5
(1)
“While there’s no magic fix, no pill to make it disappear, we can ask for help. And we can tell our truth… whenever we are ready.”
Molto spesso l’utilizzo nelle serie tv di temi a forte impatto sociale, oltre ad essere elemento portatore di un sano messaggio, può ritrovarsi pericolosamente anche a scadere in una forte retorica; questo avviene soprattutto quando gli eventi che riguardano l’opinione pubblica vengono utilizzati allo sfinimento in qualsiasi prodotto televisivo: basti pensare all’eccessivo uso che negli ultimi tempi si è avuto con il #MeToo o la presidenza di Trump.
Anche Grey’s Anatomy è rientrato spesso e volentieri in questa categoria, soprattutto nelle ultime stagioni, dove ha dato vita ad episodi a sé stanti che miravano esclusivamente a cavalcare l’onda della situazione sociale del momento. Tuttavia, con l’episodio di questa settimana, lo show della ABC decide di trasformare completamente questo pattern dimostrando come non sia il tema in sé a risultare ridondante, bensì il modo in cui esso viene presentato. E questa volta il medical drama più famoso della tv decide di raccontare un tema tanto forte nel miglior modo possibile.
“Silent All These Years” prende spunto dal caso della corte suprema che ha visto la testimonianza della dottoressa Christine Blasey Ford nei confronti di Brett Kavanaugh accusato di molestie sessuali e, da questo punto di partenza, Krista Vernoff e Shonda Rhimes hanno deciso di dar vita ad un episodio il cui tema centrale fosse il consenso. E per farlo nel modo potente con il quale è venuto fuori, hanno dovuto affrontare anche la reticenza della ABC, inizialmente non pienamente convinta di mandare in onda un episodio così profondamente ed emotivamente devastante.
Ciò che rende questo episodio diverso da qualsiasi altro affrontato dalla serie che ha alla base un tema simile, sta sia nel modo nel quale è stato girato che raccontato. Innanzitutto, è risultato perfetto l’utilizzo per l’occasione della stoyline di Jo, creandole il background adatto per affrontare l’argomento; di assoluta magnificenza è apparso, poi, il parallelismo con il caso medico che ha visto al centro la paziente Abby, evento che ha dimostrato ancora una volta quanto fondamentali siano in Grey’s Anatomy i casi medici ben presentati e collegati ai protagonisti, così come accadeva più spesso in passato; infine, la particolare scelta stilistica nel presentare alcune scene di momenti determinanti e a forte impatto emotivo ha aggiunto quel peso ulteriore all’intera trama.
Non si può infatti rimanere indifferenti durante quei momenti potentissimi che hanno visto la povera Abby alle prese con il kit stupro. Il modo in cui è stata gestita e portata in scena, in maniera molto più cruda, e per questo estremamente reale, più vicina ad un modo di fare di serie come Law&Order: SVU rispetto a medical drama più generalisti, ha regalato attimi di assoluta compiutezza scenica che hanno espresso in modo magistrale dolore e sentimenti provati in momenti del genere. Stessa cosa avvenuta attraverso la scena nel corridoio inondato dalla parte femminile del Grey-Sloan, un altro momento durante il quale è stata l’assenza di parole a rappresentare al meglio l’intera situazione.
Narrativamente parlando, invece, va detto che, se da un lato vi è stata una gestione esemplare del caso inerente Abby, la protagonista di giornata è stata sicuramente Jo. La ricerca delle sue origini aveva già attirato l’attenzione nelle scorse puntate ma, come già detto, ciò che ha colpito in positivo è stato l’utilizzo speciale riservato a tale storyline. Non si dubita che nei prossimi episodi si vedranno tutte le conseguenze che tale scoperta avrà su Jo (come è giusto che sia), ma la presentazione in questo episodio trae enorme vantaggio dal fatto di non aver dato in pasto un semplice drama in funzione solo del drama gratuito. Le scene della dottoressa Karev e della sua madre biologica sono risultate vere e crude nel miglior modo possibile e, appunto, l’intervallarle con la situazione di Abby in ospedale ha reso tutto ancora più forte emotivamente.
Si può dire che questo episodio non abbia sbagliato niente. Anche le scene di Ben e Miranda infatti, se in un primo momento sembravano fuori luogo con il forte drama che caratterizzava l’episodio, si sono dimostrate non solo inerenti alla trama, ma anche ben proposte grazie alla chiacchierata finale di Ben con unnon più tanto piccolo Tuck.
Grey’s Anatomy dimostra quindi di essere ancora assolutamente capace di mostrarsi ad alti livelli, riuscendo in questo caso a raccontare un tema così fragile come il consenso e il trauma nelle sue mille e complesse sfaccettature, nel miglior modo possibile, senza appunto cadere nella facile retorica.
Anche Grey’s Anatomy è rientrato spesso e volentieri in questa categoria, soprattutto nelle ultime stagioni, dove ha dato vita ad episodi a sé stanti che miravano esclusivamente a cavalcare l’onda della situazione sociale del momento. Tuttavia, con l’episodio di questa settimana, lo show della ABC decide di trasformare completamente questo pattern dimostrando come non sia il tema in sé a risultare ridondante, bensì il modo in cui esso viene presentato. E questa volta il medical drama più famoso della tv decide di raccontare un tema tanto forte nel miglior modo possibile.
“Silent All These Years” prende spunto dal caso della corte suprema che ha visto la testimonianza della dottoressa Christine Blasey Ford nei confronti di Brett Kavanaugh accusato di molestie sessuali e, da questo punto di partenza, Krista Vernoff e Shonda Rhimes hanno deciso di dar vita ad un episodio il cui tema centrale fosse il consenso. E per farlo nel modo potente con il quale è venuto fuori, hanno dovuto affrontare anche la reticenza della ABC, inizialmente non pienamente convinta di mandare in onda un episodio così profondamente ed emotivamente devastante.
Ciò che rende questo episodio diverso da qualsiasi altro affrontato dalla serie che ha alla base un tema simile, sta sia nel modo nel quale è stato girato che raccontato. Innanzitutto, è risultato perfetto l’utilizzo per l’occasione della stoyline di Jo, creandole il background adatto per affrontare l’argomento; di assoluta magnificenza è apparso, poi, il parallelismo con il caso medico che ha visto al centro la paziente Abby, evento che ha dimostrato ancora una volta quanto fondamentali siano in Grey’s Anatomy i casi medici ben presentati e collegati ai protagonisti, così come accadeva più spesso in passato; infine, la particolare scelta stilistica nel presentare alcune scene di momenti determinanti e a forte impatto emotivo ha aggiunto quel peso ulteriore all’intera trama.
Non si può infatti rimanere indifferenti durante quei momenti potentissimi che hanno visto la povera Abby alle prese con il kit stupro. Il modo in cui è stata gestita e portata in scena, in maniera molto più cruda, e per questo estremamente reale, più vicina ad un modo di fare di serie come Law&Order: SVU rispetto a medical drama più generalisti, ha regalato attimi di assoluta compiutezza scenica che hanno espresso in modo magistrale dolore e sentimenti provati in momenti del genere. Stessa cosa avvenuta attraverso la scena nel corridoio inondato dalla parte femminile del Grey-Sloan, un altro momento durante il quale è stata l’assenza di parole a rappresentare al meglio l’intera situazione.
Narrativamente parlando, invece, va detto che, se da un lato vi è stata una gestione esemplare del caso inerente Abby, la protagonista di giornata è stata sicuramente Jo. La ricerca delle sue origini aveva già attirato l’attenzione nelle scorse puntate ma, come già detto, ciò che ha colpito in positivo è stato l’utilizzo speciale riservato a tale storyline. Non si dubita che nei prossimi episodi si vedranno tutte le conseguenze che tale scoperta avrà su Jo (come è giusto che sia), ma la presentazione in questo episodio trae enorme vantaggio dal fatto di non aver dato in pasto un semplice drama in funzione solo del drama gratuito. Le scene della dottoressa Karev e della sua madre biologica sono risultate vere e crude nel miglior modo possibile e, appunto, l’intervallarle con la situazione di Abby in ospedale ha reso tutto ancora più forte emotivamente.
Si può dire che questo episodio non abbia sbagliato niente. Anche le scene di Ben e Miranda infatti, se in un primo momento sembravano fuori luogo con il forte drama che caratterizzava l’episodio, si sono dimostrate non solo inerenti alla trama, ma anche ben proposte grazie alla chiacchierata finale di Ben con un
Grey’s Anatomy dimostra quindi di essere ancora assolutamente capace di mostrarsi ad alti livelli, riuscendo in questo caso a raccontare un tema così fragile come il consenso e il trauma nelle sue mille e complesse sfaccettature, nel miglior modo possibile, senza appunto cadere nella facile retorica.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Un episodio stilisticamente perfetto con una enorme potenza emotiva ed un messaggio fondamentale portato in scena in maniera eccelsa. Questa volta si può tranquillamente dire Chapeau.
Add It Up 15×18 | 7.00 milioni – 1.4 rating |
Silent All These Years 15×19 | 7.37 milioni – 1.6 rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
5
Nessun voto per ora
Tags:
Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.