Homeland 6×07 – Imminent RiskTEMPO DI LETTURA 3 min

Giocando con il titolo, il “rischio imminente” è che si ritorni di nuovo in quello stato di oblio in cui Homeland ha giaciuto per la prima metà di stagione fino a “Casus Belli“. L’affossarsi del climax ascendente raggiunto finora è un harakiri importante per la serie che, ora più che mai, avrebbe bisogno di spingere sull’acceleratore piuttosto che rimuginare o spostare il focus su cose o situazioni non così importanti come dovrebbero essere. Il “marcio in Danimarca” di cui si parlava è ancora ben lungi dall’essere spiegato e Dar Adal deve assolutamente essere messo sotto la lente d’ingrandimento.

Dar Adal: “And in Berlin? I assume you never heard the whole story of your medical ordeal there.”
Quinn: “Yeah, I did. Carrie told me.”
Dar Adal: “What’d she say?”
Quinn: “That I flatlined and was dead for three minutes.”
Dar Adal: “Not exactly.”
Quinn: “What do you mean?”
Dar Adal: “You were in a coma, Peter, a deep coma. Carrie ordered the doctors to wake you up.
She did this despite repeated warnings about the risks of the procedure. She thought you might have information on the terror cell that was plotting the attack on Hauptbahnhof. She was wrong.”
Quinn: “W-What risks?”
Dar Adal: “The main one was massive cerebral hemorrhage. Stroke. You think she’s been taking care of you all these months out of love? Sounds a lot more like guilt if you ask me.”

Bisogna ammettere che la sintesi finale del discorso non è totalmente sbagliata. Il senso di colpa provato da Carrie è evidente a tutti, ma è anche palese che il modo ed il taglio dato al riassunto di quanto accaduto a Berlino sia in parte fazioso: la situazione era compromessa, l’attentato imminente e non c’erano piste aperte e si è tentato il tutto per tutto con Quinn per salvare centinaia di vite. Bisogna però anche ammettere che gran parte di ciò che sta accadendo nella vita di Carrie è dettato dal volere di Dar Adal. L’arrivo dei servizi sociali in casa Mathison non è casuale ed è anche interessante da un certo punto di vista, in quanto rappresenta una logica evoluzione di quanto accaduto in “Casus Belli“, tuttavia, e qui arrivano i problemi, è una deviazione importante dalla trama orizzontale che, a questo punto, si fatica a delineare.
“Imminent Risk” mette in mostra l’influsso malefico di Dar Adal nella vita dei tre character principali, ma allo stesso tempo dilata i tempi e smantella il clima e l’hype costruito (con fatica) sinora. Saul si è reso finalmente conto che c’è qualcosa che non va; Carrie, pur non sapendo di chi è la colpa, è conscia che ci sia qualcuno che ha interessi nel suo “dolore”; Quinn, ormai messo in un vicolo cieco, sembra ormai rendersi conto che è tagliato fuori da ogni gioco.
Il fronte della cospirazione internazionale ad opera di Dar Adal è ciò che fa mantenere alta l’attenzione ma è anche ciò di cui Homeland ha bisogno e che, per ora, non ha. Homeland necessita di un nemico, di una figura da identificare come antagonista e, ancora di più, di una trama perché, dopo 7 episodi, se qualcuno ora ci chiedesse quale sia il plot di questa sesta stagione, la risposta sarebbe un grosso e clamoroso “boh”.