“It’s not working.
Yeah. No, it’s just… I don’t know.
The whole thing’s. Yeah, it’s like: I mean, who is she? Help us out, Ruth. Who do you think you are?”
GLOW sta costruendo dal nulla un nuovo mondo e lo fa a piccoli passi, magari anche sbagliando in alcuni momenti (diverse sono le scene senza mordente viste finora nei vari episodi), ma sempre sperimentando e tentando di trovare la quadratura del cerchio. Quadratura che con “The Wrath Of Kuntar” sembra arrivare proprio verso la fine.
Innanzitutto bisogna ammettere che per essere uno show sul wrestling c’è veramente molto poco sul wrestling stesso finora, e non è assolutamente un male considerando quanto tutti i protagonisti ne sappiano a riguardo. Sia il pubblico che i personaggi vengono equiparati e messi sullo stesso piano in termini di conoscenza, non ci sono esperti in materia (nonostante alcuni spettatori possano essere più informati circa la vera storia dietro la nascita di GLOW) ma soltanto molti characters alla ricerca di se stessi in un progetto totalmente sperimentale il cui risultato finale è ancora molto confuso. In tal senso, sia lo spettatore che i vari characters viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda in attesa di capire cosa possa nascere da questo progetto GLOW e, sempre in tal senso, “The Wrath Of Kuntar” è l’episodio giusto al momento giusto. Ovvero la puntata che chiarifica un po’ tutto il processo creativo che finora era rimasto nascosto rispondendo a diverse domande:
- Chi produce lo show?
- Qual è l’impostazione generale che si vuole dare al programma?
- Possono delle attrici più o meno professioniste diventare wrestler senza un adeguato istruttore?
Se si sbircia dietro le quinte del vero GLOW, ovvero quello creato da David McLane nel 1986, si può notare una certa somiglianza nel processo e nel casting, il tutto ovviamente commisurato con quel lato “fittizio” e “scenico” di cui GLOW (la serie) necessita per poter raccontare la nascita di GLOW (il vero show) in maniera appropriata. Ecco quindi che l’introduzione del giovane produttore dello show Sebastian “Bash” Howard, interpretato da un Chris Lowell in ottima forma, riesce a dare la giusta idea della frivolezza del progetto e di tutta la sua ingenuità. Il tutto è ovviamente dovuto ad una mera questione di età che non si addice per niente ad un produttore hollywoodiano, da cui appunto la potenziale incertezza dell’intero progetto.
“The Wrath Of Kuntar” è un episodio molto importante perché mette nero su bianco tutte le difficoltà ed i potenziali imprevisti che si celano dietro la creazione di uno show. È chiaro che non esiste una regola per creare un prodotto di successo ma da quanto visto si evince che non esiste la benché minima esperienza nemmeno tra le due menti dietro il progetto, ovvero Bash e Sam. Tra voli pindarici all’interno di “Uterus Cave” e realtà distopiche in cui orde di donne si devono accoppiare con lo stesso uomo, appare sempre più chiara la difficoltà nella realizzazione del progetto GLOW, progetto che in realtà all’inizio, nella mente di Bash, doveva essere molto più semplice:
“When I said I wanted something different, I meant the way “Ms. Pac-Man” is different from “Pac-Man.” As in, almost the exact same thing, but with a bow in her hair. Not set in the desert after a nuclear war.”
Il terzo episodio è quindi un episodio di scontro (ideologico) e confronto (personale): l’irrealizzabilità di un progetto, leggasi di uno script, deve venire a patti con le aspettative del pubblico e del produttore, ovvero colui che lo finanzia. Esattamente come le future wrestlers che devono iniziare a conoscersi, anche Bash e Sam stanno cominciando a capire la forma che dovrà avere GLOW, tuttora molto confuso ma con un futuro sicuramente non post-nucleare.
Le scene finali rappresentanti i casting e le relative creazioni dei personaggi delle varie lottatrici sono probabilmente il momento più forte e rappresentativo dello show finora, un primo vero momento in cui si parla effettivamente di wrestling perché, come sanno i puristi della WWE & Co., dietro gli scontri fisici c’è sempre una storyline, una faida, una motivazione. Tutti elementi molto semplici ma che servono da contorno per un evento, cioè lo scontro fisico, che ha bisogna di essere dotato di una trama e un’ambientazione per potersi differenziare da tutti gli altri e risultare speciale. Esattamente come un film porno ha bisogna di essere (un minimo) contestualizzato per dare la massima gratificazione al fruitore finale, ed ecco quindi spiegato il perché dei vari Casting Couch, Fake Taxi, Brazzers, ecc.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.