Black Monday 1×03 – 339TEMPO DI LETTURA 3 min

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Strana creatura, questo Black Monday.
Decisamente ignorato dal pubblico (ascolti a picco) e poco pubblicizzato nella rete.
È strano perché la serie è dannatamente interessante e meriterebbe un’attenzione maggiore rispetto a quanto riscontrato finora.
Siamo arrivati al 339° giorno prima dal fatidico lunedì nero e si comincia a vedere chiaramente come la serie si prefiguri di raccontare il crollo di un certo tipo di società di pari passo con l’andamento negativo della Borsa.
Ci si lamentava nelle scorse recensioni di come finora l’attenzione fosse posta solo su due personaggi, Mo e Dawn, a discapito di tutto il gruppo di broker.
In questo episodio, parte dell’attenzione si sposta anche verso Blair e soprattutto Keith.
Del primo, in verità, già si era scoperto qualcosa nei due episodi precedenti: l’essere stato scelto come vittima sacrificale dei loschi affari di Mo. L’anima candida in mezzo ad un mondo di squali.
Fortunatamente, questo ritratto così stereotipato comincia ad essere approfondito. Molto interessante è la serata brava che trascorre con Mo, a base di cocaina, cene in ristoranti di lusso e viaggi in elicottero. Entrambi con l’intento di stupire l’altro per raggiungere uno scopo: la promozione per Blair e un rapporto confidenziale per Mo così da gestire il suo investimento.
Per fare tutto questo la serie introduce e sviluppa su più piani il tema del rapporto genitori/figli. Non è un caso che l’episodio venga introdotto da uno scambio di battute sulla mancata paternità di Mo e come quest’ultimo cerchi proprio questo tipo di interazione per far colpo su Blair. Se prima lo fa da spaccone, nel corso dell’episodio riesce a crearsi magicamente (un po’ come ne I Soliti Sospetti) una sua storia personale talmente verosimile da farla credere ai commentali del diner e allo stesso spettatore. Ne risulta un ritratto sempre più cinico di Mo accompagnato però da una straordinaria capacità di empatizzare che forse poche volte si è vista in un personaggio così antipatico. Con Keith la situazione si ribalta. Lui è già padre e non vorrebbe altro che sbarazzarsi di questo ruolo, insieme a quello di marito, per essere libero di viversi una relazioni extraconiugale con un uomo. Anche qui il ritratto che ne esce è deprimente. La sua famiglia non fa che vivere nelle apparenze, con una moglie per cui contano solo le cerimonie e gli appuntamenti e un figlio praticamente ignorato negli affetti ma riempito di regali.
Infine Dawn deve affrontare le aspettative disattese della sua famiglia e, a differenza degli altri, questa ricerca di affermazione la pone subito in crisi, oscillando tra ciò che vorrebbe essere e ciò che gli altri vorrebbero da lei.
Tutti si trovano nella festa del Bar Miztvah del figlio di Keith, alla fine di una giornata dove hanno cercato di piazzare una partita di azioni ai propri famigliari per gonfiare il mercato. Non è un caso che l’unica che è riuscita a farlo sia proprio Dawn, usando come gli altri la fiducia dei propri cari per raggiungere i propri scopi.
Black Monday si rivela quindi come una serie dalla forte voglia di fare un indagine sociale su chi frequenta il mondo della finanza e non solo. Sicuramente anche altre tematiche verranno fuori nei prossimi episodi. Una tra tutte, il razzismo latente e la voglia di affermazione delle minoranze (donne e neri) nel mondo WASP della Wall Street anni 80.
Senza farsi mancare un buon numero di battute di grana grossa per non farci dimenticare che stiamo vedendo (anche) una serie comica.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Mo stupisce sempre per la sua empatia strumentalizzata
  • Tutti i personaggi sono delle brutte persone, egoiste e approfittatrici. Beh, non è una bella cosa?
  • Molti giochi di parole e battute possono risultare difficili da capire se non si ha una conoscenza del mondo delle transazioni finanziarie.

 

Noi di RecenSerie crediamo in Black Monday. Gli americani, meno. La qualità c’è.  Voi da che parte volete stare?

 

364 1×02 0.33 milioni – 0.1 rating
339 1×03 0.28 milioni – 0.1 rating

 

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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