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Single Parents 1×01 – PilotTEMPO DI LETTURA 4 min

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A Maggio, quando abbiamo scritto un primo generale commento basato su trama e trailer delle varie serie tv presentate agli Upfronts, ci eravamo mostrati molto interessati a Single Parents, talmente interessati da utilizzare la gif di Zoidberg in versione Dio come commento. E avevamo apostrofato la serie anche con un caloroso “insieme ad A Million Little Things questa è l’unica altra serie che si fa amare sin dal trailer“. Ed infatti la sensazione rimane, ma è anche bilanciata da una visione complessiva di questi 20 minuti che purtroppo non convince granché a causa di tutta quella serie di clichè narrativi che vengono presi come pilastri su cui costruire la serie. Ma facciamo un passo indietro prima di spingerci oltre.
Come scritto durante gli Upfronts e giusto perché ci piace l’autocitazionismo: “la creatrice è la stessa Elizabeth Meriwether di New Girl accompagnata dalla sempre ottima J.J. Philbin“. Per capire le potenzialità di ogni nuova serie tv è sempre importante guardare alla macchina produttiva che c’è dietro, e quindi allo showrunner e agli sceneggiatori coinvolti. Elizabeth Meriwether e J.J. Philbin, in questo caso, rappresenta(va)no dei nomi su cui puntare, equivalenti ad un sinonimo di garanzia per una comedy facile e fruibile nei suoi 20 minuti di leggera follia. E la cosa effettivamente si ripete anche in alcuni momenti (la coda per le nuove Adidas Yeezy oppure il Tinder date), ma è tutto sviluppato in un ecosistema che è, di fatto, il problema di fondo della serie.
La trama di per sé è anche interessante in quanto non focalizzata sulla classica famiglia, quanto più su un agglomerato di persone/amici che diventano essi stessi una famiglia disfunzionale con il passare del tempo, esattamente come in New Girl. E sempre come in New Girl, l’arrivo di un nuovo personaggio all’interno di un gruppo/ecosistema già precostruito porta a cambiamenti e ad un nuovo assetto a cui spettatori e nuovi character devono abituarsi. In questo caso la comedy è incentrata su un gruppo di genitori single (tra cui Leighton Meester e Brad Garrett) che si aiutano a vicenda per mantenere una parvenza di vita sociale mentre provano a gestire al meglio i propri figli, con il particolare che vista l’etnia e le peculiarità di ogni character tutto sembra molto artificioso.
È infatti questa l’accusa maggiore che si rivolge nei confronti di New Girl Single Parents: tutto sembra molto innaturale. Tralasciando il commento riguardo i figli che hanno atteggiamenti e caratteristiche a volte fin troppo estremi considerata la loro età, gli adulti sono stati scritti e concepiti in modo tale da rendere tutti complementari. C’è il ragazzo single asiatico americano che è molto immaturo (e ricorda fin troppo Jianyu di The Good Place), la donna afroamericana un po’ autoritaria, il padre scorbutico ma in fondo amorevole, la classica bella ragazza single americana di provincia ed infine il ragazzo puerile che vive nel suo mondo. Un’accozzaglia di personaggi che copre di fatto tutti i possibili target di pubblico scelti e confezionati per la serie, tradotto: il marketing ha preso il sopravvento sulla capacità di scrittura dei personaggi, con tutte le conseguenze positive e negative che ci sono dietro.
Questa non è una critica razzista, quanto piuttosto un commento legato alla scelta fatta a priori e poi mal sviluppata nei brevi 20 minuti di pilot. In ogni series premiére c’è sempre molta ansia da prestazione e vista la competizione che c’è là fuori è corretto averla, quindi si prova a dare tutto il possibile nella 1×01 in modo da convincere lo spettatore a tornare nuovamente per i successivi episodi. Sfortunatamente Single Parents, anche considerando il folto cast, ha bisogno di più tempo e spazio per approfondire i personaggi, tridimensionalizzarli ed infine esplorare le relazioni e le stranezze di ognuno. Tutte cose che per ora non sono state fatte e che, pertanto, non soddisfano la visione.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il character di Brad Garrett che risolve tutto dando soldi fa ridere…
  • L’idea generale è buona e può dare i suoi frutti
  • … ma non può diventare il suo marchio di fabbrica o dopo 3 puntate avrebbe già stancato
  • Personaggi fin troppo pre-costruiti e gruppo che nel suo insieme rappresenta più un target demografico-sociale che degli amici
  • Diversi clichè utilizzati come pilastri narrativi
  • Serve tempo per creare alchimia tra i personaggi e magari trovare il prossimo Winston di New Girl

 

Tanti clichè narrativi e un ensemble un po’ discutibile non sono il biglietto da visita che si sperava di vedere. Il cast non è malvagio, così come non lo è Elizabeth Meriwether che un po’ di esperienza alle spalle ce l’ha, è più verosimile pensare ad un miglioramento della serie con il passare del tempo ma non criticheremmo chi deciderà di non proseguire la visione.

 

Pilot 1×01 4.91 milioni – 1.3 rating

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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