L’ultima stagione di Servant alza l’asticella dello show regalando episodi ricchi di suggestione, angoscia e scelte registiche degne del miglior lungometraggio.
Dopo una prima stagione convincente da quasi tutti i punti di vista, Servant aveva perso un po’ del suo smalto, perdendosi in sottotrame non necessarie e preferendo una narrazione al rallentatore.
Anche in questi due episodi, come nei precedenti, i tempi sono dilatati ed il ritmo non galoppa più di tanto, ma la direzione è chiara e la trama ne guadagna in spessore e coesione.
Leanne è senza dubbio una delle grandi protagoniste di Servant, se non LA protagonista. Il suo personaggio, infatti, ha camminato in lungo e in largo per tutto il palcoscenico dello show, subendo una vera e propria rivoluzione interiore. La ragazza non è la stessa delle prime puntate, insicura e fragile, bisognosa solo di essere accettata e amata, ma si erge ora come una fenice nera (per citare un famoso personaggio dei fumetti) in grado di portare dolore, malessere e distruzione tutto intorno a sé.
SÉANCE
Il terzo episodio è scritto e diretto da Ishana Night Shyamalan, figlia del grande regista e oramai un nome noto ai fans di Servant. Ishana, infatti, sembra aver seguito alla perfezione lo spirito guida del padre, distinguendosi per la sua regia ricercata ed evocativa.
Le puntate dirette dalla giovane Shymalan sono oscure, tetre, claustrofobiche, marce e quasi infettate dalla presenza di Leanne, che scatena (consapevolmente o meno) tutta la sua furia, ferendo chiunque le graviti attorno.
La narrazione continua ad evolversi all’interno della casa dei Turner, ormai anch’essa una protagonista a tutti gli effetti, con le sue stanze buie, i suoi segreti, le sue crepe e i suoi pavimenti scricchiolanti.
Ogni tanto qualche barlume di normalità e sollievo appare all’orizzonte, in questo caso le due anziane assunte da Leanne per aiutarla nella riabilitazione (e per allontanare ancora di più Leanne). Le due donne, che assomigliano a delle medium figlie dei fiori, sono una boccata d’aria fresca per lo show, che indugia nella componente comedy, aiutato anche dallo strepitoso Rupert Grint.
BOO!
“Boo!” potrebbe essere definito come il miglior episodio di Servant, senza se e senza ma. Un perfetto gioco di regia e fotografia, di luci, ombre, movimenti di camera, primi piani e tensione sempre più crescente.
Dylan Holmes Williams, già regista della riuscitissima season premiere, crea nuovamente la perfetta atmosfera per un horror: la serata di Halloween. Casualmente l’episodio si svolge nel medesimo luogo di “Pigeon”, ovvero la strada dei Turner, spaventosamente decorata per la festa più macabra dell’anno.
Leanne, ormai libera da qualsiasi corazza e consapevole dei suoi poteri, decide di affrontare a testa alta i seguaci della Chiesa dei Santi Minori e li va a stanare come farebbe un gatto con il topo.
La caccia di Leanne che bussa ad ogni casa è un escalation di follia e terrore: la regia spazia da primi piani a campi più lunghi, in cui lo spettatore può seguire Leanne da dietro e vivere con lei la tensione della serata.
Una musica inquietante, una fotografia ricca di contrasti di colori e luci, una scenografia lugubre tra fantasmi e nebbia, sono la ciliegina sulla torta.
Le conseguenze della notte di Halloween sono nefaste sia per Leanne, che ormai si è trasformata in una temibile mina vagante, sia per Dorothy e Sean, con quest’ultimo che, finalmente, decide di dare ragione alla moglie e dichiara anche lui guerra alla ragazza.
VERSO IL FINALE
Come detto ad inizio recensione, uno dei difetti di Servant era quello di avere tempistiche di narrazione troppo lunghe e, soprattutto, di aver messo troppa carne al fuoco. Lo show creato da Tony Basgallop (con il grande supporto e aiuto di Shyamalan) ha sempre regalato più domande che risposte, centellinando gli indizi e continuando ad aggiungere dubbi e segreti.
Servant è iniziato come un telefilm mystery-horror con variazioni sovrannaturali ed esoteriche, ma si è trasformato in ben altro. Tutte le convinzioni del pubblico sono state smontate ad una ad una, ribaltando completamente la situazione nel giro di quattro stagioni.
Leanne all’inizio poteva essere vista come la povera vittima di una setta malvagia ma ora non è più così: l’oscura presenza in casa dei Turner (vista nella seduta spiritica) potrebbe voler evidenziare il carattere demoniaco di Leanne. La Chiesa dei Santi Minori, dunque, seppur con metodi poco ortodossi, avrebbe solo cercato di incanalare il potere della ragazza verso fini più benevoli, proteggendo il mondo dalla vera natura di Leanne.
Shyamalan, d’altronde, è famosissimo per i suoi finali plot-twist ad effetto, quindi lo spettatore non rimarrà deluso.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Servant continua a migliorare notevolmente episodio dopo episodio. Liberarsi di tutte le sottotrame inutili ha giovato al ritmo e alla narrazione, anche se molte domande devono ancora trovare risposta.
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.