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Uno dei pregi maggiori di Servant, la serie horror prodotta da M. Night Shyamalan per Apple Tv, è quello di riuscire a incutere timore senza utilizzare troppi artifici, senza inventarsi un villain di turno assetato di sangue ma, soprattutto, senza nessuna scena che potrebbe anche solo lontanamente essere associata al genere dell’orrore.
Il senso di paura trasmesso dallo show, infatti, è dato esclusivamente dal comparto tecnico ed estetico: da una regia lenta e silenziosa, da una fotografia oscura ed evocativa, dai pochi dialoghi e da una serie di sequenze che lasciano lo spettatore libero di farsi mille paranoie ed altrettanti castelli in aria.
Il sesto episodio, intitolato “Rain” è, dopo il pilot, la puntata migliore andata in onda fino ad ora: l’introduzione del personaggio di George Grayson, un angosciante Boris McGiver (Person Of Interest, House Of Cards, Boardwalk Empire), mescola ancora di più le carte in tavola e movimenta la situazione che stava entrando quasi in un vicolo cieco.
Il sesto episodio, intitolato “Rain” è, dopo il pilot, la puntata migliore andata in onda fino ad ora: l’introduzione del personaggio di George Grayson, un angosciante Boris McGiver (Person Of Interest, House Of Cards, Boardwalk Empire), mescola ancora di più le carte in tavola e movimenta la situazione che stava entrando quasi in un vicolo cieco.
Del passato di Leanne si era visto solo qualche stralcio, anche se si poteva intuire già da subito quanto la ragazza fosse traumatizzata e disturbata. Servant, inoltre, non ha presentato il character di Leanne come totalmente negativo o positivo ed infatti, episodio dopo episodio, l’opinione ha subito drastiche variazioni. In questa puntata, dunque, la giovane donna viene mostrata come una vittima di un qualcosa di oscuro e misterioso che ancora, purtroppo, non si riesce a carpire del tutto. Zio George ha il compito di destabilizzare il precario equilibrio raggiunto in casa dei Turner e far comprendere che la vera minaccia per Jericho, Dorothy e Sean non si trova all’interno della loro casa. Da quello che si intuisce, Leanne sembra essere scappata da una sorta di setta ultra-religiosa, con regole ferree ed anacronistiche, ma l’elemento soprannaturale che compariva velatamente negli episodi precedenti potrebbe nascondere un qualcosa di molto più arcano.
L’influenza di M. Night Shyamalan si respira a pieni polmoni, nonostante la brillante sceneggiatura del creatore della serie, Tony Basgallop, e la regia di Alexis Ostrander: Servant, infatti, è una serie volutamente lenta ed ambigua, dove gli eventi non procedono di certo spediti, ma hanno un loro ritmo evocativo, una loro cadenza ricca di significato. Mettere troppa carne al fuoco non è sempre una scelta vincente, soprattutto per uno show i cui episodi hanno una durata di circa mezz’ora. Ci pensa, dunque, il minutaggio limitato a creare hype e a non far annoiare lo spettatore, cosa che magari potrebbe avvenire con puntate più lunghe e con intrecci più complicati.
Si è giunti, però, già oltre il giro di boa per uno dei prodotti di punta di Apple Tv, ed è inevitabile cercare di voler arrivare ad una risoluzione della trama. “Rain”, perciò, prepara la strada per gli episodi finali dove, finalmente, si avrà un confronto tra Leanne ed il suo passato.
Se in “Rain” l’introduzione del personaggio di Uncle George ha svolto un ruolo destabilizzante nella vita di Leanne, in “Haggis” ci pensa la chinesiologa Natalie, amica di Dorothy, a mettere in discussione il segreto fino ad ora mantenuto da Sean e Julian: l’ex dottoressa Stephanie Edwards di Grey’s Anatomy (Jerrika Hinton), infatti, scopre la verità su Jericho ed il coinvolgimento della giovane tata. Attraverso i soliti flashbacks, inoltre, si riesce a comprendere qualcosa in più relativamente alle dinamiche della morte di Jericho e della scelta di far iniziare a Dorothy un processo di guarigione, mediante la bambola reborn.
Per la prima volta dall’inizio della serie, un esterno alla famiglia si rende conto di cosa sia accaduto all’interno della casa dei Turner e la reazione è dura tanto quanto comprensibile. Sean e Julian fanno scudo l’uno con l’altro e cercano di proteggere Dorothy e la sua ancora precaria sanità mentale, sapendo che allontanarsi da Jericho avrebbe rappresentato la vera fine per la donna.
A pochi episodi dal finale di stagione, ci si ritrova ancora avvolti dall’oscurità e pieni di domande alle quali non è stata data una risposta esaustiva. Tony Basgallop, infatti, assume i tratti di un sadico intrattenitore, il quale centellina con parsimonia i dettagli da condividere con lo spettatore e non si sbilancia più di tanto, consapevole che il pubblico possa pendere dalle sue labbra per avere anche solo un briciolo di verità.
“Haggis”, nel complesso, non differisce per niente dai precedenti episodi, anzi, ritroviamo la tematica dell’animale, simbolo di un messaggio e significato più profondo già apparso in “Cricket”. Il cane randagio, infatti, irrompe violentemente nella vita dei Turner e rischia di rovinare tutto, proprio come Natalie e la sua volontà di risvegliare Dorothy una volta per tutte.
Oltre alla funzione evocativa, però, la comparsa del cane attirato all’interno dell’abitazione, così come l’improvvisa crepa sul pavimento della cantina, rappresentano chiari segni di una componente soprannaturale e strettamente legata a Leanne. Si è a conoscenza del fatto che la ragazza abbia dovuto sopportare chissà quali abusi nella sua “vita precedente”, ma si sa anche che niente di Leanne può considerarsi normale: il potere voodoo della sua Bibbia ed il fatto che, in sua presenza, un grillo sia ritornato in vita, lasciano presagire un’oscurità ancora più pesante.
Abbiamo già sottolineato, nelle precedenti recensioni, che Servant non si pone come serie horror semplicistica ma scruta nell’animo degli esseri umani per far capire che il vero orrore può accadere da un momento all’altro, nella vita di tutti giorni e a chiunque. Il vero orrore, il più delle volte, parte proprio da dentro noi stessi.
L’influenza di M. Night Shyamalan si respira a pieni polmoni, nonostante la brillante sceneggiatura del creatore della serie, Tony Basgallop, e la regia di Alexis Ostrander: Servant, infatti, è una serie volutamente lenta ed ambigua, dove gli eventi non procedono di certo spediti, ma hanno un loro ritmo evocativo, una loro cadenza ricca di significato. Mettere troppa carne al fuoco non è sempre una scelta vincente, soprattutto per uno show i cui episodi hanno una durata di circa mezz’ora. Ci pensa, dunque, il minutaggio limitato a creare hype e a non far annoiare lo spettatore, cosa che magari potrebbe avvenire con puntate più lunghe e con intrecci più complicati.
Si è giunti, però, già oltre il giro di boa per uno dei prodotti di punta di Apple Tv, ed è inevitabile cercare di voler arrivare ad una risoluzione della trama. “Rain”, perciò, prepara la strada per gli episodi finali dove, finalmente, si avrà un confronto tra Leanne ed il suo passato.
Se in “Rain” l’introduzione del personaggio di Uncle George ha svolto un ruolo destabilizzante nella vita di Leanne, in “Haggis” ci pensa la chinesiologa Natalie, amica di Dorothy, a mettere in discussione il segreto fino ad ora mantenuto da Sean e Julian: l’ex dottoressa Stephanie Edwards di Grey’s Anatomy (Jerrika Hinton), infatti, scopre la verità su Jericho ed il coinvolgimento della giovane tata. Attraverso i soliti flashbacks, inoltre, si riesce a comprendere qualcosa in più relativamente alle dinamiche della morte di Jericho e della scelta di far iniziare a Dorothy un processo di guarigione, mediante la bambola reborn.
Per la prima volta dall’inizio della serie, un esterno alla famiglia si rende conto di cosa sia accaduto all’interno della casa dei Turner e la reazione è dura tanto quanto comprensibile. Sean e Julian fanno scudo l’uno con l’altro e cercano di proteggere Dorothy e la sua ancora precaria sanità mentale, sapendo che allontanarsi da Jericho avrebbe rappresentato la vera fine per la donna.
A pochi episodi dal finale di stagione, ci si ritrova ancora avvolti dall’oscurità e pieni di domande alle quali non è stata data una risposta esaustiva. Tony Basgallop, infatti, assume i tratti di un sadico intrattenitore, il quale centellina con parsimonia i dettagli da condividere con lo spettatore e non si sbilancia più di tanto, consapevole che il pubblico possa pendere dalle sue labbra per avere anche solo un briciolo di verità.
“Haggis”, nel complesso, non differisce per niente dai precedenti episodi, anzi, ritroviamo la tematica dell’animale, simbolo di un messaggio e significato più profondo già apparso in “Cricket”. Il cane randagio, infatti, irrompe violentemente nella vita dei Turner e rischia di rovinare tutto, proprio come Natalie e la sua volontà di risvegliare Dorothy una volta per tutte.
Oltre alla funzione evocativa, però, la comparsa del cane attirato all’interno dell’abitazione, così come l’improvvisa crepa sul pavimento della cantina, rappresentano chiari segni di una componente soprannaturale e strettamente legata a Leanne. Si è a conoscenza del fatto che la ragazza abbia dovuto sopportare chissà quali abusi nella sua “vita precedente”, ma si sa anche che niente di Leanne può considerarsi normale: il potere voodoo della sua Bibbia ed il fatto che, in sua presenza, un grillo sia ritornato in vita, lasciano presagire un’oscurità ancora più pesante.
Abbiamo già sottolineato, nelle precedenti recensioni, che Servant non si pone come serie horror semplicistica ma scruta nell’animo degli esseri umani per far capire che il vero orrore può accadere da un momento all’altro, nella vita di tutti giorni e a chiunque. Il vero orrore, il più delle volte, parte proprio da dentro noi stessi.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Servant avanza verso il suo season finale, regalando due ottimi episodi per gli amanti dell’horror non convenzionale.
Cricket 1×05 | ND milioni – ND rating |
Rain 1×06 | ND milioni – ND rating |
Haggis 1×07 | ND milioni – ND rating |
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.