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Bad Gianfelice: “Sono anni che butti la tua vita senza metterti in gioco, che butti il tuo tempo, che non fai mai niente.”
Good Gianfelice: “Ma se io sono realizzatissimo, ma che dici? Sei tu quello che butta la sua vita, che non si mette in gioco. Che non fa un cazzo!”
Bad Gianfelice: “Ah. Vabbè, facciamo finta che sei tu se no qui non si va avanti.”
Good Gianfelice: “Ma se io sono realizzatissimo, ma che dici? Sei tu quello che butta la sua vita, che non si mette in gioco. Che non fa un cazzo!”
Bad Gianfelice: “Ah. Vabbè, facciamo finta che sei tu se no qui non si va avanti.”
Fin da quando Maccio Capatonda ha lasciato il piccolo minutaggio a sua disposizione all’interno di Mai Dire è riuscito comunque a portarsi appresso l’intero bagaglio di comicità che lo contraddistingueva: sono nati personaggi a sé stanti e serie tv di buon livello (Drammi Medicali, Mario e la serie incentrata su Mariottide). Tuttavia tutti questi lavori si palesavano privi di un importantissimo elemento, soprattutto al giorno d’oggi dove un certo tipo di intrattenimento per poter funzionare deve riuscire ad avere almeno la parvenza di un senso: una storia accattivante e concreta.
Mario, uno dei prodotti più recenti di Maccio, si avvicinava a questo fattore, soprattutto grazie alla terza stagione che venne rilasciata con leggero ritardo. Trattandosi però di un lavoro incompleto ed abbandonato a se stesso, non può essere preso troppo in esame.
Ecco quindi che The Generi alza nettamente l’asticella del lavoro portato in essere da uno dei capisaldi della comicità moderna italiana.
La serie è demenziale in ogni suo aspetto comico, punta a demolire i più grandi cliché dei film (genere per genere) e all’apparenza l’introduzione di Gianfelice appare una grande scusante sulla quale far reggere l’intero show. Ed invece, episodio dopo episodio, avventura dopo avventura, lo spettatore non può non cogliere la sottile e profonda importanza del percorso che il personaggio di Gianfelice sta percorrendo: una fuga dalla realtà e dalla necessità di doversi mettere in gioco per poter ottenere qualcosa dalla vita. O per essere più puntigliosi, come viene specificato nell’episodio finale, per poter diventare la versione migliore di sé.
Mario, uno dei prodotti più recenti di Maccio, si avvicinava a questo fattore, soprattutto grazie alla terza stagione che venne rilasciata con leggero ritardo. Trattandosi però di un lavoro incompleto ed abbandonato a se stesso, non può essere preso troppo in esame.
Ecco quindi che The Generi alza nettamente l’asticella del lavoro portato in essere da uno dei capisaldi della comicità moderna italiana.
La serie è demenziale in ogni suo aspetto comico, punta a demolire i più grandi cliché dei film (genere per genere) e all’apparenza l’introduzione di Gianfelice appare una grande scusante sulla quale far reggere l’intero show. Ed invece, episodio dopo episodio, avventura dopo avventura, lo spettatore non può non cogliere la sottile e profonda importanza del percorso che il personaggio di Gianfelice sta percorrendo: una fuga dalla realtà e dalla necessità di doversi mettere in gioco per poter ottenere qualcosa dalla vita. O per essere più puntigliosi, come viene specificato nell’episodio finale, per poter diventare la versione migliore di sé.
Bad Gianfelice: “Come si fa a vivere una vita al 100%?”
Good Gianfelice: “Bisogna saper perdere.”
Bad Gianfelice: “Spiegati meglio.”
Good Gianfelice: “Bisogna accettare le sconfitte, rialzarsi ed andare avanti.”
Bad Gianfelice: “Ah.”
Good Gianfelice: “Bisogna saper perdere.”
Bad Gianfelice: “Spiegati meglio.”
Good Gianfelice: “Bisogna accettare le sconfitte, rialzarsi ed andare avanti.”
Bad Gianfelice: “Ah.”
Poetica, comica ed introspettiva la lotta tra la parte migliore e la parte peggiore di Gianfelice. Il personaggio è consapevole dei propri errori, dei propri limiti ed è a conoscenza che rimanendo così bloccato non riuscirà mai ad ottenere ciò che realmente vorrebbe. Ecco quindi che, per potersi definitivamente sbloccare, deve concepire la possibilità di migliorarsi e di mettersi in gioco sconfiggendo il proprio lato negativo. Ma come? Maccio porta in scena questa evoluzione del personaggio con un fattore tanto profondo quanto banale: la resilienza.
Bisogna saper affrontare tutte le difficoltà della vita, tutte. Sicuramente qualcuna si paleserà come dolorosa, negativa e peserà sul proprio animo, ma l’insegnamento più grande che Maccio vuole trasmettere è che bisogna sempre e comunque rialzarsi, riprendere da dove ci si era fermati e continuare a lavorare al proprio miglioramento.
Questo tipo di profondità narrativa non era mai stata nemmeno avvicinata da Maccio Capatonda e stupisce positivamente questa evoluzione, soprattutto se si tiene in considerazione il finale aperto e quindi la possibilità futura di ritrovare nuovamente Gianfelice in scena.
The Generi, quindi, si è presentata all’improvviso, come una catapulta. Ma è il lavoro più completo di Maccio in ogni suo singolo aspetto: una demenzialità comica di ottimo livello e mai banale; un messaggio profondo e ben strutturato; ma soprattutto una vera e propria storia alla base.
Chapeau, quindi, a Marcello Macchia per questo egregio lavoro di scrittura ed interpretazione. Fa sempre piacere ritrovare lui, Herbert e Rupert Sciamenna nuovamente insieme. Il desiderio più grande, a questo punto, è che The Generi non rappresenti il culmine lavorativo, bensì il punto di inizio. La comicità italiana, terreno arido dal punto di vista televisivo, lo richiede a gran voce. E noi, unendoci a questo coro aggiungiamo una sola parola: MIMMO!
Bisogna saper affrontare tutte le difficoltà della vita, tutte. Sicuramente qualcuna si paleserà come dolorosa, negativa e peserà sul proprio animo, ma l’insegnamento più grande che Maccio vuole trasmettere è che bisogna sempre e comunque rialzarsi, riprendere da dove ci si era fermati e continuare a lavorare al proprio miglioramento.
Questo tipo di profondità narrativa non era mai stata nemmeno avvicinata da Maccio Capatonda e stupisce positivamente questa evoluzione, soprattutto se si tiene in considerazione il finale aperto e quindi la possibilità futura di ritrovare nuovamente Gianfelice in scena.
The Generi, quindi, si è presentata all’improvviso, come una catapulta. Ma è il lavoro più completo di Maccio in ogni suo singolo aspetto: una demenzialità comica di ottimo livello e mai banale; un messaggio profondo e ben strutturato; ma soprattutto una vera e propria storia alla base.
Chapeau, quindi, a Marcello Macchia per questo egregio lavoro di scrittura ed interpretazione. Fa sempre piacere ritrovare lui, Herbert e Rupert Sciamenna nuovamente insieme. Il desiderio più grande, a questo punto, è che The Generi non rappresenti il culmine lavorativo, bensì il punto di inizio. La comicità italiana, terreno arido dal punto di vista televisivo, lo richiede a gran voce. E noi, unendoci a questo coro aggiungiamo una sola parola: MIMMO!
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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E si conclude, si spera solo per il momento, la nuova serie tv targata Maccio Capatonda. Una pietra miliare tra i lavori del tuttofare abruzzese. Noi chiaramente chiediamo a gran voce il prosieguo.
Noir 1×07 | MIMMO milioni – 0.MIMMO rating |
Multigenere 1×08 | MIMMO milioni – 0.MIMMO rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.