Emile: “On est en 2018. Elle a pas bessin d’un mec pour reprendre sa vie en main.”
Charlotte: “Pas d’un mec! D’un ou plusieurs penis dans son vagin régulièrement!”
(Dialogo che riassume tutta la filosofia della serie. La traduzione è stata evitata per non urtare il pubblico più sensibile)
La regola generale per fare un ottimo plot twist è quella di creare nello spettatore una certa aspettativa che poi, in teoria, dovrebbe venire disattesa in un momento preciso (solitamente un momento di grande tensione, ma anche no) per suscitare una grande emozione nello spettatore e possibilmente fargli venire voglia di proseguire nella visione.
Così non accade in The HookUp Plan, nuova serie Netflix francese il cui titolo originale è Plan Coeur (è forse uno dei rari casi in cui il titolo originale è migliore di quello internazionale).
Alla fine di questo episodio pilota tutto quello che c’era da dire riguardo alla storia è stato detto. Ma soprattutto è stato rivelato il grande plot twist che dà l’avvio a tutta la narrazione, cosa che in realtà toglie tutto l’interesse riguardo ad essa.
La protagonista della serie è Elsa (Zita Hanrot), una donna parecchio nevrotica e possessiva che è stata appena lasciata ed è in un profondo stato depressivo.
Una sorta di Bridget Jones francese insomma, in una serie che ruba spudoratamente prende in prestito da un particolare immaginario filmico e televisivo (quello delle commedie sentimentali e commedie degli equivoci) tutto quello che può.
Non a caso nel trailer della serie veniva fatto riferimento anche alla famosa commedia inglese Love Actually, anche questa punto d’ispirazione per The HookUp Plan. Anche qui, infatti, c’è quell’intreccio di varie vicende amorose/famigliari unite all’atmosfera natalizia che contribuisce a far venire il diabete far entrare lo spettatore in un certo mood.
Tutto comincia quando le due migliori amiche della protagonista, Charlotte (Sabrina Ouazani) ed Emile (Joséphine Draï) hanno in mente una “brillante” idea per rimettere in sesto l’amica: farle incontrare (a sua insaputa) un “puttano” (così viene chiamato nella serie il personaggio interpretato da Marc Ruchmann) che finga di provare qualcosa di sincero per lei e e la convinca a uscire e a fare qualcosa di più dopo.
Già da qui si capisce come la serie non inventi nulla di nuovo ma attinga a piene mani da tutta una tradizione di escamotage comici che si rifanno alla classica “commedia degli equivoci”, già in voga dai tempi del teatro latino.
Il problema è che una struttura del genere prevede tempi comici e gag calcolate al millimetro, altrimenti tutto l’impianto narrativo può risultare o troppo noioso e prevedibile, oppure (alla peggio) non fare affatto ridere.
Purtroppo la serie riesce a sbagliare del tutto questo concetto e per questo motivo il plot twist finale (la scoperta che il corteggiatore di Elsa era “tropo bello per essere sincero”) viene già “avvertito” dallo spettatore fin dall’inizio e poi spoilerato malamente alla fine dell’episodio.
Visto la struttura dell’episodio bisogna dire che una soluzione diversa era, in effetti, difficile da trovare. Però così viene molto difficile immaginare come la cosa si possa evolvere, o meglio si può tranquillamente prevedere che questa “brillante idea” metterà in moto tutta una serie di situazioni imbarazzanti tra Elsa e le sue amiche e forse il “puttano” s’innamorerà effettivamente di Elsa rendendo molto imbarazzante il loro rapporto.
Sono comunque situazioni ampiamente prevedibili e scontate che tuttavia avverranno, per cui non c’è alcuna sorpresa o rivelazione emozionante, tutto sembra essere molto trito e ritrito.
In questo sta purtroppo il limite delle serie francesi che hanno il brutto vizio di copiare storie già viste in altri contesti internazionali e riproporle malamente in chiave locale (vedasi, a tal proposito, il triste epilogo di Marseille).
In questo caso poi si riprende un tipo di commedia che oggi appare a maggior ragione già vista un sacco di volte dal momento che le sue radici sono soprattutto dal mondo classico.
Oltretutto le tre protagoniste risultano abbastanza irritanti e il solo merito dell’attrice Zita Hanrot è quello di saper cantare a memoria Ta Katie t’a quitté del cantautore francese Boby Lapointe (cosa non facile poiché le sue canzoni sono tutte uno scioglilingua continuo). Se non altro quindi la serie ha il merito di fare conoscere questo straordinario interprete della canzone francese anche a chi non ha mai visto i film di Francois Truffaut.
Per il resto non c’è molto da dire su The HookUp Plan: si tratta certamente di un prodotto semplice e leggero, che durante il periodo natalizio può essere bello da vedere quando si cerca qualcosa di non troppo sofisticato per passare la serata. ma dopo questo episodio pilota perde subito d’interesse e si fa fatica a pensare di poter portare avanti una storia del genere a lungo (quanto ci potrà mai mettere Elsa a capire che la stanno ingannando?). In generale è difficile, al momento, pensare che l’inganno andrà oltre la prima stagione, a quel punto sarà necessario inserire ulteriori sotto-trame ma così l’effetto soap-opera è dietro l’angolo.
E sarebbe ben grave per una serie tv che si osa definire “comedy”.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!