatore si sarà affezionato a Gary ed Alana, alle loro personalità e agli alti e bassi della loro improbabile, ma straordinariamente genuina, relazione.

TUTTA QUESTIONE DI AUTENTICITÀ


Licorice Pizza procede nella sua marcia senza alcuna fretta, dimenticandosi completamente della progressione e trattando ogni singolo segmento come parte a sé stante, ritornando alla fine sempre al medesimo punto di partenza. Frammenti di esistenza imperfetta ma autentica, senza troppi escamotage o espedienti artificiosi che, rifuggendo dalla narrazione canonica che altrimenti li ingabbierebbe, riescono ad andare oltre allo spazio e al tempo spostandosi su un’altra dimensione, quasi come se i due ragazzi fossero i protagonisti di un sogno ad occhi aperti.
Pur essendo entrambi alla loro prima apparizione, Alana Haim e Cooper Hoffman si dimostrano più che in grado di reggere da soli la scena, portando così a percepire le numerose guest star presenti qua e là all’interno del film solo come piacevoli momenti di distrazione dalla congenita ripetitività delle dinamiche che coinvolgono Gary e Alana, che mai sovrastano i veri protagonisti della pellicola.
In mezzo a questi “spezzoni” di vita che raccontano la crescita e il lungo rincorrersi tra Alana e Gary, c’è tutto un mondo abitato da personalità appartenenti al mondo dello show business, dell’arte e della politica della California di quegli anni.
È l’altra Hollywood, quella delle vane speranze e dei sogni infranti. Ecco dunque apparire diversi personaggi, alcuni dei quali decisamente sopra le righe: il navigato attore Jack Holden (che in realtà dovrebbe essere William Holden) interpretato da Sean Penn, il regista Rex Blau (Tom Waits), il politico Joel Wachs (Benny Safdie) e lo scatenato Jon Peters di Bradley Cooper, parrucchiere reso celebre da Barbra Streisand e successivamente diventato produttore cinematografico. Una serie di ruoli volutamente macchiettistici che fungono da eccellente diversivo e che, insieme alla splendida colonna sonora, contribuiscono a creare un mondo tanto assurdo quanto credibile in grado di restituire allo spettatore un forte senso di familiarità. Familiarità che catapulta immediatamente chi guarda tra le strade della periferia di Los Angeles e che gli permette, quasi per magia, di osservarle attraverso gli occhi pieni di speranza dei due protagonisti.


Licorice Pizza è una celebrazione gioviale e romantica degli ambienti che hanno formato Paul Thomas Anderson negli anni della sua adolescenza. É un film che coglie ogni occasione possibile per toccare alcuni dei temi cari al regista, come la solitudine, l’alienazione, l’assenza dei genitori o la difficoltà nel trovare la propria strada, ma è anche la cornice perfetta per raccontare, con estrema semplicità, l’amore nella sua forma più innocente e spensierata. Un viaggio nel mondo irreale dei ricordi, dove tutto può accadere ed è sempre l’ultima settimana d’estate.

 

TITOLO ORIGINALE: Licorice Pizza
REGIA: Paul Thomas Anderson
SCENEGGIATURA: Paul Thomas Anderson
INTERPRETI: Alana Haim, Cooper Hoffman, Sean Penn, Tom Waits, Bradley Cooper, Benny Safdie
DISTRIBUZIONE: Universal Pictures
DURATA: 133′
ORIGINE: USA, 2021
DATA DI USCITA: 26/11/2021 (USA) – 17/03/2022 (ITALIA)

 

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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