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Inizia a farsi difficoltoso, giunti ad un punto essenzialmente morto della serie, riuscire a trovare argomenti validi di cui dibattere relativamente alla puntata stessa di 1983.
Fatta eccezione per la ricerca riguardante la foto, camuffata da Kajetan in pura e semplice gita fuori porta con la sua dolce metà, la puntata essenzialmente scorre via senza ulteriori sviluppi. Ma non è un fattore nuovo questo per la serie stessa che pare aver fatto della staticità narrativa il suo elemento di maggior utilizzo. Ciò che rende maggiormente scontenti, dopo la visione di “Blowback” è il fatto che il livello di intrattenimento è terribilmente scemato e si inizia a faticare nel reggere la visione dell’ora circa di puntata.
Se si prendono le passate puntate e si equipara la trama a quella qui presentata appare evidente che di veri e propri sviluppi la storia non sembra averne vissuti. Così come i personaggi.
Kajetan ci veniva presentato come legittimamente dubbioso su buona parte della storia della Polonia e anche sui dogmi imposti dal Partito, spinto in ciò dal professore. Venuta meno questa figura, molto importante nella vita del giovane studente, il lato dubbioso e investigativo di Kajetan si acuisce (e l’amicizia ritrovata di Ofelia aiuta e non poco in questo), ma rimane comunque molto inquadrata nella caratterizzazione del personaggio che era stata fatta a priori, durante la presentazione della serie. Non un cambiamento, quindi, ma una prosecuzione.
Lo stesso si può dire di Anatol: il poliziotto continua ad indagare sia da un versante (contro il Partito), sia dall’altro (contro la Brigata rivoluzionaria) sottolineando ulteriormente quel carattere da testa calda con cui ci era stato inizialmente presentato.
I cambiamenti latitano, ma anche la prosecuzione di quanto già visto potrebbe risulta un elemento positivo se non fosse che raggiunta ormai metà stagione sarebbe logico attendersi qualcosa di più: se si dovesse decidere di vedere il primo episodio, balzando poi immediatamente a questo quarto non si noterebbe troppa differenza e non si farebbe nemmeno troppa fatica a seguire dal momento che il plot continua ad essere terribilmente semplicistico e banale. L’unica difficoltà, forse, sarebbe quella di riuscire a mantenere ordine mentale e tenere bene a mente tutti i nomi dei personaggi chiamati in scena. In Dark, inizialmente, si avvertiva lo stesso tipo di problema anche se c’è da appuntare che la serie tedesca originale Netflix aveva sì un cast ampio, ma dovendo spaziare tra tre linee temporali, bene o male i nomi che si ripetevano erano quasi sempre gli stessi. Questo purtroppo non accade in 1983.
Una nota positiva, che sfata momentaneamente quanto detto nella precedente recensione, c’è: Ofelia e Kajetan sembrano poter mantenere, sentimentalmente parlando, delle distanze. Anche se la scena tra Kajetan e la fidanzata in auto non è che faccia troppo ben sperare per il futuro. Ed è anche da sottolineare che il problema Kajetan-Ofelia è stato banalmente risolto con una semplice omissione, quella di Ofelia, dall’intera puntata. Il problema si ripresenterà quando i due si ritroveranno a condividere nuovamente qualche scena.
Ancora decisamente inutili, ai fini della comprensione della storia, continuano ad essere i flashback relativamente alla famiglia di Kajetan. Per quanto si comprenda il significato degli stessi ed la volontà degli sceneggiatori di ampliare il background del personaggio spaziando nel passato, tutte queste scene tratte dal 1982 continuano ad apparire dei meri riempitivi di cui si potrebbe benissimo fare a meno.
A 1983 manca quell’incisività, quella voglia di sperimentare e quel coraggio (per quanto concerne la trama) che in altri prodotti ha fatto la differenza: la serie polacca non sembra intenzionata, invece, ad abbandonare il semplicistico e banale rettilineo che ha deciso di percorrere. E la processione continua inesorabilmente, quindi, ma con il freno a mano tirato.
Fatta eccezione per la ricerca riguardante la foto, camuffata da Kajetan in pura e semplice gita fuori porta con la sua dolce metà, la puntata essenzialmente scorre via senza ulteriori sviluppi. Ma non è un fattore nuovo questo per la serie stessa che pare aver fatto della staticità narrativa il suo elemento di maggior utilizzo. Ciò che rende maggiormente scontenti, dopo la visione di “Blowback” è il fatto che il livello di intrattenimento è terribilmente scemato e si inizia a faticare nel reggere la visione dell’ora circa di puntata.
Se si prendono le passate puntate e si equipara la trama a quella qui presentata appare evidente che di veri e propri sviluppi la storia non sembra averne vissuti. Così come i personaggi.
Kajetan ci veniva presentato come legittimamente dubbioso su buona parte della storia della Polonia e anche sui dogmi imposti dal Partito, spinto in ciò dal professore. Venuta meno questa figura, molto importante nella vita del giovane studente, il lato dubbioso e investigativo di Kajetan si acuisce (e l’amicizia ritrovata di Ofelia aiuta e non poco in questo), ma rimane comunque molto inquadrata nella caratterizzazione del personaggio che era stata fatta a priori, durante la presentazione della serie. Non un cambiamento, quindi, ma una prosecuzione.
Lo stesso si può dire di Anatol: il poliziotto continua ad indagare sia da un versante (contro il Partito), sia dall’altro (contro la Brigata rivoluzionaria) sottolineando ulteriormente quel carattere da testa calda con cui ci era stato inizialmente presentato.
I cambiamenti latitano, ma anche la prosecuzione di quanto già visto potrebbe risulta un elemento positivo se non fosse che raggiunta ormai metà stagione sarebbe logico attendersi qualcosa di più: se si dovesse decidere di vedere il primo episodio, balzando poi immediatamente a questo quarto non si noterebbe troppa differenza e non si farebbe nemmeno troppa fatica a seguire dal momento che il plot continua ad essere terribilmente semplicistico e banale. L’unica difficoltà, forse, sarebbe quella di riuscire a mantenere ordine mentale e tenere bene a mente tutti i nomi dei personaggi chiamati in scena. In Dark, inizialmente, si avvertiva lo stesso tipo di problema anche se c’è da appuntare che la serie tedesca originale Netflix aveva sì un cast ampio, ma dovendo spaziare tra tre linee temporali, bene o male i nomi che si ripetevano erano quasi sempre gli stessi. Questo purtroppo non accade in 1983.
Una nota positiva, che sfata momentaneamente quanto detto nella precedente recensione, c’è: Ofelia e Kajetan sembrano poter mantenere, sentimentalmente parlando, delle distanze. Anche se la scena tra Kajetan e la fidanzata in auto non è che faccia troppo ben sperare per il futuro. Ed è anche da sottolineare che il problema Kajetan-Ofelia è stato banalmente risolto con una semplice omissione, quella di Ofelia, dall’intera puntata. Il problema si ripresenterà quando i due si ritroveranno a condividere nuovamente qualche scena.
Ancora decisamente inutili, ai fini della comprensione della storia, continuano ad essere i flashback relativamente alla famiglia di Kajetan. Per quanto si comprenda il significato degli stessi ed la volontà degli sceneggiatori di ampliare il background del personaggio spaziando nel passato, tutte queste scene tratte dal 1982 continuano ad apparire dei meri riempitivi di cui si potrebbe benissimo fare a meno.
A 1983 manca quell’incisività, quella voglia di sperimentare e quel coraggio (per quanto concerne la trama) che in altri prodotti ha fatto la differenza: la serie polacca non sembra intenzionata, invece, ad abbandonare il semplicistico e banale rettilineo che ha deciso di percorrere. E la processione continua inesorabilmente, quindi, ma con il freno a mano tirato.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Tanto vale iniziare a guardare il bicchiere mezzo pieno e non farsi troppi problemi: solo quattro episodi alla conclusione.
Alignment 1×03 | ND milioni – ND rating |
Blowback 1×04 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.