Per tutti gli amanti del genere post-apocalittico ed action, la rete televisiva Asylum Production The CW regala una serie tv, adattamento della serie belga Cordon, che è un miscuglio di CSI, Fear The Walking Dead e Under The Dome.
Un amalgama di tanti generi che però non riesce a sfornare un capolavoro, anzi, la serie pecca di una certa sudditanza (o di “cordone” volendo prendere in prestito la terminologia del pilot stesso) nei confronti delle regole e dei cliché delle pellicole che hanno trattato in passato il tema del “contagio di massa” esasperandone al massimo stereotipi e meccanismi.
Il teaser si apre con il contagio del temutissimo virus modificato geneticamente H7N2 (la cui spiegazione della genesi è degna di una supercazzola tognazziana) e la relativa quarantena giunta ormai alla massima esasperazione possibile. Un rapido flashback ci porta indietro di ben tredici giorni (sempre meno rispetto ai canonici 28 e quindi ancora meno credibili) presentandoci i protagonisti di questa serial corale.
Inutile dire che questi rappresentano le situazioni classiche da horror post-apocalittico con i relativi stereotipi e la facile metafora dei rapporti umani al limite. Abbiamo, infatti, nell’ordine: la coppia in crisi, scontro tra scienziati rigorosi e forze dell’ordine cazzone, donna incinta con bambino, scolaresca in gita con professoressa-Madre Teresa che li accompagna, medico-eroe, vari poliziotti anch’essi eroi… tutti ripresi nella loro vita quotidiana più o meno incasinata. Un insieme di tipi e ruoli predefiniti e già visti che non aiuta a creare empatia con lo spettatore. Se ci aggiungiamo il clima da guerra imminente (con tanto di summit tra scienziati e forze dell’ordine che neanche una minaccia terroristica) e il fatto che il paziente zero (quello che da avvio all’epidemia) sia un immigrato mediorientale, quindi un “nemico esterno” agli USA, il tutto rende veramente piatta la lettura dell’intera serie (constatando anche che cozza con il fatto che il ruolo dei protagonisti è affidato per lo più a personaggi di colore con un uso, quindi, di un finto politically correct).
Il ritmo frenetico iniziale, inoltre, si fa sempre più lento fino alla scena finale che fa da raccordo con la prima, non riuscendo così a catturare più di tanto lo spettatore che alla fine della puntata assiste alla progressiva quarantena imposta a un intero quartiere della città di Atlanta, in Georgia, con il conseguente disfacimento delle relazioni tra i vari personaggi che si ritrovano separati da una parte all’altra della recinzione. Recinzione che simboleggia la paura con l’esterno e con i contatti umani in generale. L’obiettivo non dichiarato di tutta la serie è evidentemente quello di fare prevenzione immettendo fobie e paure verso qualsiasi tipo di contatto, fluido sconosciuto e batterio arieggiante (quindi la serie preferita da claustrofobici e allergici cronici primaverili a cui è sconsigliata la visione).
Il tono da Apocalisse imminente ancora prima che scoppi l’epidemia e il conseguente panico generalizzato dopo l’annuncio della quarantena (che doveva essere la parte principale e più interessante della serie e che viene relegata nell’ultimo quarto d’ora) risulta molto enfatizzato, anche troppo per un pilot che dovrebbe lasciare spazio a quello che avverrà nelle prossime puntate e che ci ha già preannunciato praticamente tutto quello che succederà, o almeno non si è sforzato di lasciarci intendere che l’evolversi della trama potrebbe essere troppo diversa da quella che lo spettatore si aspetta. Una dilatazione temporale troppo frenetica e veloce per lasciare qualche dubbio allo spettatore su quello che succederà dopo.
Il risultato del lavoro compiuto dal regista David Nutter e dalla sceneggiatrice Julie Plec è, dunque, quello di un serial girato in maniera meccanica, fredda e per niente originale, che si serve pedissequamente e in maniera superficiale dei cliché e degli stereotipi del genere.
Può darsi, e lo auguriamo ai fan dell’horror post-apocalittico e dell’action, che questa sia stata solo una prova generale e che il proseguo delle puntate possa lasciare trasparire qualcosa di più coraggioso.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Pilot che non omette nulla della trama ma neanche stimola o colpisce particolarmente, molto lungo e saturo di ogni cliché del genere. Può interessare certamente gli appassionati del genere ma alla lunga diventa noioso e ripetitivo.
Pilot 1×01 | 1.72 milioni – 0.6 rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!