GLOW 1×04 – The Dusty SpurTEMPO DI LETTURA 5 min

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It’s not a costume.
Just me.
And what I do in the morning what I put on, what I wear it’s not for you.
It’s… It is for me.



Il bello della serialità è il fatto di riuscire a creare veri e propri universi narrativi dove poter intrecciare storie diverse tra loro e far convivere personaggi che si muovono, evolvono e vivono come esseri umani qualunque. A pensarci bene, questa cosa funziona bene soprattutto nelle serie televisive che hanno dei tempi molto più dilatati di qualsiasi altro medium.
GLOW sembrava all’inizio dover fare di Ruth (Alison Brie) la sua protagonista solista e quindi dover concentrare su di lei tutte le attenzioni maggiori mentre le altre facevano da mere comparse. Fortunatamente lo show si è rivelato meno prevedibile del solito e già dal secondo episodio ha rivelato la sua natura di dramedy corale in cui ogni Gorgeous Ladies Of Wrestling ha una sua caratteristica ed una personalità ben definita e riconoscibile. Un campionario di umanità che viene man mano costantemente scoperto, o ri-scoperto, in quanto le personalità delle Ladies, come di tutti i personaggi di un certo spessore, non sono mai piatte e monolitiche. Così, puntata dopo puntata, si può notare come il nuovo prodotto targato Jenji Kohan (perchè anche se Liz Flahive and Carly Mensch sono le creatrici la Kohan è produttore esecutivo e fa parte del team di sceneggiatori) si trasformi in una serie prettamente corale, in cui anche i personaggi apparentemente secondari sono a tutto tondo e hanno un ruolo preciso all’interno della narrazione.
Ovviamente l’asse principale della narrazione rimane la rivalità tra Ruth e Debbie (Betty Gilpin), ma è bello vedere come anche alle altre Ladies venga lasciato uno spazio non da poco mantenendo così anche una certa verticalità all’interno della storia. Qui, per esempio, è decisamente Sheila “The She-Wolf” la padrona della scena. Un personaggio che all’inizio poteva sembrare una mera macchietta di contorno o una buona spalla comica ma che, in questo episodio, rivela invece la sua vera personalità e quello che si nasconde dietro la “maschera” da wrestling.
Utile, a questo scopo, l’escamotage narrativo del Dusty Spur, un “resort con piscina” (a detta di Sam e Bash) che è in realtà uno squallido albergo in periferia, luogo – non luogo che, da questo atto in poi presumibilmente, farà da sfondo alle vicende delle Ladies che qui sono costrette a co-abitare per esercitarsi, prendere confidenza tra di loro e creare le narrazioni che accompagneranno le loro performance allo scopo di migliorare i loro personaggi. C’è da aspettarsi, dunque, che a partire dalle prossime puntate anche alle altre protagoniste venga riservato lo stesso trattamento di Sheila, e non sarebbe una cosa malvagia essendo tutte quante potenzialmente interessanti: una “squadra” composta da losers che cercano nel wrestling una seconda opportunità per avere successo nella vita.
Questo è, in definitiva, il tema di tutte le più grandi pellicole che trattano gli sport da combattimento, a partire dal capostipite Rocky fino a The Wrestler, film con Mickey Rourke che ha non pochi punti in comune con questa serie, e non solo per quanto riguarda il wrestling. Il fatto poi che il tutto sia ambientato negli anni ’80 e sia narrato da un punto di vista femminile in uno sport che, in genere, viene visto come “prettamente maschile” rende ancora più interessante la visione della serie.
L’unica pecca di questa scelta è la lentezza dovuta alla presentazione di tutte le protagoniste dello show che genera un rallentamento del ritmo narrativo e una conseguente accelerazione in altri punti magari meno interessanti. Ma si tratta di un difetto relativo essendo la serie ancora alle prime puntate. C’è poi il fatto che alcuni personaggi che meriterebbero più spazio ancora non sono “esplosi” del tutto tra cui la stessa protagonista Ruth, non a caso l’unica che non ha ancora un personaggio da interpretare nello show. Tuttavia questo è un elemento che potrebbe essere una buona carta da giocare, a livello narrativo per prolungare la storia anche in eventuali stagioni successive.
Tutti questi sono veramente solo piccoli difetti in una narrazione più ampia che, finora, non ha ancora deluso. Ottima anche l’interpretazione di Kia Stevens (Tammè “The Welfare Queen” Dawson), il cui dialogo con Sam racchiude tutto il senso dello show: la ricerca di sé stessi, dei propri punti di forza e di come farsi gioco degli stereotipi e delle etichette affibbiate da altri con ironia. Da segnalare, inoltre, la presenza dei wrestler professionisti Brodus Clay e Carly Colòn (interpreti dei due fratelli di Carmen “Machu Picchu” Wade) che qui compaiono in un divertente cammeo, uno dei primi e tanti che ancora faranno parte dello show e che appassioneranno sicuramente i fan di questo tipo di spettacolo.
La scena finale, infine, in una cornice in tutto e per tutto anni ’80, potrebbe rappresentare un punto di svolta nello scontro tra Ruth e Debbie. Più che “potrebbe”, “sarà”…

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Narrazione corale
  • Allison Brie
  • Betty Gilpin
  • Blood Disco e Gina La Vagina sono già cult movie in almeno 49 paesi
  • Scena finale
  • Ritmo accelerato in alcuni punti
  • Alcuni personaggi ancora non sono “esplosi”
  • Ex-marito di Debbie

 

Continua la saga delle wrestlers divenute ormai delle vere e proprie icone e di cui lo ammettiamo molti si sono già innamorati. La soluzione di ambientare il tutto negli spazi ristretti del Dusty Spur si rivela l’innesco adatto per far amalgamare le diverse personalità e sfaccettature delle protagoniste, facendole diventare così dei personaggi “reali”.

 

The Wrath Of Kuntar 1×03 ND milioni – ND rating
The Dusty Spur 1×04 ND milioni – ND rating

 

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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