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La curiosità a volte rappresenta il male fatto persona. Spesso e volentieri, infatti, sia in pellicole cinematografiche, sia in serie tv rappresenta la causa principale di morti violente o scoperte che sarebbero dovute rimanere misteri. Rappresenta anche il modo per movimentare le vicende, chiaramente, permettendo agli sceneggiatori di dare il fatidico là alla narrazione. Sono quei momenti in cui lo spettatore si ritrova a sorridere mestamente pronunciando le fatidiche parole “sapevo sarebbe andata così” oppure “no, non farlo!”.
Trasposta nella realtà, però, la curiosità rappresenta anche la causa di visioni non necessarie, di sprechi di tempo decisamente considerevoli.
Resurrection ed il suo fantomatico finto filosofeggiare su questioni di natura etica e morale.
Salem ed una violenza visiva a tratti esagerata e non dovuta.
Pandora ed una CGI da far accapponare la pelle.
I Am The Night e la sua incapacità di presentare una potenziale buona storia partendo da fatti realmente accaduti.
E così via molti altri show hanno segnato, nel piccolo e variegato mondo di RecenSerie, alcuni standard qualitativi (sia come punti di riferimento positivi, sia per quanto concerne quelli negativi).
Ares rappresenta l’ennesimo tassello di un puzzle, quello delle visioni non necessarie, che sembra continuare ad ampliarsi. Specialmente se si tengono in considerazione i prodotti Netflix, nell’ultimo periodo votati al sempre più impellente bisogno di presentare l’ennesimo teen drama. Il sunto del punto narrativo di partenza è abbastanza semplice: una ragazza (con alcuni problemi familiari), studentessa universitaria decide di unirsi ad una fantomatica società segreta (nonostante le sia stato esplicitamente detto e chiesto di rimanerne fuori per il suo bene) che avrebbe forti influenze nella posizione socio-economica-politica di Amsterdam e dell’Olanda in generale. Come detto, a Rosa viene candidamente chiesto di non entrare in un giro altamente pericoloso così almeno appare da occhio esterno vista l’esternazione fatta in gran segreto da Jacob. A rendere misteriosa la serie, più che una fantomatica società segreta, è il misterioso opening della puntata con totale assenza di dialoghi e volto a raccontare parte del cammino di aggregazione alla società (si presume) ed il suo macabro effetto su di una consociata.
Ares rappresenta, come detto, l’ennesimo prodotto teen drama di casa Netflix, questa volta arrivato dall’Olanda, che cerca di tenersi saldo nel cuore della propria fetta di mercato ormai consolidata. Il risultato ad un occhio esterno, però, non è dei migliori. La serie sembra mancare di verve ed una scena macabra (diluita in circa trentacinque minuti di puntata) è veramente troppo poco per dare un giudizio positivo su di un prodotto che potrebbe rimettersi in piedi già con il prossimo episodio. Non è infatti del tutto negativo ciò che ruota attorno ad Ares, infatti. La componente horror potrebbe riprendersi lo spazio che si merita, ma è soprattutto la conformazione del prodotto a risultare interessante: episodi di circa mezz’ora (in cui risulta difficile annoiarsi o perdere la concentrazione), una componentistica mistery di tutto rispetto (potenzialmente) e, come detto, un lato horror pronto ad esplodere. Il primo episodio risulta “castrato” proprio per la giusta valorizzazione di questi elementi, ma d’altra parte la speranza è l’ultima a morire, quindi tanto vale aver fiducia. O forse sarebbe meglio evitare di sprecare ulteriore tempo consci di come la curiosità a volte rappresenti una grande e seccante fregatura?
Trasposta nella realtà, però, la curiosità rappresenta anche la causa di visioni non necessarie, di sprechi di tempo decisamente considerevoli.
Resurrection ed il suo fantomatico finto filosofeggiare su questioni di natura etica e morale.
Salem ed una violenza visiva a tratti esagerata e non dovuta.
Pandora ed una CGI da far accapponare la pelle.
I Am The Night e la sua incapacità di presentare una potenziale buona storia partendo da fatti realmente accaduti.
E così via molti altri show hanno segnato, nel piccolo e variegato mondo di RecenSerie, alcuni standard qualitativi (sia come punti di riferimento positivi, sia per quanto concerne quelli negativi).
Ares rappresenta l’ennesimo tassello di un puzzle, quello delle visioni non necessarie, che sembra continuare ad ampliarsi. Specialmente se si tengono in considerazione i prodotti Netflix, nell’ultimo periodo votati al sempre più impellente bisogno di presentare l’ennesimo teen drama. Il sunto del punto narrativo di partenza è abbastanza semplice: una ragazza (con alcuni problemi familiari), studentessa universitaria decide di unirsi ad una fantomatica società segreta (nonostante le sia stato esplicitamente detto e chiesto di rimanerne fuori per il suo bene) che avrebbe forti influenze nella posizione socio-economica-politica di Amsterdam e dell’Olanda in generale. Come detto, a Rosa viene candidamente chiesto di non entrare in un giro altamente pericoloso così almeno appare da occhio esterno vista l’esternazione fatta in gran segreto da Jacob. A rendere misteriosa la serie, più che una fantomatica società segreta, è il misterioso opening della puntata con totale assenza di dialoghi e volto a raccontare parte del cammino di aggregazione alla società (si presume) ed il suo macabro effetto su di una consociata.
Ares rappresenta, come detto, l’ennesimo prodotto teen drama di casa Netflix, questa volta arrivato dall’Olanda, che cerca di tenersi saldo nel cuore della propria fetta di mercato ormai consolidata. Il risultato ad un occhio esterno, però, non è dei migliori. La serie sembra mancare di verve ed una scena macabra (diluita in circa trentacinque minuti di puntata) è veramente troppo poco per dare un giudizio positivo su di un prodotto che potrebbe rimettersi in piedi già con il prossimo episodio. Non è infatti del tutto negativo ciò che ruota attorno ad Ares, infatti. La componente horror potrebbe riprendersi lo spazio che si merita, ma è soprattutto la conformazione del prodotto a risultare interessante: episodi di circa mezz’ora (in cui risulta difficile annoiarsi o perdere la concentrazione), una componentistica mistery di tutto rispetto (potenzialmente) e, come detto, un lato horror pronto ad esplodere. Il primo episodio risulta “castrato” proprio per la giusta valorizzazione di questi elementi, ma d’altra parte la speranza è l’ultima a morire, quindi tanto vale aver fiducia. O forse sarebbe meglio evitare di sprecare ulteriore tempo consci di come la curiosità a volte rappresenti una grande e seccante fregatura?
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Netflix presenta al proprio pubblico l’ennesimo prodotto teen drama, questa volta produzione olandese: misteri (abbozzati), un lieve sentore di horror, la solita protagonista con problemi familiari ed una possibile storia d’amore bloccata dalle avversità. Niente di nuovo dal fronte occidentale come è facile immaginare. La votazione potrebbe apparire eccessivamente negativa ma bisogna sempre tenere in considerazione che, trattandosi di una recensione di un pilot, si sta andando a prendere in considerazione un prodotto a scatola chiusa, senza alcun tipo di accenno agli sviluppi che potrebbero avvenire successivamente.
Episode 1 1×01 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.